Il ricordo di Mauro Mugnai: la vita “estratta”

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Nella sua Guida del Casentino, Carlo Beni a proposito di chi rimane in montagna, scrive in un passaggio: “Gente ostinata, che vive traendo la vita laddove nessuno la cercherebbe, laddove nessuno saprebbe trovarla”.  Che vive cioè “es-traendo” la vita.

Estrarre la vita non è operazione semplice, sicuramente non banale. Significa prima di tutto crederci, vederla e volerla tirar fuori, potentemente. Significa, probabilmente, amare di essa ogni aspetto, ogni dettaglio, ogni piccolo momento, al punto di desiderarla fortemente in ogni sua modesta o grande rappresentazione.

Significa, prima di tutto, scegliere di tenere sempre lo sguardo aperto. Significa essere accoglienti. E significa, forse, anche combattere ogni istante contro le proprie inerzie e quelle delle circostanze in direzione di quell’obbiettivo.

Chi, come me, ha avuto il privilegio di condividere un percorso di vita e di politica con Mauro Mugnai non può non aver notato con quanta ripetuta instancabile tenacia Mauro ha estratto la Vita. E non mi riferisco, non soltanto almeno, al suo percorso personale di malattia, alle numerose ricadute, alle innumerevoli rinascite. Non tanto a quello. Che quello appartiene probabilmente al patrimonio genetico di ognuno di noi, e può essere ricondotto, forse, ad un innato spirito di sopravvivenza che arriva in soccorso nei momenti in cui un percorso di guarigione si fa improvvisamente ripido e pieno di ostacoli.

Parlo del fatto che Mauro, la Vita, ha sempre caparbiamente preteso di estrarla dalla società, dalla politica, dal senso civico, dalle istituzioni, prima per gli altri che per se stesso; Del fatto che l’ha voluta cercare, che ha saputo coglierne la bellezza, anche laddove le sue manifestazioni apparivano grigie e poco degne di nota.

Parlo della sua capacità di vedere oltre persone e cose apparentemente poco significanti, parlo della sua volontà di farne emergere i lati migliori, i più stimolanti, i più densi.

Della sua capacità di non accontentarsi, di puntare in alto, di non porre limiti ai sogni, di accompagnare sempre l’avvicendarsi degli eventi con la mano forte della volontà, della dedizione, della tenacia, a volte dell’ostinazione. Parlo di un Paese e di una Comunità che, forse per primo, ha saputo vedere bellissimi, e della cui bellezza, delle cui potenzialità inespresse, della cui Vita ha voluto convincere, prima il paese, poi  il mondo. Parlo di un mondo, quello della politica, al quale ha sempre voluto dare il beneficio del dubbio, anche quando di dubbi sul suo decadimento, sembravano essercene ben pochi.

Parlo della sua capacità di valorizzare le persone e le cose, di attribuire loro un patrimonio di valori condivisi, della sua voglia costante di trasmettere una visione. Della voglia di costruirla insieme, quella visione. Del suo instancabile spirito di servizio, del non chiedere mai niente per se’, ma sempre molto  per tutti noi.

La sfera sociale, quella politica, quella personale si mescolano improvvisamente nel pensare a Mauro. In quegli innumerevoli percorsi di “estrazione” di Vita, fatti di confronti a volte tesi a volte pacati, di scambi di opinioni, di sogni (tanti) costruiti insieme, di partenze, di ritorni, di conflitti, di crisi, di chiarimenti, spicca in maniera sensibile e nitida la sua figura. E in ogni pagina, in ogni passaggio della vita culturale, sociale e politica del Casentino, e non solo, Mauro ha lasciato una traccia indelebile di metodo, di stile. Un patrimonio prezioso di idee e di valori che ha sempre con forza promosso e difeso dagli attacchi dell’indifferenza. Con la sensibilità, la grande sensibilità di politico, ma prima di tutto di uomo,  Mauro ha saputo convincere e conquistare il cuore delle persone, delle istituzioni, delle Comunità.

Impossibile e riduttivo citare esempi: Ciascuno di noi, e il Casentino tutto porta dentro di se’ un pezzo di Vita “estratta” da Mauro. Dell’uomo che non si è mai sottratto, con le sue sollecitazioni, a tutti i livelli, al suo ruolo di anima critica e stimolante di una intera collettività. Di colui che non hai mai delegato o relegato ad altri la responsabilità civica e sociale di farsi interprete di un momento storico, della narrazione della sua evoluzione, della constatazione e volte, della sua degenerazione.

Molte delle sensibilità attuali, delle progettualità attuali sulle aree interne dell’Appennino, dei temi oggi sui tavoli di lavoro delle istituzioni, devono a Mauro Mugnai , che mai ha chiesto visibilità o ruoli per se’, il contributo fondamentale nel  pretendere, al contrario, un riflettore acceso sulla Montagna,  intesa nel senso più ampio del termine, e nell’evidenziare la  necessità di aiutarne e garantirne, con il presidio, con uno sguardo attento, la stessa sopravvivenza.

In questo giorno di dolore, di ricordi, di analisi, di valutazioni, nel restituirti il doveroso tributo e quel ruolo di attore protagonista che avresti più volte meritato in questi anni e che hai sempre cercato di evitare, l’impegno, che tutti noi qui prendiamo con te, che io prendo con te,  è quello di provare a continuare ancora a cercare di “estrarla” con forza, quella Vita, anche e soprattutto in questa comunità, che tu, con spirito instancabile di servizio, hai amato tanto,  e soprattutto che hai saputo insegnarci ad amare.

 

 

 

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