Anniversario di S. Maria del Sasso Dal 1347 ad oggi, si rinnova il ricordo di un miracolo

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Il Santuario di Santa Maria del Sasso alla Vessa, nei pressi di Bibbiena, è a circa 20 km dalla Pieve di S.Pietro di Romena (del I secolo A.C.?), fondata su ara etrusca, dal Monastero dell’Eremo di Camaldoli (dell’anno 1012), fondato da S. Romualdo, dal Santuario della Verna (dell’anno 1213), fondato da S. Francesco. Questi sono luoghi di grande importanza spirituale , di bellezza della natura e di ricchezza di opere d’arte ivi presenti.
Romena, Camaldoli, La Verna e S. Maria del Sasso formano un “quadrilatero” spirituale unico, meta di fedeli da sempre. Si può essere fedeli o no, ma c’è da meditare se perlomeno 100.000 persone all’anno visitano questo quadrilatero, recitando lì almeno una preghiera. Solo nell’ultimo secolo (per tutto il 1900), si calcola che le persone che hanno varcato le soglie di questi luoghi sacri siano state più di 10 milioni!
La storia di S. Maria del Sasso inizia il 23 giugno 1347, era un sabato, quando una donna di Bibbiena, il cui nome non è stato tramandato, era andata a lavare i panni nel vicino torrente La Vessa. La donna aveva portato con sé la figlioletta di sette anni, Caterina. La bambina giocava in un campo vicino al torrente mentre la mamma era intenta al suo lavoro. Ad un certo momento Caterina vede ai piedi di un grande masso (oggi incluso nel Santuario) una signora “biancovestita”che le porge delle fave e le consegna il messaggio “Purezza e amore di Dio”. La bambina racconta tutto alla mamma che, però, pare non abbia dato importanza al fatto, comunque le dice di portare a casa le fave utili per la cena. A casa, nello sgranare le fave si accorgono che sono piene di sangue!
Si gridò subito al miracolo e tutta la gente del paese si recò alla Vessa, ai piedi di quel grande sasso indicato da Caterina. Da quel giorno il sasso fu luogo di venerazione per la Madonna.
Il segno di “protezione” del sangue fu capito l’anno dopo, quando una terribile peste decimò paesi e citta in tutta Italia, risparmiando Bibbiena ed il Casentino. Fu allora che il Vescovo Boso di Arezzo stabilì che quel luogo dovesse essere sacro e che vi si dovesse costruire una chiesa. Su quel Sasso sacro appare ancora oggi la targa posta a ricordo con la scritta “Anno Domini 1347, Baptistae vigilia apparuit hic virgo Maria” (Nell’anno del Signore 1347, alla vigilia della nascita di San Giovanni Battista, qui apparve la Vergine Maria). Fu nel 1435 che il Bicci di Lorenzo approntò l’affresco “La Madonna del Sasso” che trova posto sopra l’altare.
Da allora la Madonna del Sasso è la protettrice delle genti del Casentino che, a loro volta, ogni 23 giugno di ogni anno le dedicano una grande festa.

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Eugenio Milizia
Eugenio Milizia è nato a Serravalle di Bibbiena nel 1948, dopo la seconda elementare è emigrato con la famiglia a Roma. Qui ha studiato e lavorato fino al 2000. Si è laureato presso l’Università La Sapienza in Ingegneria, specializzato in “Informatica industriale – Safeware”. È stato Dirigente delle Ferrovie dello Stato fino al 1993, dirigendone il settore Ricerca & Sviluppo e avviando importanti progetti computerizzati per le Stazioni e per le linee Alta Velocità. Poi come consulente ha lavorato nell’industria ferroviaria ALSTOM a Bologna fino al 2010, contribuendo alla costruzione delle linee AV Roma-Napoli e Bologna-Firenze. Ha avuto incarichi di formazione professionale, scrivendo tre testi di grande diffusione nel ferroviario: “Elettronica Digitale e Microprocessori”, “Dizionario ferroviario” e “Progetti di Impianti ferroviari” (in uso nelle Facoltà di Ingegneria). Dal 2010 è in pensione ed è tornato ad abitare nella casa natale di Serravalle. Qui in Casentino da scrittore tecnico si è trasformato in scrittore di brevi racconti, di saggi e romanzi, fra i quali “I volontari ospedalieri di AR” e “Il Castello di Poppi s’è bruciato…”. È Giornalista pubblicista, ha collaborato con Casentino 2000 e dal 2015 collabora con Casentino Più.

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