SE LA DIVINA COMMEDIA FOSSE AMBIENTATA IN CASENTINO
Nel mezzo del cammin della mi’vita,
Mi ritrovai in una nebbia fitta e inguastita
L’era meglio se pigliavo la sita.
Traversai la Consuma, degustando una schiacciata
e l’idea di Paradiso dal sapore mi fu data
Così come a Scarpaccia con gota, capaccia e agliata.
Dopodiché, mi ritrovai in una selva oscura,
E vidi tre fiere che m’infusero paura:
Una, del cocomero, a Bibbiena, mia località natia.
Un’altra, per l’assunta di Ferragosto, a Stia,
E infine a Poppi, per San Torello.
Sotto al Castello, coi Conti Guidi, mangiai un tortello.
Lì incontrai Virgilio, che mi svelo la verità:
Mi disse ch’il Casentino era l’aldila’.
Sarei dovuto scendere allo inferno,
Dove i dannati soffrono lo tormento eterno.
Avrei raggiunto le tenebre più profonde
Dal sottopassaggio di Rassina, dopo svariate rotonde.
Caddi come corpo morto cade,
Davanti ai peccatori più spietati dell’Ade:
C’erano gli ignavi, che quando in vallata apriva un locale
Rifiutavan di andarci, per potersi ancora lamentare.
Notai poi i falsari, che assumevano i garzoni
Solo se in possesso di adeguate raccomandazioni
M’imbattei poi nei blasfemi, e ce n’eran parecchi:
Moccolavan quasi tutti, in particolare i vecchi.
Fu Caronte, temibile nocchiero,
Azzardando un selfie, con sguardo severo
A traghettarmi in purgatorio:
“Buongiorno Italia” gridò,
E come canoa umana, nel lago di Tripoli, mi scortò.
Vidi poi una montagna di autovetture,
Dove da secoli attendevano le anime bramose d’esser pure.
Ero a Ponte a Poppi, e vi rimasi per millenni.
Tra Lina Giorgi e Gelateria Edi, svenni diverse volte
E per non rischiar di soccombere per senile morte
Decisi di andar in Paradiso col Treno.
Fossi andato a piedi, c’avrei messo meno.
Alla fine giunsi a meta: mai potevo immaginare giardino più bello.
C’era il campo da Beach volley, e acqua di ruscello.
Scoprii che tale Eden si chiamava Gorgone
E di Beatrici, in costume, ne contai almeno un milione.
Una di loro mi disse: “non vuoi conoscer Dio, sei venuto qui indarno?”.
Le risposi: “ormai va bene, ma rimango un po’ nell’Arno”.
Emozionato e in imbarazzo, mi diressi dal Creatore
Con asciugamano in spalla e spasmodico batticuore.
Mi travolse una gran luce, e un colore rosso fuoco.
Appena capii chi m’era dinanzi, mi sorpresi non poco.
“Sei te Dio, Zia? L’ho sempre sospettato”.
“Sì, demente” di contro mi fu esclamato.
“Il Paradiso lo scegli in vita, e ti scorre nelle vene
Come questo fiume, che a galla ti tiene
Questo è il tuo viaggio, e ora è terminato.
Il Casentino t’aspettava, finalmente sei tornato”.
E quindi uscii a riveder le Stelle.