Fantasticando: “Il cagnolino e l’armadio”

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Il cagnolino e l’armadio

Dio come gli dolevano quei piedini. Ma il dolore, quello vero Toby lo aveva nel cuore. Non capiva ancora perché il suo amatissimo padrone lo avesse fatto scendere a far pipì e, a differenza di altre volte, non lo avesse fatto più salire nell’auto che di solito lo riportava a casa, quella casa dentro la quale credeva di essere amato. Toby non poteva capire: due settimane di ferie senza l’amico peloso erano tanto importanti da preferirle alle coccole e alla fedeltà che costui gli serbava. Il piccolo cagnetto si trovava smarrito, terrorizzato, tanto più che cominciava a farsi buio e il suo piccolo stomaco brontolava come non mai. Correva senza vedere nulla davanti a sé, e spesso dei rami gli ferivano gli occhi vispi facendolo guaire. Ad un certo punto si fermò di botto, le sue sensibili orecchie avevano avvertito il rumore di un’auto. La sua codina riccia cominciava a vibrare per la gioia, ma durò ben poco perché aimè, nessuno era venuto a riprenderlo. Toby abbassò tristemente il capo e cominciò a comprendere che forse non era il caso di aspettare chi non meritava le sue affettuose e sincere leccate. Continuò a camminare nella confusione e tristezza più assolute. Ad un tratto, avvertì uno strano odore di cibo e, inseguendo il suo fiuto si trovò a ruzzolare giù per una discarica. Cadeva e cadeva ancora, fino a che il suo tondo corpicino non urtò qualcosa di molto duro, qualcosa che riuscì a fermarlo. Si voltò e si accorse di aver sbattuto in un vecchio armadio rovesciato con la porta semichiusa. Col muso cercò di intrufolarsi. -Sempre meglio che dormire all’aperto – pensò Toby, ma qualcosa gli ferì violentemente il capo. Il cagnetto non si diede per vinto, doveva per forza capire chi lo avesse colpito con tale ferocia e così provò a rientrare nell’armadio, e questa volta il padrone di casa gli parve più ospitale. Toby infatti, riuscì quasi ad entrare per intero. Ben presto però, si accorse che l’armadio era popolato da una mamma gatta e da quattro micini appena nati. Non credeva ai suoi occhi. Non aveva mai visto tanta meraviglia. La gatta lo guardò con aria sorniona e sbatté gli occhi chiari, ora più accomodanti, occhi che sembravano capire le angosce del povero cane. Lo lascò entrare. Una mattina di ottobre sono andata per funghi e, cercando di prendere un ciocco d’uva, mi sono accorta che il filare di viti delineava un fossato che ospitava, poco orgoglioso, una discarica. Un vecchio armadio abbandonato ha attirato la mia attenzione. Sono scivolata giù, e quando ho aperto lo sportello dell’armadio, il mio cuore ha accelerato la sua corsa. Non avevo mai provato tanta tenerezza! Quello che mi appariva davanti era uno spettacolo meraviglioso, che mi ha insegnato una cosa importante e triste: gli uomini non sanno vivere tra razze diverse! Il contenuto dell’armadio altro non era che un simpatico cagnetto cicciottello, una mamma gatta e quattro micini appena nati. Non so bene quale fosse il ruolo di ognuno di loro, ma da come si rispettavano ho compreso che il ruolo conta poco… Conta solo l’amore!

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Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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