“Uniti nella diversità”: un evento che ha raccontato come Bibbiena sta facendo integrazione

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Vagnoli: “L’integrazione non può essere un ambito politicizzato, ma deve essere qualcosa sui cui lavorare tutti insieme instancabilmente e in modo concreto”

“Oggi viviamo un tempo sconosciuto e sospeso pieno di incognite e paure. L’incontro di oggi è una forma concreta per rispondere alle incertezze di questo momento”.

Con queste parole il giornalista Rai Giovanni Parapini ha introdotto l’evento Uniti nella diversità promosso dal Comune di Bibbiena, l’associazione Tahomà, il Cifa, con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità e di UNHCR che ha raccolto tante testimonianze e ha messo a frutto mondi e associazioni diverse per parlare della via possibile e essenziale dell’integrazione.

Bibbiena ha detto che il mondo della convivenza è l’unico mondo possibile.

L’integrazione è quando si passa dalla teoria alla pratica e significa essere coerenti e come ha detto Parapini: “Il comune di Bibbiena è stato coraggio per aver promosso un evento che lega cultura e vita reale”.

Il Sindaco Filippo Vagnoli: “Mi soffermo su due parole dette dal moderatore: retorica e coraggio. Credo che eventi come questo debbano essere la normalità. Ma l’integrazione non può essere questione di bandiere. Spesso queste tematiche vengono trattate a livello idealistico e questo è molto sbagliato. Noi cerchiamo di trattare questo tema in modo concreto. Facciamo ciò che è possibile perché è giusto farlo. Cerchiamo di migliorare la qualità della vita di tutte le persone compresi i cittadini che vengono da altri paesi. Sul tema dell’accoglienza per esempio abbiamo l’orgoglio di avere creato un piccolo modello di accoglienza che funziona grazie alla collaborazione di Tahomà. Grazie al nostro modello ricreiamo piccoli nuclei e abbiamo sempre rifuggito il modello dei casermoni che invece porta lontano dall’integrazione. Quando mi sono fidanzato con mia moglie ero io quello diffidente nei confronti di quel mondo diverso dal mio. Poi con la conoscenza e l’ascolto hanno cambiato tutto. Dobbiamo essere bravi a non prendere le bandiere e a politicizzare tutto questo perché per lavorare nell’integrazione dobbiamo lavorare tutti insieme in un’unica direzione”.

 Ecco le varie testimonianze della serata.

 Melina Paluani di Associazione Tahomà: “Questa amministrazione ha avuto un grande coraggio. Se stiamo gestendo minori non accompagnati è perché questa amministrazione lo ha reso possibile e è un progetto complesso. Tahomà ha alle spalle esperienza nell’accoglienza di ragazzi di tutte le età e sul territorio hanno fatto un lungo percorso e tutti oggi lavorano. Si tratta di persone che fanno parte della comunità”.

Claudia Fedi di Coldiretti Toscana: “Il mondo agricolo può offrire un mondo più equo. Abbiamo un progetto che incentiva progetti di accoglienza, un settore che non è proprio il nostro. Ma abbiamo deciso di occuparsi di come il lavoro degli stranieri possa essere messo a sistema e crediamo che l’agricoltura possa essere un valore aggiunto della nostra economia e del processo di integrazione. Stiamo lavorando contro lo sfruttamento lavorativo e contro il lavoro grigio”.

Angela Provvedi della scuola per adulti CPIA: “Siamo una scuola statale per studenti da 16 anni fino all’età adulta. L’integrazione parte dalla comunicazione. La scuola dovrebbe essere un luogo di integrazione. Ma anche di emancipazione, soprattutto per le donne. Noi ospitiamo anche le ragazze con figli perché l’amministrazione ha offerto la possibilità di babysitteraggio per consentire a queste persone di seguire le lezioni. Una grandissima cosa voluta da Filippo Vagnoli e da questa amministrazione di cui siamo davvero grati e orgogliosi”.

Mariana Furieri: “Sono stata la prima cittadina rumena di Bibbiena, arrivata nel 1972. Ho dovuto imparare tutto, ma senza dimenticare le mie radici. Sono stata in tantissime associazioni. Attraverso le associazioni e le loro attività sono riuscita a integrarmi molto bene”.

Gino Nassini, Presidente squadra Uisp: “Lo sport è stato un veicolo importante di integrazione, Ognuno di noi si offre per aiutare, siamo una piccola comunità. Li abbiamo aiutati nel trovare lavoro, ormai siamo una piccola famiglia. Abbiamo per esempio spostato le partite per coloro che avevano impegni di preghiera per esempio. Dallo sport passano tante cose come la solidarietà, l’amicizia”.

Amar Kumar allenatore dell’A.C Bibbiena: “Ho 27 anni e origine indiane, i miei genitori sono arrivati qua 30 anni fa. Alla base dell’integrazione c’è la condivisione dei valori. Sono fiero della comunità di cui faccio parte. Quando mia mamma era incinta di me non sapeva ancora parlare bene l’italiano e veniva a darle una mano una signora che io chiamo ancora nonna. Faccio parte anche dell’associazione Noi che… Bibbiena e tutti loro mi hanno aiutato tanto”.

Luciana Casini già docente Itis, una pioniera della integrazione a scuola: “Siamo ripartite dalle basi. Il primo discorso che veniva fatto a tutti era quello del rispetto. Alcuni dei nostri studenti erano stati costretti ad andarsene per motivi di incompatibilità diciamo. Non è stato facile ma con il lavoro instancabile di molte persone di buone volontà oggi le situazioni sono assolutamente diverse. La diversità è un arricchimento incredibile”.

Il fotografo Alessandro Cecconi, figlio del mondo lo ha definito il giornalista Rai, ha poi inaugurato una bellissima mostra i cui protagonisti sono i tanti ragazzi che Tahomà e Bibbiena hanno accolto nel tempo.

La mostra si trova nel chiostro di san Lorenzo e sarà visibile per circa un mese.

 

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