Bibbiena, chiude una bottega che “incorniciava” un pezzo di strada!

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Foto di Elisa Mariotti

Non è semplice riassumere in poche battute una vita lavorativa di oltre quarant’anni, nata dall’inventiva, dalla capacità, dall’attitudine naturale nel lavorare il vivo legno. Ci provo.
Incontro Roberto Bensi proprio nella sua bottega, a Bibbiena, in viale Michelangelo. Mi racconta volentieri del suo lavoro e di sé e percepisci immediatamente l’amore messo in tanti anni di fatica e io traggo piacere da questo narrare, perché non sempre prestiamo attenzione alle persone cui affidiamo dei lavori e spesso non diamo importanza all’amore, alla competenza e all’attenzione impiegata nell’eseguirli. E questo si percepisce anche solo dal suo sguardo, da come si illuminano gli occhi e da quel leggero sorriso quando ne parla, anche con un po’ di giusto orgoglio. La storia dell’”Artigianato della Cornice” inizia alla fine degli anni 70. Non ancora ventenne e senza un lavoro fisso, Roberto Bensi, armato di una semplice seghetta (sue testuali parole), inizia nel fondo di casa sua ad eseguire piccoli lavoretti, incitato da Risaliti Alviano, di Firenze, definito da Roberto il “mago” dell’invecchiamento del legno e che gli fornisce i materiali per la lavorazione. Dopo solo una settimana, Risaliti gli propone di fornirsi della partita I.V.A. Aveva capito subito con chi aveva a che fare e inizia così una stretta collaborazione tra i due, che li vede per un biennio impegnati a riempire un TIR al mese di manufatti lignei che esportano in Germania, aiutati anche dalla moglie di Alviano, di origini tedesche, che gli apre la strada a giusti contatti col territorio, alleviandogli anche l’impatto di una lingua altrimenti sconosciuta. La collaborazione poi termina ed inizia l’attività che vede la data del 31 marzo1980, data della licenza ancora esposta nella bottega, col fratello Mauro Bensi, rimasto senza lavoro, inizialmente in un capannone in località Tannino, a Bibbiena. Come due pionieri, dopo avere lavorato alacremente e sapientemente, settimanalmente stivano una SIMCA di loro proprietà e si avventurano fino in Umbria, contattando mobilieri, antiquari, rivenditori. Aprono poi la bottega in viale Michelangelo, dove ancora si trova l’insegna. Il fratello, maggiore di età, poi si ritira in pensione e Roberto continua da solo. Questa in maniera veramente stringata la storia. Chiedo a Roberto perché chiude. Certo, anche per lui è arrivato il momento del meritato riposo, ma lavorare da soli diventa sempre più impegnativo, come impegnative diventano la burocrazia, i vincoli per gli smaltimenti dei residui, le norme sempre più stringenti, ma il discorso non è questo. Quando lavori con coscienza, quando cerchi di accontentare il cliente al meglio, quando il lavoro ti assorbe tanto del tuo tempo e il tempo comincia a fuggire, si ha il desiderio di pensare, giustamente a come impiegare quel tempo che forse ti troverà in salute per quanto? Dieci anni, quindici anni? Si, è arrivato il momento di dedicarsi un po’ a se stessi. E qui inizia la storia vera, quella che ti fa comprendere , sentire la persona con cui stai parlando. Vedo commozione nel suo sguardo. Abbandonare un lavoro che ti piace, che tante soddisfazioni ti ha dato non è facile. Già sta pensando a come occupare il tempo che avrà a disposizione e qualcosa in aria c’è. Mi dice apertamente, con un filo di mestizia, che non è tanto il lavoro che verrà a mancare.,Verrà a mancare il rapporto che ha instaurato coi clienti,che va oltre il semplice rapporto di lavoro, non più quindi semplici clienti, ma persone che hanno lasciato il segno dell’amicizia, della fiducia, e mi racconta alcuni episodi significativi, ne riporto alcuni, sperando di trasmettervi quello che ho percepito e ricevuto. Come quello di una signora che gli porta la spianatoia un po’ imbarcata, sbucciata, per sistemarla, altrimenti le tagliatelle non vengono bene. E arrivato il Natale la signora si presenta con un vassoio pieno di tagliatelle, ma non solo, col tempo porterà come clienti la figlia e la nipote. Come si può definire questo? Soddisfazione per il lavoro ben eseguito? Riconoscenza? Affetto? Oppure della volta in cui si presenta un giovane artista straniero, Roberto esegue le cornici richieste, ma al momento del ritiro il giovane gli spiega che non può pagare, che gli avrebbe lasciato il passaporto a garanzia. Ma Roberto gli dice, no, lascia stare, quando potrai mi pagherai. E così è stato. Fiducia? Empatia? Gesto umano? Sicuramente chi si è presentato nella bottega dell’Artigiano della cornice” avrà in casa una cornice, un portafotografie, un qualsiasi altro manufatto che serberà con riconoscenza pensando che Mastro Roberto e Mastro Mauro (consentitemi) gli hanno lasciato un buon ricordo.

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