Giorgio Renzi: “Mi autodenuncio: sono un ladro di stato!”

Riveviamo, e pubblichiamo, la lettera aperta di Giorgio Renzi
 
Confesso: ho anche io fatto parte della “casta” . Oddio, della “castina”. Ed ho “rubato” denaro pubblico! Ed oggi mi sembra giusto fare out-ing!
Nel mese di settembre sono stato chiamato dalla Provincia di Arezzo, prima con telefonata, poi con raccomandata, per un incontro urgente. Motivo: “il recupero delle somme percepite dagli ex consiglieri provinciali per le riunioni della Conferenza dei Capigruppo e dell’Ufficio di Presidenza.”
Che cosa era successo di cosi grave?
Nelle legislatura, anzi nella “consigliatura” (come va di moda dire oggi, con un neologismo orribile) 2004/2009 sono stato Consigliere provinciale e capogruppo. In quanto tale facevo parte della commissione dei capigruppo, prevista dallo Statuto dell’Ente, approvato regolarmente da tutti gli organismi competenti.
Come è noto, i Consiglieri provinciali non percepivano stipendi, ma solo gettoni di presenza alle sedute del Consiglio e delle Commissioni consiliari di cui erano componenti. Per le commissioni, se ricordo bene, erano 50 euro lordi a seduta.
Dopo cinque anni la efficiente e moralizzatrice Corte dei Conti ha scoperto, anzi ha deciso, che questi privilegi della casta non erano regolari, che la Commissione dei capigruppo non era una commissione consigliare legittima (pur essendo prevista dallo Statuto da anni..) e che le somme percepite andavano restituite.
Così, sempre con lettera raccomandata, la Provincia mi informava che dovevo restituire ben 117,45 euro (centodiciassette, non centodiciassettemila), che era la cifra netta complessiva che avevo percepito, al netto delle tasse che mi erano state ritirate alla fonte. Su questi 117,45, euro, poi, il sottoscritto aveva pagato ulteriori tasse al momento della denuncia dei redditi.
Ma la cosa non è finita qui. La corte dei Conti comunica che non andava restituita solo la cifra netta percepita, (sulla quale, come già detto, erano stati versato altri contributi), ma la cifra lorda, consistente in euro 154, 95. Insomma andavano restituiti anche i soldi che lo stato si era fin dall’inizio trattenuti. Obbligo, quindi, di versare entro otto giorni, ulteriori euro 37,50!
Questa sì che è serietà ed efficienza, lotta alla casta ed ai privilegi. Per questo devono aver abolito le province. Meno male che c’è l’occhio acuto e la mano lesta della Corte dei Conti a metter a posto le cose!
Poi non si dica che in Italia la burocrazia non funziona!
Mi sto solo domandando quanto percepiscano questi geni della Corte dei Conti per lavorare cinque anni per decidere che una commissione consiliare non era legittima, per chiedere di recuperare 117 euro, impegnando anche uffici della provincia, oltre ai loro, ed inviando raccomandate, costringendo anche a riunioni con relativi spostamenti in auto tutti gli ex consiglieri interessati.
Confesso che la reazione immediata era quella di rifiutarmi di effettuare il rimborso, aspettando che qualcuno mi facesse causa e mi arrivasse un decreto ingiuntivo. Poi ha prevalso il buon senso (visto che manca in altre parti) ed il rispetto per i funzionari della provincia, responsabili di questo grave abuso di erogazione illegittima di fondi pubblici a degli arricchiti consiglieri, tutto fatto in base a statuto e regolamento in vigore da anni e da nessuno prima messi in dubbio.
Ora finalmente ho pagato il mio debito. Il bilancio pubblico è salvo!
Giorgio Renzi
 
 

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