Quando qualcuno se ne va inevitabilmente lascia un vuoto, un senso di impotenza, il dolore che segue alla perdita. Oggi ci troviamo quasi abbandonati davanti alla notizia che Lina Giorgi – proprio lei – ci ha lasciato.
Eppure Lina, che ha fatto dell’intraprendenza, dell’innovazione, della fame di futuro il suo segno distintivo, oggi più che il dolore e oltre lo stesso, ci lascia un modo originale su come affrontare la vita. Non parlo di lezione perché credo, avendola conosciuta un po’, che non le sarebbe piaciuto. “Nessuno può dare lezioni”, mi sembra di sentire questa affermazione dentro di me. Ma un esempio posso dirlo, senza retorica ma con molta riconoscenza.
Lei giovane imprenditrice di stessa che decide di diventare pienamente quello che è, che rincorre il sogno di creare una piccola impresa, che si prodiga per riportare al centro del suo mondo un concetto di femminilità fatta di grande capacità creativa, di inventiva e senso pratico. Lina è stata tutto questo. Oggi quello che lascia non è solo un modello imprenditoriale, una realtà che ha una sua precisa connotazione e persone capaci a cui ha trasmesso l’amore del fare bene, oltre che il mestiere, ma anche un modello di donna che, senza bisogno di bandiere, di rivendicazioni estreme, ha saputo prendersi lo spazio che il mondo le doveva. Lina non ha trovato strade secondarie o facili, si è semplicemente tirata su le maniche e ha lavorato per alcuni obiettivi che poi ha condiviso anche con la comunità. Ritengo che questo sia l’aspetto più bello che oggi ci troviamo a raccontare. Molto attiva nel volontariato, è stata lei (non dimentichiamolo!), che ha voluto, all’interno della FIDAPA, le borse di studio per le ragazze meritevoli del territorio. La sua firma è stato proprio questo pragmatismo illuminato, un fortissimo senso del presente come luogo del possibile, ma anche dell’imprevedibile.
Ci ha messo anche tante pennellate in tutto questo. Lina, da donna di grande sensibilità e intelligenza, ha capito presto nella sua vita che per dare una casa ai sogni non abbiamo solo bisogno numeri, tecnica e fatturato. Il suo amore per l’arte, per la pittura, per la letteratura, che lei ha coltivato senza sosta, sono stati il fuoco sacro di quel successo che è la realizzazione piena di sé. Non è una lezione questa? Mi piacerebbe rispondere, “sì, lo è”, con un po’ di enfasi da momento triste. Voglio resistere e dico che, in questa vita ognuno può far diventare carne un ideale e solo in questo modo sarà capace di irradiare intorno una luce così potente da generare poi riconoscenza.
Ogni vita, in sostanza, è un piccolo universo che può estendersi oltre se stesso, quasi infinitamente, quando si è capaci di spostare il nostro ego un po’ più in là per creare qualcosa al di fuori di noi. Lina lo ha fatto e con un’arma di costruzione di massa, la gentilezza.
Ciao Lina.
Le più sentite condoglianze alla famiglia da parte di tutta la redazione di Casentinopiù