Prorogata fino all’8 gennaio, la mostra “Nel segno di Dante/ Il Casentino nella Commedia” ha raggiunto il ragguardevole numero di 27.000 visitatori. Inserita nel Progetto Terre degli Uffizi e sostenuta dalla Fondazione CR Firenze, la mostra, curata, così come il catalogo di Polistampa, da Alberta Piroci Branciaroli, è stata inaugurata il 17 luglio alla presenza del Direttore degli Uffizi Eike Schmidt, del sindaco di Poppi Carlo Toni e del Presidente della Fondazione CR Firenze Luigi Salvadori. Il castello di Poppi, che al tempo dei conti Guidi, aveva ospitato Dante, è risultato essere il luogo predestinato ad accogliere l’evento espositivo nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta. Probabilmente proprio quando era ospite dei conti Guidi, Dante compose alcuni canti dell’Inferno e dalla contessa Gherardesca, sposa di Guido dei Guidi e figlia di Ugolino conte di Donoratico, potrebbe aver appreso della tragica fine del padre nella torre della Muda. Le opere esposte documentano personaggi e temi della Commedia con puntuali riferimenti ai luoghi e alla storia del Casentino. Il dipinto del pittore toscano Nicola Monti (1781-1864), raffigura uno dei più noti episodi danteschi, l’incontro di Dante e Virgilio con Paolo e Francesca da Rimini. Realizzata nel 1810 tratta un tema che ebbe fortuna nel Romanticismo figurativo e letterario e che era congeniale all’artista ricordato come spirito inquieto e passionale. Il dipinto di Pietro Senno (1831 – 1904) altro artista toscano, pittore di storia e paesaggista, interpreta con stile raffinato, l’episodio della misteriosa morte di Bonconte da Montefeltro, capitano delle truppe ghibelline che trovò la morte nella battaglia di Campaldino dell’11 giugno 1289. Dante, che come feditore a cavallo, partecipò giovanissimo a quello scontro tra guelfi fiorentini e aretini ghibellini, immagina la fine di Bonconte, il cui corpo non più ritrovato, alla confluenza dell’Archiano con l’Arno, narrandola in poesia nel V canto del Purgatorio. Spetta alla sensibilità di una pittrice anch’essa toscana, Beatrice Ancillotti Goretti, l’illustrazione dell’XI canto del Paradiso, che rimanda alla figura di San Francesco e alla sua scelta di vita, basata sulla povertà. Proprio lo Sposalizio mistico tra il santo, che ricevette le stimmate alla Verna, e la Povertà, è il tema dantesco trattato con un linguaggio semplice, come si addice alla figura del santo. L’opera è caratterizzata da uno stile figurativo che rimanda alle correnti neoprimitive della cultura novecentesca e da un simbolismo asciutto che ricorda la conduzione essenziale delle predelle del primo Rinascimento. Completano la mostra, l’esposizione nelle teche della Biblioteca Rilliana, di un esemplare della prima edizione fiorentina della Divina Commedia risalente al 1481, commentata da Cristoforo Landino, di un’edizione con xilografie del Quarenghi del 1497, di una copia dello Stagnino del 1512 e di altre preziose edizioni del Poema.
Il catalogo, parte integrante dell’evento espositivo, permette, attraverso saggi di noti studiosi, l’approfondimento di alcuni aspetti della figura di Dante “genius loci” del Casentino, della storia della valle ai tempi del poeta e delle voci narranti dei viaggiatori del Grand Tour che riscoprirono la memoria storica che da secoli si interseca con quella letteraria e religiosa. Ma se Terre degli Uffizi è un Progetto squisitamente territoriale, la mostra non poteva che avere una struttura aperta che invita ad allargare lo sguardo e a rintracciare, tra borghi e chiese, altre opere a tema dantesco in luoghi noti o meno noti del Casentino.