Il Coronavirus secondo il Marioni!

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Il Coronavirus sta spaventando l’Italia intera. Senza voler mancare di rispetto a nessuno e augurandomi che l’allarme possa rientrare a breve, c’è un luogo ameno che per sua natura sembra più forte di questa orribile piaga. Stiamo parlando della valle incantata che ci ha dato i natali: il Casentino. Mi sono permesso di raccogliere una decina di motivi per cui la nostra terra pare una sorta di antidoto miracoloso.

Segue il titolo: COS’E’ STO CORONAVIRUS? UN FUNGO VELENOSO?

10) CI DISINFETTIAMO

La stampa ci invita a sterilizzare il nostro essere in quanto tale con l’alcol. Noi siamo a posto: in Casentino non sono astemi neanche i cinghiali della Calla. Tra feste del vino a Poppi e Montemignaio, feste della birra a Pratovecchio e in altre 12 frazioni a caso della vallata, e svariate ricorrenze più o meno forzate, siamo immuni a qualsiasi malanno.Tranne la cirrosi epatica. BRINDISINO

9) AMUCHINA? UN SERVE

Non abbiamo bisogno di sperperare ogni risparmio per salviette o creme disinfettanti. E meno male: siamo talmente tirchi che, tra la salute a pagamento e il decesso gratis, saremmo già a scegliere le misure della bara. Noi abbiamo un’acqua pura, talmente incontaminata che ci protegge da qualsiasi minaccia: quella dell’Arno. Usciti da lì, siamo cotanto ghiacciati che non ci bucano nemmeno le vespe. Figurarsi gli agenti patogeni. GORGONEVIRUS

8) EVITIAMO I MEZZI PUBBLICI

Anche perché di fatto, nella vallata, non ce ne sono. O meglio, ce n’è uno ed è il sempre amato trenino del Casentino, che a passo cadenzato attraversa i nostri comuni. Nei vagoni non c’è un’anima quasi mai, pertanto è molto difficile contrarre malattie. Però anche lì si può morire. DI VECCHIAIA

7) MASCHERINE D’ORO

Siamo nel periodo di Carnevale, pertanto abbiamo tutti il volto coperto e camuffato. Poi siamo in una realtà di paese: le maschere qui si indossano tutto l’anno. E a pensarci bene, il vero virus è questo. ATTENZIONE

6) ANZIANI Sì, MA ARZILLI

Il Casentino è una valle vecchia. Così vecchia che dalle pance delle mamme nascono pochi bambini, e quando vengono al mondo hanno già 14 anni. Siamo contornati da simpatici nonnetti, che in genere sono i più vulnerabili alle malattie. Ma i nostri no: sono dei meravigliosi prodotti di genuina ignoranza. Spostare loro le braccia poggiate sul fondoschiena mentre osservano cantieri può comportare fratture scomposte, e quando scagliano l’asso giocando a carte, generano scosse telluriche di magnitudo 4. Con annessa bestemmia.Sono invincibili. OH ISSA

5) MANI IN TASCA

Bisogna stare attenti a stringere la mano ai contagiati. Può diffondere il virus. Non c’è problema: da noi non è uso comune salutarci in questo modo. Ci accontentiamo di alzare e abbassare il capo, azzardando un “OI’ allora???“ senza neanche ascoltare la risposta. All’affetto preferiamo gli affettati. SCOSTANTI

4) GLI ANIMALI NON SONO INFETTI

Ottima notizia. In Casentino ci sono più bestie che persone. SARVATICI

3) IL PAZIENTE ZERO

Non avremmo problemi a trovarlo. In questa valle si sa tutto di tutti, talvolta anche prima che i fatti avvengano. Se un presunto untore si azzarda a diffondere una malattia, dopo un quarto d’ora dal misfatto è già impiccato, per i piedi, in vetta alla croce del Pratomagno. UN CI FREGATE

2) LA QUARANTENA

Non ci serve. Specialmente ora. Ce l’abbiamo al naturale: da ottobre a maggio, in Casentino la gente non esce di casa nemmeno sotto tortura. ASPETTANDO IL BLOW UP ANNI 70

1) E SE SUCCEDE?

Ipotizziamo per un attimo che questo dannato virus riesca a oltrepassare la Consuma, impresa non facile, e raggiungere il nostro territorio. Oltre alla prevenzione, bisognerebbe trovare il modo di bloccarlo. E, oltre alla medicina, esiste una soluzione. C’è un posto dove ogni casentinese è rimasto fermo almeno una volta nella vita. Inerme. Senza riuscire a muoversi. In questo luogo, perfino un ladro in fuga dai carabinieri -giuro sui tortelli burro e salvia- interruppe la sua corsa e fu catturato. Anche il Coronavirus non conoscerebbe epilogo diverso. Sto parlando di quel tratto di strada che non conosce fine. E che ci salverà, per merito del suo traffico. Per questo grazie, PONTE A POPPI.

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