Armando Tacconi: pittore, scultore, creatore di bellezza

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Armando Tacconi e Rossana Farini

Ho incontrato Armando Tacconi, uno scultore e un pittore che ha tanto da insegnare, altrettanto da raccontare, moltissimo da mostrare.

Io credo che le persone creative, quelle allenate al pensiero divergente, siano capaci di grandi cose. Da loro e solo da loro, infatti, partono messaggi di speranza, illuminazioni e nuove opportunità per tutti noi. Lo scultore e pittore Armando Tacconi, insegnante in pensione, è un punto di riferimento anche in un’epoca in cui l’uomo sembra aver perduto la strada e non ha più mappe per raggiungere quel posto lontano che chiamiamo futuro.

E’ stato lui a realizzare, in legno, il Pinocchio della copertina del libro tradotto in dialetto badiano che adesso di trova nel piccolo Museo di Collodi dedicato alle avventure del burattino più famoso del mondo. Tra le tante iconografie di Pinocchio, la sua spicca per potenza e verità, quella di un’umanità nascosta e bellissima.

Armando ha esposto in tanti luoghi simbolo italiani, ma in questo momento il suo atelier più importante è la sua dimora, quasi che il covid19 avesse aperto le nostre porte invece che serrarle, ad una nuova fruizione artistica innovativa. Insomma, lui continua a lavorare nel suo studio che è a metà tra una falegnameria e uno studio di architettura, con il profumo di legno, gli strumenti del mestiere, ma anche i nuovi strumenti digitali.

E’ lì che nascono le sue creature di legno, vestigia palpabili di un’eredità bambina, quella del suo luogo di nascita che è appunto Badia Prataglia. Creature sottili, spesso evocate, legno che sembra si sciolga al nostro sguardo e che seppur materia dura e da domare, ci appare morbido e adattabile al nostro sguardo così come alle strutture dove viene collocato.

Ci sono sculture ombre, alle quali il legno impone sacralità, ma ci sono anche i quadri della maturità, in cui lo sguardo non si deve posare in un oggetto, ma nella sua evocazione, squarci caratterizzati da una cerniera lampo, che rimandano all’altrove. Dall’artigiano del legno ha ereditato capacità manuale, ma i suoi studi e soprattutto il suo genio si nascondono in ciò che il legno può diventare. Un mestolino serve la nostra quotidianità, i suoi quadri e le sue sculture la salvano.

Armando non ha mai smesso di creare anche se ha momentaneamente cessato di mostrare. Ma il tempo è propizio e dalla sua dimora di Bibbiena forse qualcosa presto potrebbe uscire per darci una necessaria illuminazione. Io l’ho pregato. Le sue cerniere che aprono all’Infinito o al nostro io interiore, sono ancora una volta un insegnamento per uscire da questo momento oscuro, ovvero uscire dall’imporsi dell’apparenza per lasciarsi andare all’infanzia della nostra sostanza. In un mondo pieno di cose, in cui le stesse ci soffocano e ci comandano, quegli squarci sono la nostra via di fuga. Una cerniera che separa la nostra umanità dalla paura che esclude.

Ma Armando va oltre, e mentre si cimenta anche nel disegno digitale, reinventa la sua voglia di ricreare bellezza in un pezzo di legno e dargli vita, ripetendo un antico gesto in cui ci ritroviamo tutti nel momento in cui cerchiamo la verità dei nostri cuori.

Insomma, la nostra umanità si può nascondere anche dentro un pezzo di legno, ma ha bisogno di un grande artista per farla emergere nonostante tutto.

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