Il 29 aprile ricorre la festa liturgica di Santa Caterina da Siena, compatrona d’Italia con San Francesco d’Assisi dal 1939 e con altri cinque santi compatrona d’Europa dal 1999. Caterina di Jacopo di Benincasa nacque a Siena il 24 marzo 1347 e morì a Roma il 29 aprile 1380, è la prima donna ad essere stata proclamata dottore della Chiesa da papa Paolo VI nel 1970.
Presso il monastero delle ex-camaldolesi di Poppi si trova una grande tela (cm.175 x 115) che la raffigura inginocchiata, con lo sguardo rivolto al cielo e con un libro nella mano destra (rimando preciso alle Lettere) e la testa cinta da una corona di spine che evoca quella della Passione di Cristo. L’opera è stata attribuita al pittore Jacopo Tarchiani dalla Fornasari, che propone una datazione tra il 1619 e il 1620 e stilisticamente presenta modelli affini alla Riforma cattolica tridentina. La mancanza dei segni delle stimmate sulle mani della santa senese, contribuisce a confermare la datazione proposta poiché sappiamo che risale al 1630 il riconoscimento ufficiale dei segni/dono mistico (Stimmate) da parte di papa Urbano VIII. L’evento delle stimmate della santa, fu oggetto di una querelle tra domenicani e francescani, risolta quasi due secoli dopo la canonizzazione di Caterina da parte di papa Pio II che risale al 1461. In Casentino più numerose risultano le opere nelle quali la presenza della santa con quella di San Domenico si rileva nella raffigurazione della Madonna del Rosario, tematica religiosa che fece registrare un’importante diffusione dopo il 1571, anno nel quale assunse anche un ruolo salvifico contro i musulmani dopo la vittoria dei cristiani nella battaglia di Lepanto. Nel corso della guerra di Cipro, le flotte musulmane dell’Impero Ottomano si scontrarono con le flotte cristiane della Lega Santa in una delle più celebri battaglie navali della storia. La flotta cristiana affidò la battaglia alle mani della Madonna del Rosario e in conseguenza della vittoria, papa Pio V istituì per il 7 ottobre la festa di Santa Maria della Vittoria, che successivamente Gregorio XIII trasformò nella festa della Madonna del Rosario. Il legame di San Domenico di Guzman con la corona del rosario è nota: si narra che fiero oppositore dell’eresia, ricevette dalla Vergine Maria il Rosario come arma di preghiera e predicazione. Ricordiamo alcune opere nelle quali è presente la santa senese: la tela conservata a Pratovecchio nella Chiesa di Santa Maria della Neve, attribuita a Tommaso Gerini (doc. a Firenze dal 1635 al 1666) nella quale tradizionalmente la Madonna consegna la corona del rosario a San Domenico e il Bambino Gesù a Santa Caterina, dipinto databile post 1637. Il pittore immatricolatosi all’Accademia del Disegno di Firenze nel 1635 struttura i personaggi con un impianto arcaico di primo Seicento. L’artista ripropone lo stesso soggetto in una tela della Chiesa di San Niccolò a Talla, nella quale è possibile riscontrare una differenza rispetto alla tradizione, infatti qui la Madonna consegna alla santa senese la corona del rosario. Altra interessante opera nella quale viene raffigurato lo stesso tema è presente nella chiesa di San Lorenzo a Sala (Comune di Poppi) databile al 1666 e attribuita da alcuni studiosi a Giovanni Gargiolli e da altri a Mario Balassi. La tela presenta Santa Caterina con gli attributi della corona di spine, del giglio e delle stimmate chiaramente effigiate in entrambe le mani. Un altro dipinto, firmato Francesco Botti, pittore fiorentino allievo di Simone Pignoni, oggi conservato presso la Propositura del S.S. Nome di Gesù a Pratovecchio, ma in origine presso l’altare della Compagnia del Rosario della chiesa di Santa Maria della Neve, databile nel nono decennio del secolo XVII, raffigura la santa senese in atto di ricevere dal Bambino Gesù una corona gemmata mentre la sua testa è cinta da quella di spine; la presenza delle due corone rimanda a quanto descritto da Raimondo da Capua (Delle Vigne), confessore della santa, nella Legenda Maior (1393)che ricorda l’episodio dell’apparizione di Gesù a Caterina offrendole di scegliere fra tre corone. La santa avrebbe scelto quella di spine che più l’avvicinava alla Passione di Cristo per ottenere, nell’altra vita, quella gemmata. Nella tela conservata presso la chiesa dei santi Vito e Modesto (Lonnano, Pratovecchio) Caterina tiene in mano un crocifisso a ricordo dell’episodio avvenuto nella chiesa di Santa Cristina a Pisa nel 1375 quando ricevette le stimmate. Il prodigioso Crocifisso fu portato a Siena nel 1563 ed è conservato presso il santuario cateriniano. Il dipinto è firmato dal pittore Giuseppe Gori che dichiara di avere 21 anni ed essere discepolo di Franco Botti.