Linda Fratini, la regista che porta il Casentino nel mondo

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La regista Linda Fratini

Qualche anno fa, mi avevano invitato alla proiezione di Spiderboy, cortometraggio girato in Casentino. Io non m’intendevo di corti ma le tematiche – diversità, amicizia, bullismo –  erano nelle mie corde, perciò accettai. Mi piacque molto, per la capacità di “trattare” argomenti così importanti in modo delicato ma non superficiale e, soprattutto, di farlo in pochi minuti. In seguito, in più di un’occasione, ho avuto modo di riflettere su quella che ai miei occhi è la maggiore difficoltà nel realizzare un cortometraggio: riuscire, appunto, a raccontare una storia importante condensandola in una manciata di minuti. Oggi, finalmente, ho la possibilità di avere delle risposte. Da chi? Da Linda Fratini, sceneggiatrice e regista che ha ideato e realizzato diversi cortometraggi fra cui, appunto, quello Spiderboy che tanto mi aveva colpito

Da In pollo veritas a La torta preferita di papà,l’ultimo nato, Linda e i suoi “corti” stanno riscuotendo successi e raccogliendo premi in giro per l’Italia e per il mondo. Ognuno di essi tocca temi importanti e complessi, come gli affetti, le difficoltà di chi si trova privato della libertà, l’amore, la vita e le coincidenze…

Nel 2021, con tutte le difficoltà legate alle limitazioni imposte dall’emergenza covid, è uscito l’ultimo cortometraggio. “La torta preferita di papà” racconta la storia e l’epilogo di una famiglia che, da una situazione di agiatezza si ritrova sul lastrico… Il corto si svolge interamente durante un pranzo di compleanno, in cui si in trecciano e vengono a galla le storie e le idee dei commensali, specchio di un certo modo di intendere la vita.

Chiedo a Linda da dove è arrivata la scintilla che ha dato il via alla creazione di questo video.  «Tutto è nato da una battuta che ho sentito in televisione, relativa ad una storia vera, e che nei giorni seguenti, per me è diventata un pensiero fisso, un’ossessione, tanto da indurmi a cominciare a scrivere” racconta. “Il processo creativo mi impegna molto, la ricerca è già un modo di darsi, di mettersi nei panni degli altri, di cercare di capire».

Prodotto dalla cooperativa casentinese L’Albero e la Rua, nel 2022 questo corto ha vinto concorsi in Italia e all’estero, come miglior cortometraggio e miglior regia ha partecipato a vari festival, fra cui il Festival Internacional Fescilmar di Barcelona, in Venezuela. Prima di, lui, Spiderboy è stato proiettato in tutti e cinque i Continenti raccogliendo consensi e premi.

Casentinese d’origine Linda, attraverso le sue produzioni, porta quindi il Casentino in giro per il mondo. Non solo perché da qui è partita, ma perché nei nostri borghi sono stati girati alcuni suoi “corti”, frutto “della mia visione un po’ sognatrice di questa valle”, racconta.  Ripercorriamo insieme la sua storia, il diploma a Bibbiena, la laurea al DAMS teatro di Bologna con “deviazione” verso il cinema negli anni dell’Università, gli stages, l’esperienza come Editor per l’Ares Film, la scommessa del primo cortometraggio realizzato con poche risorse e grazie ai colleghi di quel periodo. Ascoltandola, ho l’impressione di avere davanti a me una persona positiva, entusiasta, in perenne ricerca.

A conferma di questo, il presente la vede impegnata su due nuovi fronti: la qualifica di “Formatore per il cinema e l’audiovisivo per i Ministeri dell’Istruzione e dei Beni Culturali” che la porterà a lavorare nelle scuole fianco a fianco con i ragazzi, e la regia del suo primo lungometraggio. Le confesso che mi sembra più complicato riuscire a condensare una storia nella durata di un cortometraggio (che si aggira fra i 10 e i 15 minuti) che realizzare un film, ma lei mi dice che non è così; mentre per realizzare un “corto” è fondamentale centrare un argomento, raccontare una storia cercando di far capire il vissuto pregresso dei personaggi (come se fosse facile ndr), un lungometraggio deve rispettare altre e più numerose regole, perché possa risultare interessante e coinvolgente.                                                                La osservo mentre parla e le leggo negli occhi l’amore per il suo lavoro, così mi viene naturale chiederle quale sia il rapporto fra lei e le sue “creature”.

«La produzione di un film – spiega – è un percorso molto lungo, che inizia con la ricerca del materiale, la scrittura, continua con la sceneggiatura, la realizzazione e la post produzione. Il film è da subito mio: già dalla prima fase il processo creativo mi impegna molto perché mi porta a mettermi nei panni dell’altro, a cercare di capire, metto tutta me stessa per raggiungere l’obiettivo. Poi però, alla fine, quando comincia ad essere proiettato, mi dico “Ok, ora questo film non è più mio” e spero che prenda la sua strada, che diventi un po’ di tutti. D’altra parte, un film ha senso se viene proiettato e visto da tante persone.»

Quanto è difficile inserirsi nel mondo della cinematografia italiana?

«L’approccio agli sceneggiatori e registi emergenti, è sempre complicato; se si è donna, lo è ancora di più. C’è fermento, ma è un settore ancora molto maschilista. Le donne regista sono il 15% del totale, e le sceneggiatrici il 20% (sono in maggioranza solo nei ruoli di truccatrice e parrucchiera). La scelta è fondamentale, perché la sceneggiatura è la maggiore responsabile della riuscita di un film; non nascerà mai un buon film da una cattiva sceneggiatura.»

Qual è il cinema che ti piace?

«Mi piace il cinema che parla alla gente, che si fa capire. Il cinema è collaterale a qualsiasi argomento, permette di parlare di tutto. Questo non significa che amo i “mattoni”. Voglio dire che il film deve “parlare” senza rinunciare all’estetica, essere anche intrattenimento, fruibile da tutti. Ci saranno ovviamente più livelli di lettura ma, ripeto, dev’essere fruibile, altrimenti non raggiunge l’obiettivo. Penso che il cinema, così come le altre arti, non ha cambiato il mondo finora, e non lo farà in futuro. Però credo che se anche una sola persona, guardando un film, resta colpita da una situazione, da una tematica, e cambia il proprio pensiero, il film sia già arrivato allo scopo.»

Linda Fratini è una regista, una sceneggiatrice, e nelle sue produzioni ci porta a vedere il mondo coi suoi occhi, a sentirlo come lei lo sente, ma … com’è Linda vista dai suoi collaboratori? Abbiamo chiesto a Francesco, Maria Laura, Sara di descriverla usando solo tre parole. Il risultato conferma l’impressione avuta durante questa chiacchierata: estrosa, luminosa, sincera, tenace, gentile, eclettica, riflessiva sorprendente, sensibile.

Le facciamo un grande in bocca al lupo per il suo lavoro, e le diamo appuntamento a presto, per l’uscita di una nuova produzione, che sappiamo essere già a buon punto!

 

 

 

 

 

 

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