Ho usato la parola “cappero” per decenza, ma come è facile immaginare, la parola che avevo in mente era un’altra. Sono arrabbiato, sono furioso e anche qui ci starebbe bene un’altra parola che non uso per il motivo di cui sopra. E lo sono perché nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e nella conseguente esplosione social di informazione e contro informazione, di notizie vere e di fake news, non abbiamo capito che ognuno di noi, non solo gli addetti ai lavori, ha una grande responsabilità: quella di verificare o almeno di riflettere su quello che posta sui propri social e su quello che condivide. Santa pazienza! Se vi arriva su WhatsApp un file audio di un sedicente medico o di una sedicente infermiera che vi spiega una qualsiasi cosa che riguarda il Coronavirus, a meno che non conosciate la persona che l’ha registrato, NON lo dovete condividere sui vostri canali social perché non ne conoscete l’origine, non lo potete verificare e non avete idea se sia davvero un medico o un’infermiera e se quello che dice corrisponda o meno alla realtà. E lo stesso vale se vi arriva un testo scritto (come fosse un messaggio) che millanta raccomandazioni varie o addirittura parla di farmaci da usare e non usare: NON DOVETE CONDIVIDERLO! Se non è pubblicato su un sito di informazione di cui vi fidate, se non è riconducibile ad una fonte, se potrebbe averlo scritto chiunque, perché lo condividete? Dobbiamo capire che, soprattutto in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, ognuno di noi con i mezzi social che ha a disposizione ha una grande responsabilità. Ognuno di noi è iscritto a decine di gruppi whatsapp che, spesso, contano decine se non centinaia di persone. Se ognuno di noi veicola su questi gruppi informazioni sbagliate, casomai accattivanti, ma non verificate, contribuisce a farle diventare virali e arreca un danno enorme alla comunità. NON è il momento di farlo è il momento di riflettere. Vi faccio un esempio semplice: è circolato in questi giorni un testo su whatsapp che invitava a non prendere certi farmaci e citava il Prof. Walter Pascale dell’ospedale Galeazzi di Milano. È falso! E il professore in questione ha dovuto smentire la notizia e sporgere denuncia verso ignoti per diffamazione. Ecco, quel professore, quel medico, ha dovuto perdere tempo prezioso, tempo che deve impiegare per curare i malati di coronavirus, per smentire e per denunciare. E sapete di chi è la colpa? Di quel demente che ha scritto il testo, ovvio, ma anche vostra che l’avete condiviso a cappero! (sempre per non usare l’altra parola). È semplice: prima di condividere una qualsiasi cosa riflettete. Abbiamo tutti la possibilità di accedere a google: fate una verifica, cercate su altri siti e se trovate conferme su portali di informazione di cui vi fidate, allora condividete. Sennò STATE FERMI. E per non sbagliare, se si tratta di un file audio o di un testo di cui non conoscete la fonte, NON LO CONDIVIDETE. MAI! Noi giornalisti (mi metto indegnamente nella categoria perché la tessera ce l’ho e la pago tutti gli anni e faccio anche i corsi di aggiornamento) abbiamo l’obbligo di verificare le fonti. Un obbligo deontologico che ci deriva dalla professione. Voi utenti, voi cittadini che leggete e scrivete, in una situazione come quella che stiamo vivendo, avete l’obbligo MORALE di farlo e di non diffondere false notizie. Se volete c’è anche un metodo semplice da seguire in 4 passi: 1. CHI PARLA? Chi sta dando informazioni? Se non lo sai non devi condividere. 2. CHI GLIEL’HA DETTO? Ti ha detto da dove ha preso quelle informazioni? Se no, non devi condividere. 3. C’È DEL VERO? Sai riconoscere se le informazioni che hai letto siano vere? Se no o non sei sicuro, non devi condividere. TI EMOZIONA? Se ti fa paura o ti indigna, aspetta a condividere. Emozioni e informazioni non sono la stessa cosa. Questo metodo, ovviamente, non vi renderà immuni dall’errore, e nemmeno dal coronavirus, ma dal virus dell’imbecillità, sì! E soprattutto, avrete riflettuto su ciò che condividete sui vostri canali social, vi sarete comportati responsabilmente e sicuramente avrete abbattuto la percentuale di errore e di divulgazione di informazioni false rendendo un grande servizio alla comunità. Ci chiedono di stare in casa, di aiutare il paese ad uscire da questo periodo di emergenza, ci chiedono di essere responsabili. Facciamolo, è importante. E visto che dobbiamo stare a casa e abbiamo più tempo, usiamo un po’ di quel tempo per verificare le fonti e per non diffondere notizie false che non fanno altro che aumentare la paura e l’angoscia che già ci attanaglia. Controlliamo, controllate quello che pubblicate e non condividete a cazzo! Ops… a cappero.