Il 22 novembre la Chiesa celebra Santa Cecilia nel giorno della ricorrenza della sua morte avvenuta per decapitazione (Roma, 22 novembre 230). La vergine, nobile romana convertita al cristianesimo, sposò Valeriano ma decise di tenere il corpo e l’anima puri e confidato questo suo voto al suo sposo riuscì a convertirlo al cristianesimo che ricevette il battesimo per mano del pontefice Urbano I. Il culto di Cecilia è molto popolare poiché è la patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti. È quanto mai incerto il motivo per cui Cecilia sarebbe diventata patrona della musica e un esplicito collegamento tra Cecilia e la musica è documentato soltanto a partire dal tardo Medioevo e sembra dipendere da una inesatta interpretazione del passo degli Atti, ove si dice che durante la festa nuziale ‘Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar’ (“Mentre suonavano gli strumenti musicali (?), la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”. Per dare un senso al testo, tradizionalmente lo si riferiva al banchetto di nozze di Cecilia: mentre gli strumenti musicali (profani) suonavano, Cecilia cantava a Dio interiormente. Così, a partire dal XV secolo la santa venne raffigurata con un piccolo organo portativo a fianco che divenne il suo attributo tradizionale. Nel Museo del santuario della Verna si conserva una tela che raffigura una Principessa in vesti di santa Cecilia, facilmente identificabile proprio per le canne dell’organo che debolmente emergono dal fondo scuro sulla sinistra e dalla presenza della palma sorretta con la mano destra. In alto un’iscrizione attribuisce la committenza dell’opera ai Benefattori di Firenze ma non riporta né la data né il nome dell’autore. La tela di buona fattura, databile tra il secolo XVI e il successivo, è stata attribuita dalla scrivente ai fratelli Valore e Domenico Casini, pittori che operarono come ritrattisti alla corte granducale collaborando: il primo era abilissimo nell’eseguire le teste e le mani e l’altro con precisione abiti e gioielli. Il dipinto infatti mostra i caratteri tipici della ritrattistica aulica fiorentina ed è caratterizzato da un moderato realismo fisionomico e da un delicato intimismo; la figura spicca dal fondo scuro che esalta l’incarnato del volto della giovane condotto con toni delicati e sfumati. Si tratta di un’immagine accurata e sensibile nonché consona al destino tragico della effigiata. In veste di santa. A ben osservare infatti ciò che stupisce nell’opera è la presenza della corona principesca sulla testa della santa e i gioielli che indossa: un prezioso filo di perle e due orecchini di scaramazze che furono introdotte presso la corte fiorentina da Eleonora di Toledo. L’ipotesi che ho proposto a suo tempo e che è stata successivamente accettata da altri studiosi d’arte è che si tratti di un ritratto di Isabella de’ Medici, figlia di Eleonora e del Granduca Cosimo I, effigiata in veste della santa martire Cecilia, subito dopo la sua tragica morte, avvenuta per mano del marito presso la villa medicea di Cerreto Guidi nel 1576. Isabella Romola (Firenze 1542 -Cerreto Guidi, 15 Luglio 1576) terzogenita della coppia granducale aveva solo trentaquattro anni quando venne assassinata da Paolo Giordano Orsini suo consorte; di lei la storiografia ufficiale tramanda la passione per il canto e la musica cosa che spiegherebbe la scelta di assimilarla alla santa romana. Anche se non è rimasta alcuna delle sue composizioni musicali è possibile accertare questa sua passione sia attraverso documenti che la presentano non solo come bella ma anche virtuosa e capace di suonare tutti gli strumenti, sia facendo riferimento un dipinto della Galleria Palatina che la ritrae con in mano uno spartito. La consuetudine di ritrarre i personaggi di casa Medici in vesti di Santi e Sante è inoltre documentata dal dipinto di Giovanni Maria Butteri (Firenze 1540 -1606) datato 1575 conservato presso la villa medicea di Cerreto Guidi.