Nella tradizione cristiana nel giorno dell’Ascensione si celebra l’ascesa al cielo di Gesù, ricordata quaranta giorni dopo la sua morte e resurrezione. Si tratta pertanto di una ricorrenza “mobile” (non cade sempre nello stesso giorno dell’anno) in quanto collegata alla data della Pasqua. La data dell’Ascensione del 2024 è giovedì 9 maggio. In Italia la ricorrenza non è riconosciuta come festività (fa parte delle cosidette “festività soppresse”) e pertanto la Chiesa Cattolica ne posticipa la celebrazione alla domenica successiva. L’episodio della salita di Gesù al cielo, è descritto nei Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli; è una festività solenne che celebra la conclusione della vita terrena di Gesù che con il suo corpo, alla presenza degli apostoli, si unisce fisicamente al Padre, per non comparire più sulla Terra fino alla seconda venuta (Parusìa) per il Giudizio Universale. E’ nel Vangelo di Luca che troviamo la descrizione più accurata dell’evento:” Poi li condusse fin verso Betania e alzate le mani, li benedisse. E avvenne che nel benedirli si staccò da loro e fu portato verso il cielo (XXIV,50-51). Ancora Luca negli Atti degli Apostoli, al capitolo iniziale (1,11) colloca l’Ascensione sul Monte degli Ulivi e aggiunge:” Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato tra di voi assunto fino in cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. L’episodio dell’Ascensione di Gesù al cielo trova anche in Casentino una sua raffigurazione in una grande tela conservata in deposito presso la Badia di San Fedele di Poppi. Si deve a Don Pasetto l’averla segnalata nel 1992 presso l’ex-cappella dell’Opera Nazionale Pensionati d’Italia a Poppi e sempre allo studioso si deve il ritrovamento del documento relativo alla commissione del dipinto che era destinato all’altare maggiore della chiesa del convento dei Cappuccini del Colle Ascensione di Poppi. Dal documento si evince che la committente era una nobile fiorentina, Caterina Gaetani, vedova di Torello Lapucci, fondatore del convento stesso, morto nel 1591. Il convento era stato fondato da Antonio da Montopoli per volere del Lapucci nel 1580 sul colle detto Tenzino (ossia delle tenzioni poiché abitato da briganti. Piace ricordare che sulla parete di una casa si leggeva in caratteri antichi una scritta relativa all’etimologia del nome: SONO TENZENOSA A CHI TENZONE OSA) rinominato dell’Ascensione nel 1586. La costruzione della chiesa terminò nel 1589 mentre i lavori di completamento del convento si protrassero fino al 1591. Il convento venne soppresso dal governo francese nel 1808. Il dipinto mostra qualche particolarità iconografica in quanto gli apostoli raffigurati sono undici invece di dodici, mentre sono presenti le figure di San Francesco e della Madonna non ricordate dalle fonti; tuttavia la presenza di Maria, incarnando la Chiesa, simboleggia la Chiesa stessa destinata a proseguire l’azione salvifica di Cristo nel Mondo; per quanto riguarda San Francesco è facile comprendere come la vicinanza della Verna abbia influito sulla scelta da parte della committenza devota al santo stimmatizzato. Il dipinto, restaurato nel 2001, è stato attribuito a Benedetto Veli (Firenze 1564 – 1639) allievo di Santi di Tito. Le caratteristiche stilistiche della pacatezza narrativa e del tono dichiaratamente sentimentale, dimostrano come il pittore si fosse adeguato ai dettami controriformistici in materia di raffigurazioni sacre. Fautore di una pittura didattica secondo i dettami della Controriforma e allo stesso tempo dolce e accomodante, quindi in linea con la devozione popolare, il pittore, protetto dall’Ordine dei vallombrosani cui apparteneva uno dei suoi fratelli, Don Tesauro Veli, si caratterizza per i timbri cromatici freschi chiari e limpidissimi, tipici della tradizione della bottega di Santi di Tito ma con l’aggiunta di una comunicativa semplice e dolce che rende inconfondibile la sua pittura.
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