“Voci dal Casentino”: miagolando… contro l’abbandono

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Premetto che questo più che un articolo vuole essere uno sfogo, una sorta di riflessione, magari da fare tutti insieme.

Ultimamente è capitato davvero molto spesso, e lo abbiamo visto sui social, di tanti squallidissimi abbandoni di piccoli gatti, una piaga questa, assai dolorosa, quasi devastante.

Mi viene facile immaginare un uomo che camminando con la sua utilitaria per una strada di campagna, ad un certo punto si fermi, che apra la portiera, quella che si affaccia sul ciglio destro della strada e che con nonchalance butti, magari rovinosamente un povero gattino, lasciandolo inevitabilmente alle “grinfie” del suo destino, che se benevolo, a forza di miagolare viene intercettato da orecchie attente e pronte ad aiutare, ma se benevolo non è, magari può divenire il pasto di quegli animali che vivono nel bosco.

Non voglio provare ad immaginare la paura che questo piccolo essere possa provare quando si trova scaraventato in mezzo alle sterpaglie, dopo essere stato strappato dal seno della sua mamma gatta, e continuo a non voler immaginare cosa possa esser passato nella sua testolina, e nemmeno quanto terrore possa essersi impossessato di lui in quel momento.

Penso anche a quei gattini ai quali non viene data neanche una chance perché chiusi in uno squallido sacchetto di plastica e buttati dentro ad un cassonetto, o magari direttamente nel fiume, da mani che poi tornando a casa accarezzano la mamma di quella cucciolata, così, proprio come se niente fosse. Di certo solamente delle mani umane possano prendersi di queste libertà che di umano hanno ben poco davvero.

Il nocciolo della questione arriva proprio a questo punto e vorrei ragionarlo con voi. Proviamo ad estendere insieme un quesito e per farlo prendiamo per campione una famiglia del tutto normale. Diciamo che in questa casa ci siano quattro persone: un padre, una madre e due figli, che uno è ancora piccolo e frequenta le elementari, mentre il grande frequenta il liceo. In casa entrano due stipendi, neanche troppo appetitosi perché il babbo è un operaio e la mamma lavora presso un commercialista. Ecco, come tutti noi sappiamo fin troppo bene, ci sono tantissime spese all’interno di una casa, e che quasi mai si arriva in fondo al mese, soprattutto in questi tempi, quasi mai si può comprare una borsa migliore di un’altra e quasi mai si può andare in vacanza d’estate, meno male che i bambini si fanno una settimana coi nonni, almeno così cambiano aria.

Ma tornando alla famiglia, come dicevo pocanzi, è difficile viaggiare con la macchina dei sogni e i mobili che compriamo all’Ikea, quelli ce li facciamo piacere tantissimo, anche se riconosciamo che quelli del mobiliere sono tutt’altra cosa. Comunque è certo che le soddisfazioni ce le dobbiamo prendere da tutt’altra fonte, che potrebbe essere tradotta nei bei voti del figlio piccolo, o magari nei due calci ben dati al pallone da parte di quello grande, dalla carbonara di mamma che la fa sempre più buona, o dai pomodori coltivati dal babbo che quest’anno sono particolarmente succosi perché c’è stato tantissimo sole. Insomma la vita va così, senza troppi altri e un po’ più di bassi, ma va.

È chiaro che un gattino piccolo e morbido rinfranca un po’ la famiglia, che durante l’inverno quando questo si accomoda sulle nostre ginocchia procura un bel po’ di calduccio e che ci fa ridere quando si rincorre la coda, insomma; quel batuffolo si potrebbe anche tenerlo no!? In fondo quanto mai ci potrà costare?

Ma quel batuffolo divertente e tenero che ti si aggrappa alle gambe talvolta, costa, perché ad un certo punto della sua vita necessita della sverminazione, del vaccino, delle crocchette e della lettiera, poi c’è l’antiparassitario che costa una vergogna e tutte le cose del caso. Ma noi tutti, amanti di questi splendidi amici a quattro zampe dovremmo pensare di mettere in conto anche la sterilizzazione. La sterilizzazione sì, perché se quel bel batuffolo che abbiamo scelto di tenere è femmina, prima o poi ci sforna un bel numero di gattini che poi NON possiamo assolutamente “buttare via”, e se è un maschietto, prima o poi metterà in cinta la gattina del vicino e il problema si ripropone di nuovo.

Allora che fare? Secondo me dovremmo essere “ganzi” e pensare un poco più in là del nostro bellissimo naso, e visto che nessuno si prende cura di tutto ciò di cui sopra, non dobbiamo contare su nessun’altro oltre a noi stessi, perché da nessuno è preventivato un bel nulla, perché le istituzioni non si accollano il problema in quanto è il più piccolo fra tutti quelli che hanno, allora forse sarebbe meglio non innamorarsi dei piccoli batuffoli, e ancora meglio sarebbe far ragionare i nostri bambini che quel bellissimo gattino in seguito procurerà spese importanti, che ci imporrà delle vere e proprie responsabilità in quanto essere vivente e bisognoso di tanto, di tutto.

Comunque, rammento a quei miei fratelli umanoidi che ancor prima di gettarlo come robaccia, che non si dovrebbe gettar neanche quella, che dovrebbero rivolgersi a quelle tre-quattro “Criste” che se ne prendono cura da sempre e che in Casentino ci sono e che per farlo non vanno in vacanza e che corrono a salvare quelle piccole anime, talvolta da morte sicura.

Queste persone meravigliose si portano a casa i gattini abbandonati, li puliscono, disinfettano, li sfamano e subito dall’indomani cominciano l’iter per poterli dar via, ovviamente interessandosi di donarli a famiglie coscienziose, di quelle che mai li abbandonerebbero, tantomeno ucciderebbero, di quelle famiglie che mettono in conto l’importanza della sterilizzazione, quel qualcosa che sa d’intelligenza, di sana umanità, e di cui, fortunatamente il mondo è ancora provvisto.

Allora, questo voleva essere il ragionamento da fare, ovvero: se siamo consapevoli di non poterci permettere una sterilizzazione, non prendiamo alcun micino, perché poi questo diventa grande e con la sua maggiore età, può diventare padre o madre e mettere al mondo tanti, ma tanti cucciolini che poi sarebbe davvero un crimine buttare via, un crimine abbandonarli, ed un crimine lasciarli a sé stessi!

NON NE ABBIAMO IL DIRITTO, CAPITE?

Un grazie particolare va a Carla che si dà un gran daffare…

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Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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