Luca Rimauro, un casentinese emergente nel mondo del Golf

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Luca Rimauro

Il golf è l’unico sport in cui ognuno è arbitro di se stesso e quindi onestà e rispetto devono fare parte del bagaglio di ogni golfista, il tutto racchiuso nelle regole del golf e il principio fondamentale, che si trova dietro la copertina anteriore del libro delle regole e recita così: «Gioca la palla dove si trova, gioca il campo come lo trovi e se non puoi fare l’una o l’altra cosa fai ciò che è giusto, ma per fare ciò che è giusto hai bisogno di conoscere le regole del golf.»

Sono rimasta decisamente affascinata da questo principio e il desiderio di saperne un po’ di più si è impossessato di me. Ho la fortuna di avere una nipotina, Ginevra Tacconi, dodicenne, che pratica questa attività sportiva e vedo quanto impegno mette per raggiungere i suoi obiettivi. I primi risultati, qualche targa, una coppa, un salame e poi la trovi tra i primi dieci under-12 nazionali. Così decido di approfondire l’argomento e amichevolmente, col babbo presente, facciamo due chiacchiere. Ovviamente la prima domanda è “perché il golf” e lei molto tranquillamente mi  spiega che quello è lo sport che i genitori praticano e seguendoli nel “green” del golf club Casentino e Arezzo ha voluto provare, le è piaciuto e ha continuato. Chiacchierando scopro tante cose sul golf, sport di cui poco si parla, pur avendo un campo da golf, in questa vallata, degno di tutto rispetto. Sarà capitato a tanti di voi girovagando per questa  valle, di imbattervi in certi prati ben curati, che prati non sono, sono distese di verde, immersi nel già verde panorama delle nostre foreste, circondate da paesaggi d’altri tempi, dove il castello di Poppi vigila, monito severo e silenzioso di tempi passati, ricchi di storia e di storie. Questi prati, chiamati appunto green,  in effetti sono il cuore del campo da golf del  Golf club Casentino e Arezzo a Poppi Il golf club nasce nel 1987 con sole 4 buche dalla volontà di alcuni imprenditori della zona amanti del golf, per poi col tempo arrivare a 11 alle 18 oggi in costruzione, con un campo pratica per i primi approcci. (n.d.r. le buche sono il termine di grandezza per la fruibilità dell’attività golfistica, sia in termini di agonismo che di semplice attività sportiva). Potremmo quindi considerare questo campo da golf come un fiore all’occhiello per la vallata tutta del Casentino. Certamente non è il golf uno degli sport più popolari, considerato da sempre, soprattutto in Italia, uno sport d’èlite, vero se parliamo di professionismo, ma sicuramente falso se parliamo di primo approccio. Vengono infatti messe a disposizione di chi vuole apprendere i primi rudimenti, le attrezzature necessarie, non è obbligatoria l’iscrizione al club, serve solo una tessera di base per la copertura assicurativa, così come per ogni attività sportiva. Nel resto d’Europa il golf invece viene praticato a livello amatoriale come uno sport equiparato ad altri e sfatare questo mito non è certo mio compito, ma vorrei un po’ parlarne e cercare di comprendere forse perché anch’io, come tanti altri, ho avuto per questo sport questo tipo di  considerazione. Chiacchierando con la nipote si parla di impegno perché la decisione di dedicarsi seriamente ad uno sport non solo in modalità amatoriale, in qualsiasi disciplina sportiva, richiede doti di perseveranza, costanza e sacrifici difficili da mantenere, chiedendo comunque e sempre dedizione, rinunce, serietà, applicazione. Emerge così il nome di un sedicenne casentinese che ha trasformato o stravolto la sua vita per dedicarsi al golf, praticando l’agonismo e avendo come obiettivo, quello di diventare un professionista. Si tratta di Luca Rimauro.

Luca Rimauro

Luca nasce nel 2007a Castel Fiorentino. Da bambino si dedica al tennis fino al 2017, anno in cui vede per la prima volta un campo da golf, accompagnato da un’amica di famiglia che si dedica a questa attività sportiva. Si appassiona subito e affianca il tennis al golf. Dal 2018 si dedica esclusivamente al golf e alla fine di questo stesso anno vince il circuito saranno famosi, trovandosi così in breve tempo ai vertici dei dilettanti.  Nel 2019 partecipa alle prime gare federali, scalando i “ranking” toscani e poi nazionali, ritrovandosi dopo soli 4 anni di attività ai vertici dei dilettanti.  Nel giugno 2020 vince nel circuito under 14 con 74 colpi, vittoria che lo proietta ai vertici del golf giovanile toscano e non solo. All’inizio del 2022 entra ufficialmente a fare parte della squadra nazionale, con la quale partecipa a competizioni internazionali individuali e a squadre all’estero e in Italia. Nel 2023 vince 2 gare nazionali 54 buche e si classifica 3° ai campionati internazionali assoluti. Nessuno in famiglia pratica il golf, quindi non c’è alcun supporto tecnico di base da parte della famiglia, come invece spesso accade: il figlio che può attingere nozioni sul mondo del golf con genitori o familiari golfisti o allenatori di golf o semplicemente immersi nel mondo dello sport. Con passione e costanza studia, studia il mondo del golf, studia le regole del golf, si applica, si allena e supportato da mamma Paola  sia fisicamente che mentalmente ed economicamente,  inizia il suo percorso sportivo e di vita. Dico di vita perché quando decidi che quello è il tuo obiettivo, cioè diventare un golfista professionista, sin da subito devi fare delle scelte importanti, decisive, scelte che sai bene ti porteranno a rinunce, sacrifici, e che con determinazione ti porteranno ad avere risultati, grandi risultati. Questa è stata la scelta di Luca. Detto così può sembrare una banalità, “ho deciso di diventare un professionista”, ma mi chiedo, dietro a queste semplici parole, cosa ci sia, cosa ci sia stato, quale grande impegno, soprattutto con sé stessi, sia stato preso. Perché quando hai 15 anni si può essere consapevoli delle proprie scelte? E così cerco un approccio con Luca.

La prima volta che ho avuto la possibilità di parlare con lui, è stato telefonicamente. Era in viaggio, come sempre con mamma Paola al volante, verso qualche campo da golf, lontano centinaia di Km dal Casentino, pronto ad affrontare l’iter di una gara, che comprende, oltre al viaggio e ad una sistemazione per la notte, la perlustrazione del campo il giorno prima della competizione ed infine la giornata della gara, dicevo appunto, la prima volta che gli ho parlato ho avuto sin da subito l’impressione di una persona già adulta, consapevole dei propri obiettivi, con una grande sicurezza che le scelte fatte fossero le scelte giuste, da farsi e basta, che il sacrificio era semplicemente nel conto, che la strada da percorrere era quella e una soltanto, ho sentito in lui sincerità, determinazione, solidità, serenità, concretezza. Ma non solo dalle sue parole, ma piuttosto dal modo in cui esprimeva le sue sensazioni, la sua essenza. Avevo, in un primo momento, deciso di parlare del golf in genere,  in particolare del golf club Casentino e Arezzo, poi ho cambiato idea, perché mi sono accorta o mi sono resa conto di avere parlato con  una grande persona che avrei dovuto e voluto guardare negli occhi,  per capire con chi mi ero imbattuta e per avere conferma delle mie sensazioni.  E così, domenica 26 Novembre ci diamo appuntamento per il primo pomeriggio a Poppi al golf club. Il Casentino ci offre una bella giornata di sole, con quel freddo autunnale che annuncia l’inverno, come spesso il Casentino ci regala. Le giornate sono corte, le ore di luce passano velocemente e dopo una veloce ma cordiale presentazione tra me e mamma Paola, bardate ambedue con caldi  giubbotti, berretto e guanti, ci dirigiamo verso il “green”, dove Luca ci attende,  più o meno in tuta, con la sua sacca da golf e ci incamminiamo alla ricerca di luoghi che permettano l’allenamento e  possibilmente al sole. Io e Luca chiacchieriamo, cerco di capire quello che sta facendo, il tipo di mazza che sceglie e perché. Ma forse la mia attenzione è concentrata sulla persona e i dettagli tecnici mi sfuggono subito. Chiedo venia, sono un po’ disattenta. Mi colpisce una frase. Luca mi dice che è piacevole camminare su quel green, allenarsi sì, ma con lo sguardo ad un panorama che oltre ad essere gradevole è familiare, soprattutto per uno come lui, sempre in giro per l’Italia e non solo. Questo è il perno della vita di Luca e mamma Paola e questo è  quello che vorrei trasmettervi, così come l’ho percepito io. Mi salta subito al cuore la sua decisione di modificare la propria vita esclusivamente sulla base del raggiungimento del proprio obiettivo: per potersi allenare quotidianamente e al contempo seguitare negli studi, la decisione di trasferirsi a Poppi, dove appunto c’è un bel campo da golf. Non credo sia facile, per nessuno, lasciare le proprie radici, soprattutto così giovani, ma l’obiettivo è più importante. Iniziano così le prime difficoltà come ad esempio conciliare la scuola, con ottimi risultati (esce tra l’altro dalle scuole medie con la media del 9, nonostante le tante assenze), la scelta di iscriversi all’istituto tecnico, scelta quasi obbligata per evitare il latino, (questo me lo confessa Luca che non ama molto le materie umanistiche). Per i primi 2 anni  in presenza, con 70/75 giorni di assenze e  fortunatamente da parte della dirigente  scolastica e dei docenti c’è sempre stato un grande appoggio a Luca, ma col tempo si rende necessaria un’altra grande decisione: seguire l’attività scolastica on-line, per potere avere più tempo a disposizione per la pratica sportiva, con le trasferte che durano diversi giorni e gli allenamenti quotidiani. Detto così può sembrare una banalità, ma proviamo a pensare cosa significa: non aver più compagni di banco, di scuola, frequentazioni al polo scolastico, ritrovarsi a studiare in viaggio, quando uno ha tempo e  trovare questo tempo perché il resto della giornata è dedicato al lavoro sportivo.

Non voglio fare paragoni, non ho termini di paragone, ma pensiamo un attimo alla vita media di un ragazzo di 14 o 15 o 16 anni. C’è la scuola, ci sono gli amici, ci sono gli impegni sportivi o culturali, i primi amori, il motorino, la gita al mare o il pomeriggio al fiume, ascoltare la musica, insieme, studiare, divertirsi, annoiarsi,  andare a mangiare una pizza, insieme, o andare a ballare, il tutto però avvolto da quella confortevole e forse inconsapevole o forse anche noiosa consapevolezza che tutto questo è già la base del futuro. Poi invece parli con Luca e ascolti cose fantastiche, non per quello sta facendo, ma per gli obiettivi, anzi per l’obiettivo che si è posto, cioè diventare un professionista. Non c’è il tempo per i divertimenti, porterebbero via tempo allo sport e alla concentrazione necessaria. Una serata al pub potrebbe significare pagare il giorno successivo in stanchezza e togliere tempo allo studio. Luca è già proiettato nel suo futuro: terminate le scuole superiori il prossimo passo sarà quello di trasferirsi in U.S.A. per potersi laureare in Economia e  al contempo continuare ad allenarsi e continuare a praticare l’attività agonistica. Grandi mete, grandi sacrifici in vista.

Io credo che se guardiamo nelle vite dei grandi atleti, possiamo immediatamente riconoscere questa grande dote, anzi, la Dote con la D maiuscola, quella Dote che farà di te un campione internazionale, quella Dote che farà parlare di te nel tempo e nel mondo, indipendentemente dall’attività agonistica prescelta.

Camminando lungo un breve percorso sul green, Luca  mi illustra altri dettagli tecnici, ad esempio  che il gesto tecnico del golf è piuttosto complicato e non naturale, apprenderlo richiede applicazione e si è facilmente soggetti ad infortuni ed è per questo che la preparazione atletica è fondamentale, che serve un buon fisioterapista che ti accompagni nel tuo percorso tecnico e che serve anche e soprattutto disciplina mentale, perché si vince con la testa e  la mente va gestita. Serve un mental-coach che aiuti a superare i momenti in cui, soli, sia in allenamento che in gara, serve tanta concentrazione; pensiamo per un attimo che durante una gara, che può impegnare anche per oltre 5 ore, si è soli con se stessi e divagare e perdere la concentrazione significare gettare al vento ore e ore di lavoro, oltre ovviamente a non ottenere risultati soddisfacenti. E anche qui entrano in gioco e vengono applicati i principi del golf di cui parlavamo, non solo nel gioco, ma soprattutto nella vita, perché questi principi diventano stile di vita.

È stata anche fondamentale l’accoglienza familiare che Luca ha trovato in questo golf club e i soci storici, più grandi di lui, l’hanno fatto sentire un campioncino, misurandosi con lui sul campo, in amicizia.

Non dimentichiamoci poi del grande impegno economico che la famiglia  ha affrontato e affronta tutt’oggi nonostante il supporto della federazione.

Sono giunta al termine di questa mia escursione nel mondo del golf. Non so se ho suscitato qualche interesse, il mio intento iniziale era quello di parlare di questo sport, ma poi ho cambiato opinione, ho voluto mettere in evidenza la persona che ho conosciuto, un giovane di cui, ne sono certa, sentiremo parlare. Sono le persone che ti lasciano qualcosa dentro, che ti fanno sentire quel palpito per cui vale la pena fermarsi a riflettere. Mi sono ripromessa di seguire l’iter sportivo di Luca e sicuramente ci rivedremo presto tra queste pagine per leggere dei suoi successi, ne sono convinta.

 

Ginevra Tacconi

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