A Bibbiena niente luminarie di Natale contro il caro energia

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Foto di Carlo Gabrielli: Bibbiena, veduta

I costi energetici per i comuni e gli enti pubblici, come per famiglie e imprese, sono aumentati in maniera esponenziale. E’ un momento di grave crisi sulla quale hanno pesato eventi eccezionali e tragici come la pandemia e la guerra. In qualche modo siamo chiamati tutti ad uno sforzo comune per rimanere forti per il futuro dei nostri figli. Significa che dobbiamo avere il coraggio di cambiare qualcosa, toglierci qualcosa, per non gravare troppo sul funzionamento degli enti pubblici, sulle nostre vite e su quelle di coloro che sono in maggiore difficoltà”.

Con queste parole il Sindaco di Bibbiena Filippo Vagnoli annuncia la decisione, presa in giunta e poi condivisa con le associazioni cittadine e i commercianti, di non accendere le luminarie nel periodo natalizio, sostituendole con degli addobbi statici e offrire, comunque, la possibilità di installare un’illuminazione privata ai commercianti.

Il primo cittadino di Bibbiena porta dei numeri molto significativi per sostenere questa decisione che lui stesso definisce “dolorosa”: “L’aumento dei costi per l’energia significa aumento dei costi per le casse comunali. Da stime molto precise l’aumento del solo costo dell’energia elettrica sarà di circa 270 mila euro ovvero l’80%. Alla luce di questa situazione emergenziale, abbiamo deciso di attivare un piano generale di risparmio energetico sia dal punto di vista della pubblica illuminazione e che del calore negli impianti di riscaldamento degli uffici comunali. Abbiamo previsto degli spegnimenti puntuali di alcuni punti luce, ma senza pesare sulla sicurezza che sarà assolutamente garantita. Il momento storico attuale ci chiama a grandi responsabilità che sono di tutti e di ognuno di noi. La decisione è certamente impopolare, e non ci piace, ma le vicende tragiche che stiamo esigono delle risposte immediate anche nelle abitudini di tutti. Sono certo che i cittadini capiranno che adesso abbiamo bisogno di ogni sforzo comune”.

 

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