Lappola, la protesta contro i troppi immigrati continua

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La località Lappola è una minuscola frazione di Chiusi della Verna, una strada nel bosco, a 2 km dal Corsalone verso Sarna, con poche case e 35 abitanti per lo più anziani, abituati alla tranquillità del luogo, alle feste sotto il “gazebo” per cenare tutti insieme e gustare prelibatezze cucinate dalle donne o grigliate fatte dagli uomini: tutto in completa armonia. Un’atmosfera serena, turbata improvvisamente, all’insaputa di tutti dall’insediamento di 20 immigrati di colore, giovani e aitanti, in una casa di un privato da una cooperativa” l’arca etrusca” di Rassina. La sproporzione numerica e generazionale tra gli immigrati e gli abitanti, ha creato problemi facilmente intuibili di ordinaria quotidianità: insicurezza, timori e forte disagio hanno preso il posto della tranquillità e della serenità. Tutto ciò che si svolgeva in strada: passeggiate con i nipoti o per tenersi in forma o il solo sedersi sulle panchine, non avvengono più con la stessa spontaneità, anzi le porte e le finestre che erano lasciate aperte ora non lo sono più e alcune inferriate sono comparse. La domanda è questa: perché persone anziane devono rinunciare alla semplicità della ormai acquisita e meritata tranquillità e abituarsi improvvisamente alla paura e all’insicurezza? Perché forse ritenute incapaci di riunirsi e protestare per chiedere spiegazioni sul: come mai siano stati inviati solo qui e non equamente ditribuiti nel resto del comune di Chiusi Della Verna? Sotto al “gazebo” le riunioni si sono moltiplicate, non per far festa, ma per esporre la gravità della situazione. Rivolta la domanda al Primo Cittadino, inconsapevole, a suo dire, di quanto stesse accadendo, la sua risposta è sempre stata la stessa: per risolvere il problema bisogna avere pazienza, attendere che le cose si sistemino e non chiedere a destra e a manca aiuto e interventi a forze politiche diverse, perchè in questo modo non si ottiene nulla, anzi si peggiorano le cose. Ma come? la soluzione sarebbe attendere cosa? Lasciare tutto così, tenersi il disagio e i problemi derivanti da questo, non pubblicare ne tanto meno chiedere aiuto col risultato che magari aumentino gli immigrati invece di essere spostati? NO: ACCOGLIENZA NON SIGNIFICA INVASIONE. A questo punto si è costituito un Comitato che conta ben 63 membri: “IL COMITATO LIBERO DELLA LAPPOLA” A CUI TUTTI HANNO APPORTATO UN GRAN CONTRIBUTO interessandosi con i propri mezzi e capacità per la risoluzione e la divulgazione del problema. Un consigliere regionale della Lega, Marco Casucci, insieme al suo collaboratore Alessandro Norcini, venuto a conoscenza dell’accaduto, ha preso la questione a cuore e l’ha portata agli occhi di molti tramite articoli sui quotidiani e sui social, fino ad arrivare alla protesta pacifica davanti alla Prefettura di Arezzo di venerdì 7/10/2016 a cui ha partecipato buona parte degli abitanti della Lappola con cartelloni confezionati dagli stessi. Il prefetto, ascoltati i rappresentanti, ha esordito con un appello al Comune, alla Curia e agli stessi cittadini, ammettendo la evidente sproporzione tra immigrati e abitanti,e il conseguente disagio per quest’ultimi, per trovare altre sistemazioni in altri luoghi. Il primo cittadino, invece, ha dichiarato che tutto è sotto controllo, proponendo di risolvere il problema con un eventuale impiego degli immigrati per svolgere lavori utili alla comunità, pulizia strada o altro, eludendo l’appello e le richieste di spostarli in luoghi più idonei per la loro “integrazione” visto tra l’altro che la Lappola non ha né punti di ritrovo, né ricreativi, né di impiego se non questa unica strada nel bosco. Un po’ delusi e amareggiati ma ben convinti di essere nel giusto, i pochi, ma uniti abitanti della Lappola, A GRAN VOCE, reclamano i propri diritti in pacifica e ferma contestazione.

Comunicato Comitato libero della Lappola

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