Oltreterra: la montagna che vive e propone soluzioni

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Comunità e strategie a lungo termine per la montagna sono state le parole chiave di Oltreterra 2022 da cui si leva l’appello ai governi regionali e centrali affinché considerino la montagna non più come terreno di emergenze ma come luogo al centro di un processo che punta a nuove economie sostenibili, laboratorio di soluzioni per il cambiamento climatico e la salvaguardia del territorio, della biodiversità, di un turismo e di  una agricoltura e politiche forestali sostenibili, e, soprattutto, delle comunità che la vivono. A Oltreterra il 3 e 4 novembre sono arrivati oltre un centinaio di persone, fra docenti universitari, forestali, agronomi, ricercatori, allevatori, produttori, cooperative di comunità, enti amministrativi, studenti.

“Undici milioni di ettari di foresta in Italia non sono un residuo e i borghi non sono luoghi di destinazione turistica dove passare qualche giorno ma sono luoghi di vita – ha sintetizzato Marco Bussone, presidente dell’Uncem (Unione comuni ed enti montani), che ha anche ricevuto il Premio Testa di Legno 2022, riconoscimento di Oltreterra alla perseveranza di chi si adopera per il bene e il futuro della montagna -. Alle istituzioni dobbiamo chiedere di non essere lontane e raccogliere le sfide poste da questi territori come questioni amministrative ordinarie e che interpretino bene le leggi che già ci sono, ad esempio sui piccoli Comuni o il Testo unico forestale che anima la stessa Oltreterra. La montagna è al centro di un processo e la politica deve ascoltare sindaci, i territori, le comunità e le imprese che operano qui e che Oltreterra mostra nella loro grandezza”.

“L’Appennino emiliano romagnolo è ricco di tante opportunità ed esperienze come quella di Oltreterra – ha  commentato l’assessore regionale Igor Taruffi alla sua prima uscita pubblica proprio a Oltreterra dopo la nomina – Il compito della Regione è quello di preservare e valorizzare queste realtà in primo luogo perché la montagna ha assoluto bisogno di creare crescita, sviluppo e lavoro con un impegno in continuità con quello messo in campo in questi anni e intensificarlo, come i fondi per l’acquisto e ristrutturazione delle case in montagna per i giovani o la defiscalizzazione per le imprese. Interventi che hanno necessità di diventare strutturali e avere un arco temporale più lungo. Servono dunque  risorse certe e impegno per tutelare i servizi e il lavoro per far sì che le persone continuino a vivere in montagna”.

Turismo

Un’area come quella del Parco delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna oggi può raccontare di uno sviluppo turistico imponente, come ha riportato il presidente Luca Santini, infatti, “Siamo passati da 180mila pernottamenti del 2013 ai 500mila con cui chiuderemo il 2022, il che significa che negli 11 Comuni che vi rientrano, per circa 40mila abitanti complessivi, arrivano 50 milioni di euro dall’indotto turistico”. “La montagna e in particolare l’Appennino, è una destinazione complessiva che offre natura, bellezza e accoglienza – sottolinea Antonio Nicoletti di Legambiente – l’Italia è il sesto paese al mondo che attrae turisti attivi. Occorre sviluppare l’offerta in maniera consapevole, considerando in primo luogo il fatto che le aree protette non sono luoghi solo da visitare, ma  territori vitali dove sussistono comunità che qui vivono e lavorano”.

Legni storici

A Oltreterra si è aperto un nuovo interessante fronte di discussione sulla possibilità di utilizzare i legni delle foreste storiche come materiali per il recupero dei monumenti e dei beni architettonici storici presenti nel nostro paese. Un tavolo a cui hanno partecipato gestori di foreste secolari provenienti da tutta Italia che, valutate le reali potenzialità dei loro “alberi” hanno condiviso un percorso unitario per dare vita ad una rete nazionale di “legni storici”, padri della bellezza architettonica italiana. Anche in questo caso, come accaduto per gli accordi di foresta, è stato istituito un tavolo di lavoro, coordinato dal prof. Marco Togni dell’Università di Firenze, che ha come obiettivo quello di definire i legni storici e il percorso necessario per qualificarli tali, anche ipotizzando un atto legislativo che li definisca normativamente al fine possano continuare ad essere, nel tempo, i boschi della bellezza italiana. Un’idea che parte da uno studio sull’abete bianco delle Foreste Casentinesi, finanziato dallo stesso Parco nazionale, che ha come obiettivo quello di caratterizzarlo storicamente, geneticamente e tecnologicamente. Un progetto che, oltre a voler generare buona economia, vuole comunicare l’importanza del legno strutturale che, non solo non consuma energia per essere prodotto, come avviene per acciaio e cemento, ma è una risorsa in grado di immagazzinare CO2 per tutto il tempo che svolgerà il suo lavoro di sostegno nelle abitazioni future senza dimenticarsi di quelle che, grazie ai suoi avi, hanno preso forma.”

La governance e gli Accordi di foresta

“Gli Accordi di foresta, nati proprio a Oltreterra, hanno generato un forte interesse da parte del settore produttivo forestale nazionale tanto che sono stati individuati come una nuova opportunità di sviluppo e di consolidamento di nuove e tradizionali filiere forestali in ambito rurale e montano – spiega Gabriele Locatelli di Slow Food e ideatore di Oltreterra -. Un interesse che va sostenuto attraverso un supporto reale nella fase comprensione e istituzione. Per questo motivo ad Oltreterra si è deciso di istituire un nuovo gruppo di lavoro dedicato a supportare questo percorso strategico per la rivitalizzazione del settore forestale nazionale”.

Castanicoltori

Da Oltreterra un anno fa è partito il progetto della Rete nazionale dei castanicoltori Slow Food che in questa due giorni ha fissato le linee guida per entrare a farne parte, fondate sulle pratiche agronomiche tradizionali, l’esclusione della chimica, la valorizzazione del castagno come “albero polivalente”. I castagneti non sono solo alberi da frutto, ma veri e propri luoghi di saperi, identitari delle comunità, oggi interessanti anche dal punto di vista turistico. Il castagno può rivelarsi poi un alleato strategico nella lotta contro i cambiamenti climatici e per la custodia della biodiversità. L’obbiettivo del tavolo di lavoro è stato delineare un percorso identificativo nazionale che, a partire dal Manifesto, definisce i margini operativi per l’avvio delle azioni future della Rete e per la sua identità di rappresentanza. A partire dalla scrittura di documenti programmatici riguardanti le caratteristiche comuni, le definizioni di qualità, standard di adesione, iter di gestione del castagneto. Proponendosi come interlocutore a livello amministrativo per la realizzazione di protocolli e norme riguardanti l’economia stessa del castagno comune a tutte le zone appenniniche italiane. Si tratta quindi di guardare al castagno non più solo come “albero del pane” ma come qualcosa di più complesso e unire i castanicoltori di oggi al mondo della ricerca.

Prati stabili e nuova visione della pastorizia

In Italia è già nata una Scuola nazionale della pastorizia, sulla scia di quanto in Francia esiste da cento anni e in Spagna da 30. Un terreno di sperimentazione potrebbe essere in futuro lo stesso Parco delle foreste Casentinesi che l’estate scorsa ha messo in campo il progetto Pasturs con allevatori che hanno ospitato volontari desiderosi di conoscere un mondo non scomparso ma sempre più marginale eppure dalle grandi potenzialità in un’ottica di rigenerazione e gestione dei territori e del bosco italiano. Intanto si parte dai pascoli, e Oltreterra è servita a illustrare il progetto Life Shep For Bio di cui il Parco stesso è beneficiario e  che ha portato all’analisi e studio per la rigenerazione delle aree di pascolo. In questo contesto Slow Food ha lanciato il suo nuovo e ultimo progetto, che svilupperò nel corso del 2023, sulla mappatura italiana dei “prati stabili” ai fini dell’alimentazione di erbivori da latte e da carne, realizzato in collaborazione con Università di Torino e sponsor privati.

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