Eleonora Ducci e la chiusura del negozio a km zero di Rassina

Non rispondo mai agli attacchi che vengono da chi fa “informazione” (fra due belle virgolette…) in maniera scorretta e faziosa. Il motivo è semplice: non ho tempo né voglia per parlare con chi non vuol sentire. Questa volta tuttavia l’attacco è così malfatto e diretto alla mia persona che – a solo beneficio di chi ci legge – spenderò un po’ di tempo per delle precisazioni, che dovrebbero essere ovvie se solo uno – appunto – si disponesse ad ascoltare anche il punto di vista altrui.
Chi scrive, infatti, dovrebbe sapere bene che nella vicenda del negozio di prodotti a km zero di Rassina, il ruolo dell’Ente pubblico e degli amministratori che lo conducono si ferma ad alcuni aspetti: scegliere di promuovere le produzioni agricole di qualità attraverso azioni quali l’erogazione di contributi per chi ne favorisce l’accesso al mercato; verificare che i fondi erogati siano stati spesi correttamente. Dopodiché, quell’attività commerciale è una come tutte le altre, si accolla il rischio di impresa, propone al mercato la sua merce e cerca di sostentarsi come fanno tutti i commercianti, tant’è che il bando regionale da cui si sono attinti i fondi non prevede un tempo minimo di apertura dell’attività per l’erogazione del contributo. Forse una pecca, ma di certo non dell’Unione dei Comuni o della sottoscritta.
Può darsi che il mercato nella zona di apertura del negozio non sia ancora ricettivo rispetto a tali offerte? Forse altre proposte erano migliori e più gradite alla clientela? Su questi aspetti, io amministratore pubblico non devo e non voglio entrare. Magari questa vicenda potrebbe spingerci a fare azioni simili con ancora maggiore energia, se vogliamo promuovere i produttori e coltivatori locali, ma questo è un altro discorso.
Io mi limito a rilevare che quanto è stato fatto dall’Unione dei Comuni è andato nella direzione di sviluppare il mercato dei piccoli produttori locali, che i fondi che l’Ente ha erogato sono stati spesi e rendicontati correttamente. Nello specifico il progetto ha avuto due fasi: un corso di formazione sull’apicoltura e la coltivazione di erbe officinali e l’apertura del negozio suddetto, entrambe le fasi, come già detto, correttamente rendicontate dall’ente attuatore. Questo accanimento è grave soprattutto nei confronti di chi a questo progetto ci ha lavorato, dai tecnici al personale del gestore, tutti casentinesi.
Si obietterà che avrei potuto dire queste stesse cose rispondendo alle domande degli intervistatori della testata. A questo ho già risposto in apertura: non dedico il mio tempo a chi si pone in questo modo, spinto da ambizioni che non conosco e non mi interessano. Non risponderò neanche d’ora in poi a chi saprebbe bene come amministrare un Ente, saprebbe cosa scrivere nei Patti Territoriali, saprebbe come si fa un appalto per costruire una strada, saprebbe come si mandano avanti tutti i servizi pubblici e perfino come si gestiscono i negozi di frutta e verdura. Se uno si sente “tuttologo” e avverte il bisogno di diffondere certi articoli faccia pure, ma non ritengo debba ricevere la collaborazione degli amministratori publici.

Eleonora Ducci – Sindaco di Talla, Assessore dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino
Unione dei Comuni Montani del Casentino – Ufficio Stampa

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