I versi di Dante riecheggiano al Castello di Poppi! In scena, sabato 22, l’opera teatrale “VianDanti”

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InArceDantis, Accademia Dantesca per le Arti e lo Spettacolo, presenta la nuova opera teatrale “VianDanti”, in prima data sabato 22 settembre, presso la sua sede al Castello di Poppi, alle ore 21. Con le parole della regista Stefania Maggini: “In questa libera composizione scenica si è voluto far vibrare alcuni dei versi che Dante dedica al tema dell’essilio nelle tre cantiche della Comedìa, in uno spettacolo itinerante tutto rivolto al viaggio, al passaggio, al cambiamento, non solo da un ambiente all’altro del castello, ma anche da una parte all’altra dell’opera di Dante e da una parte all’altra dell’indole dei due personaggi protagonisti: Bastiano e Frizzy-Rizzy. Infatti, lui, ben impostato mattatore del teatro tradizionale, inizialmente sa solo recitare e lei, donna di strada con l’innocente spontaneità infantile del mondo della natura, può solo cantare.

Dall’incontro, scambio e confronto con le sonorità dei versi di Dante, con la potenza del castello e con le loro reciproche differenze, Bastiano e Frizzy–Rizzy si scontrano, smarriscono, denudano, ritrovano, separano, rinnovano e trasformano. La loro curiosità giocosa li conduce verso imprevedibili selve oscure ricolme di mistero e alterità, fecondamente esiliati dalle loro abituali percezioni ed espressioni più familiari. Bastiano e Frizzy-Rizzy nascono dall’immaginazione creativa di Lenny Graziani e Roberta Soldani, stimolata e guidata dalla tecnica di improvvisazione compositiva statunitense Viewpoints e dal lavoro sul personaggio di Michail Cechov. Tutte le parti cantate sono inedite e composte per l’occasione da Lali Mashvelia. In scena ci sarà anche la personificazione del Castello di Poppi, creata dal giovanissimo Francesco Santini per aggiungere quel pizzico di sorpresa e maraviglia capace di trasportare lo spettatore nel mondo incantato della fiaba.
Lorenzo Bastida, esordiente dantista fiorentino, formatosi alla scuola di Vittorio Sermonti, e appassionato collaboratore del comitato scientifico di InArceDantis, aggiunge: “Come ogni grande libro, e come ogni vita, la Comedìa di Dante è un cammino. Cammino arduo, impossibile forse, ma necessario: un pellegrinaggio verso la salvezza che muove da una perdita. Dall’esilio, esperienza di privazione totale, nasce la Comedìa: e il cammino attraverso i tre regni dell’oltretomba altro non è che un ritorno: “e reducemi a ca’ per questo calle”. Ma quale casa? Il bell’ovile di Firenze? Progredendo nel suo viaggio, il pellegrino-poeta giunge a considerare la vita, la nostra vita, come un doloroso esilio. La vera patria, la patria comune, sarà dunque la patria celeste, la comunione in Dio; tale era il destino di ogni creatura, tale è la meta ultima del viaggio.
Nella cornice unica del Castello di Poppi, tappa documentata nell’esilio dell’Alighieri, un itinerario scenico, poetico e musicale ci condurrà attraverso una rilettura a tre voci dei brani della Comedìa che all’esilio fanno esplicito riferimento. Non un canto ascolteremo che non stia nella Comedìa; non un verso che non sia di Dante. Il conflitto d’amore che si dipana tra i corpi e le voci degli attori, tra il polo femminile e il polo maschile, ripercorre “a ritroso” l’itinerario del pellegrino: dal Cielo delle Stelle Fisse, patria riconquistata, dov’è lo stesso progenitore Adamo ad indicare la causa dell’esilio del genere umano – “Or, figliol mio, non il gustar del legno…” – fin giù nell’Inferno del Comune guelfo, dove dal rimpianto della città-matrigna, amata e odiata allo stremo, si leva profetica dignitosa e paterna la voce di Brunetto Latini: “Se tu segui tua stella…”
Lo spettacolo VianDanti terminerà dove il poema nasceva. Non per caso, né per azzardo: il cammino di un’anima afflitta, il poema dell’umana fratellanza, il destino di un individuo costretto a lasciare tutto nella sola speranza di sopravvivere, sono eventi che, sciaguratamente, non la finiscono di ricominciare. E che mai finiranno di riguardarci.”
Questi i versi di Dante Alighieri intrecciati per dare vita al copione poetico canoro dello spettacolo:
Par XXVI 109-117, Par XXV, 1-9, Par X, 124-129, Par XXIII, 133-135, Par XVII, 46-69, Par VI, 127-142, Purg XXI, 16-18, Purg VIII, 121-132, Purg II 43-48, Purg XI, 133-142, Inf XV, 55-77, Inf X, 79-81, Inf XV, 55-78, Inf XV, 49-56, Inf VI, 58-75, Inf. I, 1-60
“Si canta quel che si perde”, A. Machado
Comunicato stampa
Poppi, 20 settembre 2018

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