Il Casentino cambia “pelle”

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Presso l’Unione dei Comuni del Casentino, a Ponte a Poppi, si è tenuta una Conferenza su il “Piano Strutturale Intercomunale” del Casentino. I relatori e la sintesi dei loro interventi, sono riportati di seguito.
Giampaolo Tellini, Vicepredidente dell’Unione con delega all’urbanistica, ha introdotto il tema, argomentando sull’utilità di ottimizzare spazi e servizi della vallata, sulla necessità di fare sinergia fra tutti i Comuni al fine di unire le forze per individuare zone che possano rispondere alle esigenze di tutti, approvando progetti comuni, ma continuando ad avere ogni Comune la propria identità.
Michele Mariottini, della Rete delle Professioni Tecniche e Scientifiche, ha introdotto il tema da un punto di vista tecnico, rilevando che il citato Piano e il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT), sono dettati da principi rivolti a garantire uno sviluppo sostenibile, durevole e rispettoso dei forti valori identitari e culturali degli ambiti territoriali toscani. Auspicando, comunque, la necessità di affrontare con opportune chiavi di lettura, le criticità derivanti a un territorio con forti valori paesaggistici, ma con dinamiche socio-economiche in forte evoluzione, derivanti dalle trasformazioni che la globalizzazione ha indotto nel settore della produzione in genere e della manifattura in particolare. Rilevando che in questo tempo di perdurante crisi, il Casentino deve cogliere ogni occasione di crescita; in particolare, se non è possibile cambiare il passato, è certamente possibile progettare il futuro tutti insieme, con la “partecipazione”.
Marco Carletti, del settore Pianificazione del Territorio della Regione Toscana, ha messo in relazione il citato Piano con l’attuale contesto normativo nel quadro complessivo delle leggi regionali che hanno per oggetto il governo del territorio, fra cui il PIT ed il Regolamento Edilizio Tipo. Tutto tende ad armonizzare l’aspetto urbanistico e paesaggistico del territorio, nonché semplificare la burocrazia che le sottende. Viene rilevato che su 275 Comuni della Toscana, ben il 40% hanno già redatto il Piano oggetto della Conferenza, ma fra questi non sono presenti i Comuni del Casentino, per cui ne viene auspicata un rapida definizione.
Samuela Ristori, responsabile del procedimento del Piano Strutturale Intercomunale in discorso, ribadisce la necessità di un’idea condivisa del territorio, dal contesto normativo generale alle molteplici declinazioni locali, ognuna con la propria peculiarità. Viene commentata una “mappa medievale” del Casentino dove si riconoscono, nonostante le manipolazioni territoriali, i luoghi di oggi. Viene specificato che il citato Piano è un atto di governo del territorio, contenenti indicazioni cogenti di riferimento sulle aree edificate/edificabili ed agricole.
Roberto Pertichini, sindaco di Montemignaio, porta nella Conferenza un argomento di vitale importanza: l’abbandono da parte delle persone dei piccoli paesi montani per mancanza di servizi. Viene legittimamente chiesto quanto il citato Piano può aiutare ad evitare la “desertificazione” delle zone montane. Viene precisato che l’abbandono provoca mutamenti ambientali importanti, in quanto il territorio non più “vissuto” da contadini e boscaioli si degrada fino a provocare significativi dissesti dell’habitat: frane, allagamenti…
Vincenzo Ceccarelli, Assessore regionale, ribadisce l’importanza di avere norme quali il Piano di Indirizzo Territoriale, Il Regolamento Edilizio Tipo ed il Piano Strutturale Intercomunale, in quanto strumenti necessari per il governo del territorio, in modo uniforme e ottimizzato. Viene chiarito, non ultimo, che tali Piani e Regolamenti: semplificano sia la burocrazia relativa alle pratiche urbanistiche, sia i rapporti con la Soprintendenza; superano i confronti/scontri fra il rispetto dell’ambiente ed il consumo del territorio. Infine viene risposto al Sindaco Pertichini che i problemi dello “spopolamento” dei paesi alto-montani, non è certamente risolvibile dai soli menzionati Piani, ma che occorrono delle politiche di intervento, non solo locali e regionali, che tendano a veicolare, verso tali luoghi, servizi di vario tipo (viabilità facile, scuole, uffici di pubblica utilità, attività commerciali, …). Viene precisato che il progetto “Aree interne” può essere una prima soluzione, da oggi, per iniziare a superare le avversità che impediscono la vivibilità in diverse zone.
Conclusione
Si rimane con “religiosa fiducia-speranza” che tutte le iniziative ed i progetti di cui si è parlato durante il Convegno, abbiano un loro riscontro realizzativo in breve tempo, compresi i progetti “Binario Zero” della Stazione di Bibbiena e “Miglioramento della viabilità” da Calbenzano al Corsalone.
Si auspica che oltre queste necessarie politiche territoriali, di urbanistica, di riqualificazione di aree e di viabilità, siano poste in essere con la massima priorità, anche delle politiche di “intervento strutturale” per eliminare la disoccupazione che, attualmente, si aggira attorno ad una cifra, addirittura non ben conosciuta, di circa 6.000 persone, addirittura 2.000 in più o 2.000 in meno, chissà chi lo sa!
Il Casentino, cosa se ne potrà mai fare di tutti i Piani e Progetti sopra menzionati, se da alcuni anni è in via di spopolamento a causa della perdurante disoccupazione?
Per quanto sopra detto, si auspica che quanto prima, con procedura di assoluta urgenza, sia qui organizzata una Conferenza dal titolo:
«Il Casentino che verrà – Verso il 1^ Piano per “Sviluppo & Lavoro” Intercomunale, alla ricerca di un’idea condivisa di lotta contro la disoccupazione e lo spopolamento della vallata»
Infine, viene da pensare che questo 1^ Piano per “Sviluppo & Lavoro” e la sua attuazione, debba essere addirittura prioritario, al più parallelo, rispetto tutti gli altri Piani e Progetti, e non a seguire, perché potrebbe arrivare troppo tardi…

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