Cos’è l’amore? Ce lo spiegano i ragazzi e le ragazze di AmicaRete

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Ci sono momenti e persone capaci di cambiare in un attimo e per sempre, il nostro essere al mondo, il nostro stare davanti ai giorni


A me è accaduto e ve lo racconto, ma sempre come un servizio che faccio a chi legge.

La mia illuminazione non è arrivata sulla via di Damasco, ma alla Bocciofila di Bibbiena, in un martedì mattina qualunque del mese di marzo 2024.

Il Festival del Libro, promosso dal Comune di Bibbiena, è sullo sfondo, quando Katia Albertoni mi contatta per chiedermi se posso fare un laboratorio di pratica filosofica con i ragazzi di AmicaRete per il martedì successivo, ovvero il 5 di marzo.

La cosa non era prevista e, da parte mia, anche poco prevedibile, anzi per nulla prevedibile. Non la ritenevo possibile? In cuor mio probabilmente no, ma la risposta a Katia è stata “Ok, proviamo”.

Ero spaventata.

Martedì 5 marzo mi sono svegliata prestissimo e sono arrivata alla Bocciofila con un anticipo scandaloso, che ho saputo riempire di ansia fino all’orlo.

Quando il Presidente della Bocciofila mi ha aperto le porte, mi sono quasi abbandonata ai gesti meccanici che accompagnano da sempre le mie sessioni di pratica filosofica per i bambini e per la comunità: ho preso la mia lavagna, che mi porto dietro come una borsa extra large per far divertire i bambini, ho posizionato i libri, le sedie in cerchio e poi i colori.

Quando è arrivato il pulmino di AmicaRete ero quasi bloccata.

Ho farfugliato qualcosa a Katia del tipo: “Non so se proporre il cartonato sulle parole o altro…”. Katia mi ha capito, ma mi ha risposto soltanto: “Scegli te”.

Prima è arrivato lui con una chiave inglese. Mi ha raccontato che quella era una chiave del 12, ma che lui ne aveva anche di più belle, quella del 16, del 19 e via dicendo. Poi è arrivata lei, tutta sorridente, felice, ma di una felicità che forse non ho mai sperimentato in quella radicalità, ovvero spogliata di tutto. Aveva con sé una cartella e una cartellina e mi spiegava che andava a scuola dai bambini e che la chiamavano maestra, sorrideva e mi ha accolto, anche se ero goffa, rigida e mi sentivo inadeguata.

Poi è arrivato lui, spinto dalle educatrici e anche lui, che mi ha abbracciato forte. Ero un povero pezzo di ghiaccio che si è staccato dopo un lieve disgelo.

Poi alla fine è arrivato anche lui, alto, sorridente, che mi ha spiegato che era contento, ma contento davvero di essere lì!

Come se tutto fosse già accaduto molto tempo prima, è arrivata la magia.

Ho cambiato testo con un raptus e ho preso il libro sull’amore e sull’amicizia di Oscar Brenifier, che mai ho amato così tanto come dopo il 5 marzo 2024.

Per capire cosa sono l’amore e l’amicizia bisogna chiedersi cosa sono.

Ma lo potevamo fare in quella comunità di ricerca cosi differente da ogni comunità di ricerca del mondo, composta da me come facilitatrice, le educatrici dei ragazzi e ragazze con disabilità, Katia “e tutto il resto fuori”? Grazie Vasco.

E’ accaduto tutto quello che non era mai accaduto prima.

Alla domanda: Cos’è l’amore? la nostra comunità di ricerca, quella comunità che vi ho appena descritto, ha dato la sua risposta, la sua verità negoziata.

Eccola: l’amore è quando mettiamo i nomi; è darsi agli altri senza protezione; è la chiave numero 19 (giustamente! Dico io); è fare l’orto delle nostre vite per farci germogliare dentro anche gli altri; è insegnare agli altri chi siamo; ma soprattutto l’amore è la scelta di essere felici. 

Quando lui, proprio lui, ha scritto “sto benissimo”, passando il dito sulla lavagnetta, io ero già nella mia nuova vita.

Questa è AmicaRete, un’associazione che ogni giorno segue amorevolmente 15 ragazzi e ragazze con disabilità facendo forza su 15 volontari attivi. 

Il perno attorno al quale ruota questa realtà, è Isella Doni Giannini, colei che venti anni fa ha creduto che tutto questo fosse possibile e insieme molto urgente.

Lo scopo che tutti loro si pongono ogni giorno, lavorando a fianco di questi ragazzi e delle loro famiglie, è la piena inclusione nella società. 

L’idea che sostiene tutto e tutti è che è possibile costruire un progetto di vita adulta autentico e, soprattutto, che si sceglie ogni giorno di esserci, come ci hanno voluto comunicare tutti loro attraverso la pratica del pensiero.

Quello che, credo, debba essere evidenziato per il bene di tutti noi è che, ciò che è emerso all’interno della comunità di ricerca lo scorso 5 marzo 2024, non è stato un mero esercizio di stile.

Si tratta, piuttosto, di un esercizio di democrazia avanzatissima dove ognuno di noi si riprende il diritto alla scelta e quello alla opportunità di esprimere un’idea di mondo nuova.

Siamo persone in cammino, l’una accanto all’altra, non una contro l’altra, dove può essere riportata in alto anche la necessità, non più procrastinabile, di esserci di sostegno l’uno con l’altro e non più “utilizzabili” in termini strategici.

Io intanto ho scoperto di essere un “secchio gentile”, accanto alle chiavi del 16 e del 19 e per me è stato bello riconoscermi in questo.

Ringrazio i miei nuovi amici e mi scuso con loro se, fino a oggi, mi sono nascosta dietro l’idea che tutto questo fosse impossibile. Ero cieca come il Minotauro di Picasso e ho avuto bisogno di alcuni bambini nell’anima per capire meglio la vita.

Grazie a Alessandra, Livia e Alessia, le volontarie presenti con me e Katia all’interno della comunità di ricerca. Grazie per quello che fanno ogni giorno e perché dal 5 marzo 2024 ci vedremo spesso.

Se volete sapere cos’è l’amore, adesso, sapete come fare.


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