Il 6 Giugno del 1944, il generale Johannes Erwin Eugen Rommel si trovava a Berlino.
Per gli sprovveduti, si trattò d’una leggerezza che facilitò, e non di poco, lo sbarco in Normandia. Dwight David Eisenhower, futuro presidente degli Stati Uniti d’America, dirigeva l’operazione Overlord mentre Rommel, futuro cospiratore, s’intratteneva piacevolmente con la moglie. A chi predilige le favole, in effetti, la raccontano così: come la fatal resa dei conti, fra la “cicala” (Rommel) e la “formica” (Eisenhower).
Attraversare la Manica con un esercito campale, in un verso o nell’altro, equivale all’invasione della Russia o dell’Afghanistan: nel senso che il difendente, ovunque si attesti, ha un vantaggio logistico sproporzionato. Per la Russia si tratta di kilometri allo scoperto ed al pantano, nel caso Afghano è l’inaccessibilità della montagna: per il British Channel (la Manica) è l’imprevedibilità metereologica. Un esercito campale, in qualche modo, deve pur sbarcare e, se le condizioni metereologiche si volgono al peggio, non ci sono santi che tengano. Gli unici approdi sicuri, lo sanno anche i sassi, sono l’estuario del Tamigi, da una parte, ed il porto d’Anversa, dall’altra: in ogni altro “dove”, lungo la Manica, lo sbarco è un azzardo.
E dunque, che fare?
Un uomo “ragionevole”, vale a dire normo-dotato, si affida alla scienza. Ben inteso che non è sempre stato così ma, quando si tratta di decidere, un’occhiatina ad un modello matematico, coi tempi che corrono, è giusto darla. Come dicevamo, non è sempre stato così e, prima di procedere con la disfida fra Rommel ed Eisenhower, vale la pena rendersene conto. Ci sono molti fili che tessono la c.d. “rivoluzione scientifica” ma, a mio (poco) modesto parere, la battuta del pettine (che, nel telaio a mano, segna il passaggio dai fili al tessuto) è un agile libretto: il Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton. Tranquilli! Sarò breve e superficiale, come s’addice alle favole.
Nei Principia di Newton, fra le tante amenità, si espone a chiare lettere il c.d. “riduzionismo matematico”. Ciò a dire che non solo Dio è la natura (a cui era arrivato già Bruno e, compiutamente, Spinoza) ma che questi, invece del Sanscrito, dell’Aramaico, del Greco, del Latino piuttosto che l’Arabo od il Cinese, s’esprimesse per modelli matematici e non meramente logici: come pretendeva Bruno, Spinoza e poi Hegel ed, ancora, io quanto voi altri. In soldoni, Dio, l’Essere, la Verità o come vi piace intenderla, si rivolgerebbe a noi in cifre; preposti alla “decifrazione” della volontà divina, i nuovi profeti: i matematici.
Ad oggi, col fiorire delle lauree in “scienza” delle comunicazioni, in “scienze” politiche, in “scienze” umane, in “scienze” giuridiche, in medicina, psicologia e via, via discorrendo, si rischia una gran confusione. È vero che tutte queste discipline s’avvalgono del “riduzionismo” ma, di matematica, ce n’è ancora pochina. Newton e Leibniz, dopo di lui, si riferivano al calcolo che procede da un mero modello matematico: “calculemus”. Sviluppiamo il modello, verifichiamo l’algoritmo e, poi, procediamo senza indugio: NON C’È NIENTE DA DECIDERE. Benissimo così, per carità, soprattutto quando si tira su una palazzina a tre piani. Non a caso, un “ingegnere” che usa l’ingegno, non si apre alla fantasia ma usa un modello matematico espresso in kili: prescindendo che si tratti di carne umana o di patate. Poi, almeno gl’ingegneri, si fermano lì. Cos’è irriducibile, e per questo non compete agl’ingegneri, è il sindacato sull’opportunità di fare la palazzina, e farla così o cosà, qui ed adesso. Il sindacato sull’opportunità di “fare”, o di “non fare”, è comunemente inteso come la facoltà di decidere: capirete presto la differenza fra “credere” ed “avere fede”.
Incassato il vostro perdono, ritorniamo alla disfida fra Eisenhower e Rommel.
Consapevole che lo sbarco in Normandia è in balia del tempo (meteorologico), Dwight Eisenhower, per prima cosa, istituisce una commissione scientifica. I meteorologi preposti al “D-day”, si decidono per tempo in favore del 5 Giugno. La macchina logistica prende a muoversi ma, ad una settimana dallo sbarco, il “giorno X” (D-day) è ancora un mistero: pochissimi sanno, per certo, che avverrà alle prime luci dell’alba del 5 Giugno. I tedeschi, naturalmente, non lo sanno: forse perché Ike non aveva amici, non frequentava le banche e non usava confidarsi con avvocati, preti o psicologi. A Rommel, dunque, non resta che affidarsi alla scienza: proprio come Eisenhower!
I meteorologi nazisti, che in nulla si distinguono da quelli alleati, prevedono (pre-vedono) burrasca dal 4 al 7 Giugno: così Rommel si decide per staccare la spina. Va a Berlino, dove Hitler ha insistito di trattenergli la famiglia: tanto lo sbarco, fra il 4 ed il 7 Giugno, non ci sarà. Allo stesso modo si convince il capitano James Stagg, responsabile del servizio meteorologico della Royal Navy. Stagg prende le sue isobare e si dirige da Eisenhower, con la ferma convinzione di dissuaderlo dallo sbarco. Il 4 Giugno è tutto pronto ed Ike viene costretto, per tutto il pomeriggio, a riconsiderare la mattina del 5 Giugno. In tarda serata, le isobare finiscono per spuntarla: l’indomani, niente sbarco.
Il capitano Stagg rimane al capezzale di Eisenhower che, intanto, da buon texano non vede l’ora di menar pugni: magari allo stesso Stagg. Niente da fare: anche per il 6 Giugno, le isobare, prevedevano che non era il caso di sbarcare. Ecco, allora, che il futuro presidente degli States volge le previsioni in suo favore: smette di cercare la certezza del tempo buono e passa a chiedere sull’incertezza del maltempo. Ne esce una nuova posizione: alle 5 del mattino del 6 Giugno, non è scontato il brutto tempo. Rimane probabile, molto probabile, ma non scontato: lo spazio riservato alla decidibilità!
Magari i meteorologi nazisti avevano modelli matematici più sofisticati, o forse meno. Forse Rommel non ha saputo fare la domanda giusta od era afflitto dalla teutonica precisione: chissà! Eppure, più o meno bravi che fossero, i Bernacca tedeschi, i loro algoritmi, li potevano verificare continuamente: in effetti erano loro che vedevano il cielo dalla Normandia! Ciò non ostante, Rommel non si mosse da Berlino.
Nessuno sa come sia andata “veramente” ma, a me, piace credere questo: Rommel aveva “fede” mentre Ike si limitava a “credere”. Davanti agli stessi dati, con la vaga sensazione che quelli tedeschi fossero più affidabili, Eisenhower ha preferito sfidare la sorte che rinunciare all’effetto sorpresa: come sarebbe andato a finire, lo sbarco, se i tedeschi ne fossero venuti a conoscenza? Sarebbe bastato, il tempo buono, a garantire il successo alleato? Di più: forte dello sfavore del pronostico, ad aspettare gli alleati in Normandia, il 6 Giugno non c’era nessuno. Quei nazisti che c’erano, ad Omaha Beach, hanno fatto una strage ma quando Rommel riprese le redini del comando, i giochi erano fatti.
La guerra, poi, è andata com’è andata e non è giusto sviluppare un modello, fra l’altro postumo, che ci conforti sull’ineluttabilità del risultato. Fatto sta che Dwight David Eisenhower poteva, benissimo, fare la fine di Alonso Pérez de Guzmán y Sotomayor. “E chi cazz’è?”, direte voi: era il comandante preposto all’invasione dell’Inghilterra, stabilita da Filippo II con l’Invincibile Armada! Capisco che non lo ricordiate.
Fidarsi della scienza, allora? Sì, certo: ma quale sarebbe, poi, l’alternativa? Nel medioevo, almeno, avevano i Papi a sparar cazzate (NDR: a considerarsi “infallibili”): oggi sono loro i primi a confidare nella scienza, si spera, con giudizio. Una cosa è serrare le chiese, in nome dell’autorevolezza, altro sarebbe l’obbedienza ad un’autorità che, fra l’altro, non si regge sul piedistallo d’un Dio ma “erra” (è in “progresso”, piuttosto che “in marcia”) sulle gambe degli uomini. Credere negli uomini (di scienza), dunque? Sì, ovvio ma col beneficio del dubbio: chè la fides bona, seppur premessa, ammette sempre la prova a contraris! In fondo, “credere” non corrisponde ad “aver fede”: è questo il sotteso della scienza! Nella favola del buon comandante, Eisenhower ha posto la massima attenzione alle isobare; rilevando che lasciavano un ampio margine di discrezionalità: quello che Rommel non ha capito.
C’è sempre, per chiunque, uno spazio di decidibilità e guai a chi non accetta di lanciare il dado: chè si condanna all’irrilevanza. L’addetto stampa che ha coniato il precetto (“fidatevi della scienza”), quindi, cos’intendeva? Se l’invito era rivolto ad attenzionare le isobare, in previsione d’uno sbarco, è Vangelo. Se, invece, cercava di suggerire che non c’è niente da decidere, perché è stato (tutto) già stabilito da un diagramma a torta, di certo, non accoglie il mio favore. In entrambi i casi, tanto solleticando la comune ignavia che foraggiando il territorio del banale, dell’adagio “fidatevi della scienza” non ce n’era nessun bisogno.
Mario Draghi, Presidente del Consiglio, di diagrammi e modelli n’ha visti più di uno: e quanti n’ha controfirmati, da controller del sistema bancario! In precedenza ha pensato bene di seguirli supinamente: adesso, così sembra, ha imparato a non farlo. Ha lanciato il dado, sulle rive del Rubicone, e mi auguro, di tutto cuore, che abbia la “fortuna” dalla sua parte. Non già, e non solo, per la vicenda Covid ma per le sorti della “decidibilità” politica; eclissata dai T.I.N.A. (NDR acronimo di there is no others, pronunciato “aders”, implicitamente intendendo “soluzioni”) della Signora Thatcher: che Dio l’abbia in gloria.
Rommel, nelle sorti della battaglia di Normandia, è stato solo irrilevante: ….
e pace all’anima sua.