Addio a Don Carlo: il ricordo di Andrea Verdi

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Di Andrea Verdi

Carissimo don Carlo,

ancora una volta sei stato capace di riunirci per fare festa.
Ancora una volta sei stato capace di essere al centro del bene, di un grande bene collettivo, sapiente animatore di una bellezza condivisa.

Come la tua presenza solare ha scandito la vita della nostra comunità, il suono delle campane a festa scandisce un saluto che ha il sapore dolceamaro della tenerezza e della profonda gratitudine.

Eppure, devi sapere che questa non è la tua ultima presenza in mezzo a noi, perché le tracce che hai lasciato in ognuno restano incancellabili.

La tua… è la nostra storia, ed è una storia piena di colori.

Tu sei oggi con noi come ci sei stato in ogni nostro momento, per celebrare le gioie e i dolori delle nostre famiglie, prima con il rito e poi con il sorriso… e con l’affetto del tuo abbraccio sincero e caloroso.
Non era festa se non c’eri tu, con la tua risata fragorosa che rivelava tutta la tua passione per la vita.

La tua è sempre stata una presenza rumorosa e la tua assenza – che è solamente fisica – non può che essere rumorosa.

Hai saputo rappresentare per noi un punto di riferimento morale e materiale, la nostra stella polare.

La tua vita resta con noi.
Resta con noi l’esperienza della tua missione: una vita dedicata a Dio e agli altri.
Resta con noi l’insegnamento del tuo spirito di sacrificio, che ti ha portato generosamente ad esserci sempre e con tutti.
Resta con noi la tua risata, più contagiosa di qualsiasi virus.
Resta con noi la tua goliardia, con quegli scherzi geniali capaci di far impallidire i protagonisti del film Amici miei.
Restano con noi il tuo tifo appassionato per la Fiorentina.
Resta con noi l’esempio del bene che hai compiuto nel silenzio.
Resta con noi la tua amicizia fraterna e delicata con don Gianni, stimolo formidabile per tutti noi a valorizzare le relazioni.
Restano con noi le sudate per spingere il pulmino delle suore che arrancava in salita rendendo indimenticabile il viaggio.
Restano con noi le girate in 8 sul Maggiolino verde con i vetri fumé.
Restano con noi le tue omelie, le amnesie esilaranti e i tuoi celebri giochi di parole con le ripetizioni retoriche come ‘nel segno di’.
Resta con noi la presenza continua, il tuo non tirarti mai indietro e il tuo non risparmiarti mai.
Resta con noi la tua umiltà, segno di saggezza.
Resta con noi il valore del prendersi cura dell’altro, come il tuo restare sempre accanto ai malati.
Resta con noi l’esperienza di una vita preziosa che profuma di bene.

Hai sempre amato le sfide, a cominciare dall’arrivare cappellano da pratovecchino a Stia, restando autorevole e stimato dai cittadini di entrambi i Comuni. Con la tua acuta lungimiranza, per primo con il tuo impegno hai unito i nostri paesi.

Profondamente innamorato di Dio, hai rappresentato dal primo all’ultimo giorno quello che nell’immaginario di ognuno è il vero parroco.
Visto dall’esterno, qualcuno ti poteva definire un semplice prete di campagna… o forse si potrebbe dire… di Campigna.
Invece eri ben altro grazie alla forte personalità, alla tua intelligenza finissima, al tuo carisma, al tuo impegno anche di natura politica espresso sempre senza nasconderti (avresti potuto tranquillamente fare il consigliere politico ad alto livello), alla capacità di visione e di analisi degli scenari sociali anche internazionali, alla genialità con cui sapevi portare continue innovazioni: una fucina di idee a volte controcorrente portate avanti con coraggio e affrontando le critiche che sono tipiche dei piccoli centri.

Hai saputo lanciare tanti segni.
Quante cose hai fatto assumendotene la responsabilità.
Sei sempre stato iperattivo: basti pensare allo sport che usavi come mezzo di coinvolgimento dei giovani così come i viaggi sulle Dolomiti o a Mirabilandia, ma anche ai tanti viaggi per gli adulti nei luoghi della fede: questo per te rappresentava la base della tua pastorale perché valorizzava lo stare insieme e il fare cose insieme che oggi viene così messo in crisi nella società della digitalizzazione e del distanziamento sociale.

Come i genitori si fidavano di te e ci affidavano a te, così tu ti sei fidato di noi e ci hai affidato ruoli e responsabilità che nessuno ci avrebbe affidato.
Prendendoti continuamente enormi responsabilità, hai creato un oratorio viaggiante e a molti di noi hai regalato l’occasione di fare per la prima volta una vacanza senza i genitori e di assaporare il profumo della vita affinché potessimo arricchirci nel confronto con il nuovo e il diverso.

Con altrettanto senso di responsabilità hai saputo far sentire ciascuno accolto regalandoci l’esempio di una Chiesa veramente aperta a chiunque, nel segno dell’insegnamento cristiano: oltre all’aiuto a chiunque si trovasse in difficoltà portato attraverso la Caritas, basti pensi alle celebrazioni laiche che hai ospitato, basate sul convincimento che il valore umano sia indipendente dalla fede.

Hai saputo lanciare tanti segni ma hai anche lanciato tanti sogni.
Hai fatto tanto – pensiamo ad esempio alla tenacia per mantenere aperto l’asilo come servizio irrinunciabile per le famiglie – ma non meno importante è ciò che hai saputo ispirare e ciò che hai lasciato fare, dando fiducia a noi, ai tuoi ragazzi, alla tua comunità. Quante cose belle hai fatto nascere e crescere: associazioni, viaggi, esperienze di impegno sociale come l’ospitalità degli orfani del Villaggio Pestalozzi – oggi così difficile anche solo da immaginare eppure così necessaria e utile per tutti noi – con la quale hai saputo unire, coinvolgere e animare tutto il Casentino fiesolano e oltre.

Assumersi responsabilità e dare fiducia sono atteggiamenti oggi profondamente educativi e rivoluzionari.

Sei stato sempre avanti, modernissimo, un geniale innovatore e al contempo rispettoso delle tradizioni che con il devoto e creativo aiuto di Simone hai saputo esaltare e rinvigorire.

Nel prenderti a cuore la tua gente, non hai mai dimenticato di essere umano, con le tue forze e le tue debolezze e per questa tua onestà sei stato capace di essere riferimento credibile per più generazioni.

Ma soprattutto, sei stato vincente nella sfida più grande: la quotidianità. Non è troppo difficile brillare nell’eccezione di un momento di celebrazione sotto i riflettori, ma lo è molto di più restare riferimento nell’impegno faticoso e poco visibile della quotidianità silenziosa.

Sta scomparendo una generazione irripetibile, ma con la tua partenza fisica non si spegne la tua luce che ci lasci in eredità passandoci la palla: tu sei arrivato fra noi per essere un esempio da ripetere per il bene comune.

L’esserci continuamente vicini ti ha reso immortale nei nostri cuori. Tu ci hai fatto tanto bene.

La tua vita non finisce oggi, perché come Giovanni Paolo II – che tanto amavi – tu non hai mai avuto paura delle sfide della vita e noi oggi riceviamo quella palla e la calciamo con forza e coraggio verso il futuro.

Sei stato un grande e noi ti salutiamo in un giorno di sole, bello e luminoso come l’espressione che abbiamo ogni volta incontrato sul tuo volto.

Mai un grazie è stato più sincero e giusto di quello che ti rivolgiamo oggi.

Come tu sei stato con noi sempre, noi siamo con te, per sempre.
Andrea

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