Perché l’amore può avere tante sfaccettature…
Beppe Cerini, il mio amico grande ci teneva davvero tanto a far conoscere la storia del suo amore nei confronti di quel ragazzone che quando era piccolo chiamava amorevolmente “Briciola”, e io ho voluto raccogliere questo suo bisogno e farlo sposare con la voglia che ho sempre di raccontare storie belle come questa. Credo che in fondo leggere il positivo faccia piacere a tutti.
Quando Beppe con la sua Carla erano ancora molto giovani, decisero di prendersi cura di un bambino di cinque mesi. La madre del bimbo aveva bisogno di qualcuno che le desse una mano quando doveva lavorare, e fu così che uno storico “bottegaio” di Ponte a Poppi che ne conosceva la storia chiese alla Carla, che aveva ormai le sue bambine grandicelle, se avesse avuto voglia di prendersi cura di questo bambino. In un primo momento la donna rispose di no, ma poi, quando ebbe l’occasione di vederlo non poté fare a meno di portarselo a casa. Fu così che Simone Cipriani divenne letteralmente nipote e forse anche figlio, di Beppe e Carla Cerini e più che fratello per le loro due figlie, Nadia e Donatella.
Questa meravigliosa storia d’amore cresceva col tempo e “Briciola” si installava sempre di più nella nuova realtà abitativa, dove il bene si poteva affettare e dove le attenzioni a lui rivolte, provenivano da tutte le parti. I momenti peggiori erano quelli in cui la madre dopo il lavoro, andava a riprenderlo, perché lui non voleva saperne di lasciare quei quattro volti ormai così conosciuti e amati. Infatti erano sempre più le volte che Simone rimaneva con quei due nonni acquisiti, anche per giorni e giorni. Con l’adolescenza Simone subì il distacco da questa famiglia perché sua madre aveva nel frattempo trovato lavoro a Piandiscò, per cui la lontananza lo costringeva a vedere sempre meno i suoi cari nonni. Per periodi anche lunghi si sentivano tramite telefono e a volte Beppe e Carla lo andavano a trovare nel nuovo paese. Ma non appena gli era stato possibile, era corso ad abbracciarli con la sua ragazza di allora che era automunita perché un poco più grande di lui.
Credo che possiamo immaginare la gioia di Beppe e Carla quando all’improvviso si sono ritrovati davanti quel loro ragazzo che avevano tenuto come un figlio. E da quella volta i contatti si erano ristabiliti senza mai più interrompersi. Certamente, ora si doveva fare i conti col fatto che Simone non era più un bambino, e che oramai era autosufficiente. Beppe, che a oggi è rimasto senza la sua Carla, mi racconta questa storia con voce bassa, senza guardarmi nel viso, come cercasse nel vuoto della stanza quelle scene di vita a lui tanto care.
-Sai Marina, – prende a raccontarmi, – Un giorno, che era Natale gli regalai un triciclo e nella targhetta gli scrissi il suo nome: “Briciola”, si perché è così che mi piaceva chiamarlo, e qualche anno fa quando venne a trovarmi, salii in soffitta e glielo resi di nuovo, perché lo aveva lasciato a casa mia. Non ti dico l’emozione, sia io che lui ci mettemmo a piangere abbracciati davanti a quel triciclo col quale aveva fatto tante scorribande su e giù per la casa. –
L’incontro con Beppe è stato emozionante e pregno di lacrime che entrambi abbiamo cercato di ingoiare insieme alle nostre voci rotte. Solo una cosa è rimasta intatta, l’amore di questi due personaggi, nonno e nipote che sono riusciti nel tempo a tenere vivo un sentimento viscerale, esemplare.
-Oggi – continua a raccontare Beppe, – sono contento perché anche il padre del mio ragazzo mi ha ringraziato per quanto ho amato e amo quel suo figlio che sento anche mio, e lo rifarei ancora e ancora mille volte. –
Simone ha ormai trentacinque anni e gestisce un prestigioso ristorante a Firenze e in più cura una trasmissione nella quale invita importanti chef a cucinare presso “Il gambero rosso”. Ebbene, nella trasmissione dell’anno scorso l’ultimo chef invitato è stato proprio nonno Beppe, e da parte di entrambi è stata una grande soddisfazione, perché anche nel nonno speciale alberga un ottimo cuoco. Chissà che Simone non abbia ereditato questa vena proprio da quell’uomo che è stato ed è ancora oggi un esempio di vita!?
Che dire, questa storia è davvero tenera e lascia pensare a quanto l’amore possa svilupparsi anche fra estranei perfetti, due persone dentro i cui corpi non esiste nemmeno una stilla di sangue che li possa legare. Questa è la storia di Beppe e Simone, Simone che resterà sempre il suo “Briciola”.
E quando mi rivolgo a Nadia, la figlia che abita al piano di sotto a quello di Beppe e le chiedo se lei e la sorella siano mai state gelose di quel fratello che fratello non era, mi guarda come se non avessi capito niente e mi risponde scrollando forte la testa che mai lo sono state e che Simone era per loro uno di famiglia e che lo è ancora a tutti gli effetti.
Beppe, chiedo: cosa auguri al tuo ragazzo? – Tutto il bene del mondo, più che alle mie figlie perché lui ha conosciuto davvero la tristezza mentre loro hanno avuto di tutto e di più rispetto a ciò che ha avuto lui.
Beppe a un tratto fa un ringollone e con gli occhi pieni di lacrime mi dice: – quando vado via voglio lasciare anche a lui una parte dei miei sacrifici, proprio come ai miei nipoti… – e finalmente, quest’uomo meraviglioso piange di gioia.
Penso che di storie d’amore ce ne siano tante: belle, sofferte, importanti e tutte fanno vibrare, ma questa, questa è davvero particolare, questa è una storia piena di coscienza, di dolore e di amore al tempo stesso, una storia intrisa nelle difficoltà di un vivere quotidiano che talvolta per qualcuno è davvero maledetto.
A Beppe, il mio amico grande