Trattare le vicende tragiche dell’attualità attraverso la formula tradizionale del presepe è una scelta coraggiosa e complessa. E’ necessario avvalersi di creatività, sensibilità e sapienza: nel momento in cui tali requisiti coesistono, il risultato dal punto di vista artistico è eccellente così com’è tangibile l’impatto emotivo provocato da un’opera in grado di coinvolgere e commuovere.
A Santa Maria del Sasso, storica chiesa di Bibbiena costruita nel quattordicesimo secolo, si può ammirare un presepe diverso dai canoni ordinari.
Come si evince dalla spiegazione affissa all’ingresso, la rappresentazione porta il titolo di “guerra e pace”. Ogni anno, come raccontano i Padri domenicani Giuseppe e Giovanni, un gruppo di artisti di Camaiore (Lucca) con cui da tempo si è instaurata una profonda amicizia, raggiunge il Casentino per realizzare un presepio a tema. Gli argomenti scelti in passato sono sempre stati contraddistinti da originalità e pregevole fattura, ma mai come in quest’occasione è sorta l’esigenza di coinvolgere, di invitare all’empatia e rinnegare l’indifferenza.
Prima di scorgere le tradizionali figure della natività, i visitatori si trovano dinanzi ad una casa scoperchiata e parzialmente distrutta da un bombardamento. Le immagini di oppressione e devastazione sono un richiamo non così implicito alle guerre in corso, come il conflitto in Ucraina o la “questione palestinese” tra Israele e la striscia di Gaza. Appare, a livello sonoro e musicale, particolarmente riuscita l’alternanza tra i tipici canti natalizi e i rumori disturbanti di un campo di battaglia. Dal cumulo di macerie all’interno dell’abitazione s’intravedono luci intense: è il presepe, che rappresenta un’ancora di salvezza laddove la morte sembra prevalere nei confronti della vita. Così la figura di Gesù diventa, anche e soprattutto in un’epoca dove le tensioni globali possono suscitare rassegnazione e paura, un’esortazione a sperare in un futuro di pace e di rinascita.
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