Non è certo se Marco sia nato in Palestina o a Cipro intorno all’anno 20. Dal Nuovo Testamento sappiamo che era ebreo di stirpe levitica e cugino di Barnaba. Non vi sono notizie certe neppure sul luogo e sulla data della morte. Nella Legenda Aurea si racconta che morì ad Alessandria d’Egitto, dove il suo corpo venne trascinato per la città fino all’ultimo respiro e dove originariamente si trovavano le sue reliquie. Nell’anno 828, queste furono trafugate, con uno stratagemma, da due mercanti veneziani che le trasportarono a Venezia, dove pochi anni dopo venne dato inizio alla costruzione della Basilica a lui intitolata. La consacrazione della Basilica dedicata a San Marco avvenne il 25 aprile 1094; la festa liturgica cade proprio il 25 aprile, giorno del suo martirio. Anche la Toscana conserva frammenti delle reliquie del santo in una chiesa a lui dedicata a Cortona, città che condivide con Venezia lo stemma comunale del leone alato e il patronato. La raffigurazione di san Marco compare sin dalla prima arte cristiana, assieme a quella degli altri Evangelisti. San Girolamo (IV secolo) argomentò come si possano associare i quattro evangelisti con i simboli del “tetramorfo” (raffigurazione iconografica dei quattro animali dell’Apocalisse: leone, vitello, aquila, uomo, alati, a figura intera o solo la testa nimbata e circondata da ali) che compaiono nelle profezie di Ezechiele, riprese poi nelle visioni dell’Apocalisse. Nell’iconografia dell’inizio del V secolo – come si osserva ad esempio nei mosaici della Basilica di Santa Pudenziana a Roma – furono tali simboli ad essere rappresentati al posto dei quattro santi: san Marco vi appare come leone alato. Già nell’arte bizantina, tuttavia, alcuni mosaici – ad esempio in quelli della Basilica di San Vitale a Ravenna – raffiguravano i quattro evangelisti in forma umana, con in mano il Vangelo e con a fianco i loro simboli. Il simbolo di san Marco è il leone: il motivo principale sembra essere il fatto che nel Vangelo di Marco viene narrato il maggior numero di profezie che Cristo fece riguardo alla propria risurrezione (Mc 8,31; Mc 9,9; Mc 9,31; Mc 10,34; Mc 14,28) ed il leone rappresenterebbe, in virtù della sua fortezza, proprio la resurrezione. San Gregorio Magno suggeriva anche un altro motivo: il leone sarebbe il simbolo di Marco in quanto il suo Vangelo inizia con la voce di san Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simile a un ruggito, preannunciando agli uomini la venuta del Cristo. In Casentino un’immagine del santo evangelista Marco si trova nel santuario di Santa Maria del Sasso di Bibbiena. Nella chiesa superiore, l’impianto centrico generato dal ciborio, viene fuso con l’ambiente voltato, attraverso l’inserimento della cupola che sovrasta l’altare a baldacchino ed è sorretta da pennacchi sferici con cornici in pietra serena, dove sono inserite le figure ad altorilievo dei quattro evangelisti in terracotta policroma, attribuibili alla bottega dei Della Robbia e databili all’incirca agli anni 1490/95, al tempo in cui risalirebbe l’intervento nella cornice del tempietto, dei fratelli Francesco e Marco della Robbia, figli di Andrea che avevano preso i voti nel convento di san Marco a Firenze direttamente da Savonarola. Marco della Robbia il Giovane (Fra’Mattia) aveva circa 27 anni e il fratello Francesco (Fra’ Ambrogio) circa 18 e in quegli anni avrebbero provveduto alla decorazione della cornice del tempietto che presenta cherubini alternati a bianche colombe su sfondo azzurro. San Marco è raffigurato seduto, con veste rossa e mantello marrone, il Vangelo nella mano sinistra e, accovacciato sulla destra, il leone. L’invetriato, nonostante si trovi molto in alto, emerge per il robusto e vivace plasticismo e per gli ampi panneggi, nonché per la nera barba e gli scuri capelli dell’evangelista, caratteristiche dell’arte di Fra’ Ambrogio, la cui tendenza ad ampiezza monumentale sembra stimolata dall’esempio di Fra’ Bartolomeo che aveva la sua bottega presso il convento di San Marco a Firenze.