Donne accorrete, bombelette al peperoncino per tutte!

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Immagine di repertorio

di Rossana Farini

Il sindaco del comune di Cascina (Pisa) Susanna Ceccardi, ha deciso di istituire un fondo per l’acquisto di bombolette spray al peperoncino per l’autodifesa “da regalare alle cittadine di Cascina che ne facciano espressamente richiesta”, si legge in un comunicato ufficiale. Non solo. La stessa prima cittadina ha deciso di installare cartelli in italiano ed arabo all’ingresso di ogni ufficio comunale aperto al pubblico con la scritta “l’Amministrazione Comunale di Cascina ripudia ogni forma di violenza sulle donne: tratta anche tu le donne con rispetto!”. I cartelli sono in italiano e in Arabo. Il sindaco ha commentato che l’iniziativa, è stata presa “dopo gli efferati stupri di Rimini e gli ultimi raccapriccianti casi ai danni di donne da parte di cittadini extracomunitari”.
Vorrei commentare il contenuto dell’iniziativa, prescindendo dal chi l’ha attivata pertanto non riporto il partito di appartenenza della signora, non mi interessa. Qualcuno dirà “Non vi va mai bene niente!”. In realtà ogni iniziativa che va nella direzione della tutela e del rispetto delle donne è beneaccetta. Quindi bene le bombolette al peperoncino, ci mancherebbe. Ma quello che in questo caso, come in tanti altri, mi ha lasciata un po’ basita è l’approccio al problema.
Il sindaco di Cascina, tra le altre cose, è donna e dovrebbe avere ben chiaro cosa significa discriminazione (più o meno velata), violenza, disparità di trattamento nella vita e nel lavoro. Dovrebbe avere ben chiara la situazione di mercificazione che la televisione e in generale tutti i media italiani fanno del corpo femminile, in ogni orario da anni. Dovrebbe avere anche fatto il conto – che molte di noi hanno invece perso – delle ragazze uccise solo in questo ultimo anno in Italia. Per non parlare delle violenze domestiche, psicologiche e fisiche, degli stupri. A tutto questo noi rispondiamo: “Donne correte, bombolette al peperoncino per tutte!”. Sarebbe come se volessimo fermare lo scempio perpetrato ai danni del nostro pianeta, regalando a tutti una bella scopa. Iniziativa buona, ma debole. Iniziativa di difesa, certo, ma assolutamente deficitaria, quasi infantile.
Mi dispiace dover dire alla stimata signora (che apprezzo molto per aver raggiunto il ruolo che ricopre) che i nostri problemi, parlo di quelli delle donne italiane e non solo, sono ben altri. Problemi profondi, sui quali non si mettono toppe superficiali. Problemi che parlano di educazione sui banchi di scuola, di formazione mancanti, di modelli sbagliati che si impongono fin da piccoli ai nostri figli e figlie. Ma questo sappiamo bene che proprio in Italia, è un tasto intoccabile. Quando qualcuno ha iniziato a parlare di educazione che vada a scalfire preconcetti legati al genere e cose simili, si è gridato allo scandalo, tirando fuori teorie gender e altri mantra, gridando alla blasfemia e tentando di dare in pasto al fuoco mediatico tutti coloro che hanno osato farlo. “L’uomo è l’uomo, la donna è donna!” e vada a farsi benedire ogni dia-logo. È così e basta. Eppure prima del peperoncino sugli occhi, qualcuno ci ha voluto mettere delle belle fette di prosciutto. Prima dello spray urticante viene l’educazione, la parola che crea rispetto, un rispetto profondo perché radicato nel nostro essere. Siamo lontani da tutto ciò, ma non lontanissimi. Sono una donna ottimista.
Poi c’è la scritta su tutte le porte di accesso agli uffici comunali che il sindaco di cascina ha fatto prontamente apporre dopo l’investimento in bombolette spray. Tradotta in due sole lingue, italiano e arabo. Somiglia a quelle enunciazioni colorate sui cestini dell’immondizia: “Rispetta l’ambiente”. Le donne sembrano altro, sì quell’altra parte del cielo. Poi… due sole lingue. Perché? Forse in quegli uffici entrano solo italiani e cittadini di lingua araba? Oppure significa che sono in Italia e in questi suddetti paesi la donna non viene rispettata? Purtroppo non è così e non è stato mai così nella storia, mi duole dirlo alla signora Sindaco. Veniamo da un passato feroce che ci ha abituate, col dolore, a tante ingiustizie e prevaricazioni soprattutto domestiche. La nostra cultura e quella dei paesi a cui è rivolta la scritta, sono profondamente diverse, non si può negare. Ma se apriamo la tv e ci mettiamo a guardare solo le pubblicità, come ha fatto qualche anno fa Lorella Zanardo, ci rendiamo conto che abbiamo dei grossi problemi. Non portiamo il burka, certo, ma ci educano, in un modo o nell’altro, ad essere “merce”.
Noi siamo un paese libero e sono orgogliosa di essere nata qui. Sono certa che i paesi del mondo arabo – oggi platea di vergognose guerre e di prigionie aberranti – non potranno essere “salvati” solo da accordi più o meno diplomatici tra uomini, né da guerre di liberazione (o conquista), ma avranno bisogno delle donne. Solo quando il loro corpo sarà libero, non sarà più terreno di conquista politica, allora qualcosa cambierà. Non perdiamo la speranza.
Io propongo un cartello con la frase di Eleonor Roosevelt: “Nessuno può obbligarti a sentirti inferiore senza il tuo consenso”. Qui ci potremmo incontrare e parlare in tutte le lingue del mondo, di cosa dovremmo fare per un futuro migliore per tutti.

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