E’ un progetto di valorizzazione artistica della vallata casentinese quello ideato dallo storico d’arte Michel Scipioni. Il primo incontro si terrà venerdì alle 21,30 nella Propositura di Bibbiena, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza delle bellezze storico-artistiche, troppo spesso trascurate e non valorizzate, del patrimonio locale. L’introduzione della serata sarà curata dallo stesso Scipioni e verrà seguita dalla storica dell’arte perugina Gioia Orsini Federici, che più volte si è interessata all’arte aretina, a partire della sua tesi di laurea dedicata alla celebre famiglia dei Lappoli, artisti che lavorarono (soprattutto Giovan Antonio) anche entro i confini bibbienesi.
La Propositura di Bibbiena, dedicata ai Santi Ippolito e Donato, sorge su un’antica preesistenza medievale, ovvero il castello della Famiglia Tarlati, distrutto dopo la battaglia di Campaldino (1289). L’attuale edificio conserva nei portali e nelle finestre elementi del precedente impianto gotico. La chiesa, in origine affrescata e restaurata da poco, presenta al suo interno opere notevoli, tra le quali la grande Croce dipinta, attribuita al Maestro di San Polo in Rosso (XIV sec.), una scultura lignea policroma raffigurante la Madonna in trono con Bambino (XIV sec.). I veri capolavori della chiesa, oggetto di questo primo incontro, sono tre: la quattrocentesca Madonna con Bambino in trono e angeli di Arcangelo di Cola da Camerino, la Madonna in trono con i Santi Ippolito, Giovanni Battista, Iacopo e Cristoforo di Bicci di Lorenzo (1435) e la Madonna con Bambino e i Santi Michele e Antonio Abate di Iacopo Ligozzi (1600).
La Madonna in trono eseguita dal pittore marchigiano Arcangelo di Cola, va collocata nel periodo della sua tarda attività, pochi anni prima del suo ritiro a Camerino e della morte, avvenuta poco dopo il 1430, e presenta suggestioni da Masaccio e Beato Angelico. L’altro capolavoro, la Madonna in Trono e Santi è di Bicci di Lorenzo: la sua famiglia fiorentina dirigeva un’importante bottega artistica dalla quale escono dipinti destinati ad una committenza del calibro dei Medici. E’ sua infatti la decorazione ad affresco (oggi distrutta) con il ciclo di “Uomini Illustri” a Palazzo Medici Riccardi e altre pale collocate in importanti chiese di Firenze (Santa Trinita, Santa Lucia dei Magnoli, San Salvi). In terra casentinese troviamo quattro sue opere: una è custodita a Stia, una a Santa Maria del Sasso, una a Cetica e una in Propositura. I dipinti di Lorenzo dimostrano una chiara aderenza allo stile del Gotico Internazionale, sull’esempio di Lorenzo Monaco e Gentile da Fabriano, in particolare, il polittico di Bibbiena è notevole non solo dal punto di vista della maestria pittorica, ma anche per la complessa architettura che incornicia le figure, sormontata da pinnacoli originali.
Ultimo capolavoro che adorna la Propositura è la tela seicentesca di Iacopo Ligozzi, raffigurante una Madonna con Bambino contornata dagli angeli e da due Santi, con uno sfondo che mostra forse proprio la cittadina dei Tarlati. Il Ligozzi è uno dei maggiori rappresentanti del Seicento fiorentino, nasce a Verona ma diviene ben presto famoso e viene chiamato dal granduca Francesco I de Medici, per il quale decora anche parte della Tribuna degli Uffizi. Intraprende poi la via di artista indipendente ed esegue moltissimi dipinti sparsi per la Toscana ed anche fuori regione, è infatti nota la sua collaborazione nelle imprese artistiche sotto l’egida della famiglia Gonzaga.