Non è poi tanto male
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Sicuramente i ragazzi sono stanchi dopo nove mesi di scuola, ma nei loro volti si legge anche dell’altro. Mi riferisco soprattutto a quelli più grandi, quelli che chiudono un importante capitolo della loro esistenza affrontando la “maturità”.
In questi ultimi giorni tentennano per andare a scuola, ma nei loro occhi si legge anche la nostalgia, quell’assaporare l’idea che stia tutto per finire e allora il loro corpo gli dirà che va bene così, che ora è tempo di altro, soprattutto per coloro che si fanno due ore di treno al giorno e che quando scendono si “sgranchiscono” sbadigliando. Ma la testa invece va al di là di ciò che gli racconta il corpo.
In fondo nessuno, neanche l’insegnante più bravo, quello più presente ha mai spiegato loro come si fa, come è possibile alzarsi al mattino per fare altro che non sia l’andare a scuola, e tutto ciò gli porta un bel po’ di scompiglio, un bel po’ di paura.
Voglio leggerci però anche del bello in tutto questo, voglio leggerci che allora va bene se manca anche solo l’idea, allora va bene se a pensarci che quel percorso è finito, gli viene da piangere, allora va bene se a rammentare quel tal professore gli si bagnano gli occhi e voltano piano la testa.
Sicuramente nei giorni a ridosso li vedremo poltrire nei loro letti, con le tapparelle chiuse a guardare fra i buchini la luce che emerge ed inonda la camera a piccoli tratti, ma lasciamoli fare, lasciamogli assaporare che è ora di voltare la pagina e che maturità possa soltanto voler e poter dire; adesso son più grande e devo guardare oltre, oltre la scuola, oltre ai compagni, ai prof, al sapere, al mettersi in discussione davanti alla lavagna. Ora la vita propone dell’altro, devono soltanto infilarselo dentro e farselo suo! Avanti tutta ragazzi… Allora non è poi tanto male!