Badia Prataglia, lettera di una professoressa ai suoi ragazzi

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Alla mia III C di Badia Prataglia

Vorrei vedervi volare… Vorrei concludere quest’anno scolastico con il vostro esame. Invece no. Ci sarà, tra me e voi, lo stesso schermo che ci ha uniti e divisi per mesi difficili e lunghissimi. Vi ascolterò da lontano esporre un lavoro di cui conosco ogni piega, ogni virgola, perché lo abbiamo ideato, pensato, discusso così come ogni altro lavoro… INSIEME.
Siete i miei sei (sette con quello che si è trasferito a Roma) nani (ovviamente, tutti più alti di me), anche se io tutto sembro meno che Biancaneve. Eppure, come in quella favola, mi avete accolta subito, con calore e affetto, nonostante la mia eccentricità, che cozzava col mio rigore…non vi siete lasciati spaventare. Siete belli, siete forti, cresciuti per fortuna nella vostra individualità, rafforzando i vostri pregi, controllando i vostri difetti. Mi avete dato tante soddisfazioni, solo in pochi momenti due o tre (indovinate chi?) di voi hanno rischiato di finire stesi sul bancone del Bar Impero direttamente dalla finestra del primo piano… ma anche quello fa famiglia, fa parte della regola di essere sempre noi stessi, nel rispetto degli altri.
Volerete comunque, volerete lontano, ognuno col proprio volo, aquile, polli, passeri, pinguini e struzzi. E forse in quel volo, mi capiterà di incontrarvi di nuovo, lo spero. Perché so già che mi mancherete, più del solito, perché il distacco, e il saluto, non c’è stato. Ma una cosa voglio che la sappiate anche voi: avete segnato, in modo indelebile, il momento più bello della mia avventura di insegnante, quello della rinascita, dell’entusiasmo ritrovato, della forza di lottare per quello in cui si crede, di rinunciare alla sicurezza per non piegarsi a compromessi con la propria coscienza. Se vi ho insegnato 100 ( 80?, 60?) ho imparato 1000.
Vi ringrazio ragazzi, e ringrazio i vostri genitori per la fiducia che non ho mai sentito venire meno in me, e nei miei metodi di insegnamento, non sempre ortodossi, per la sincerità nei rapporti, per quella alleanza educativa che rende una scuola una scuola buona.
Non vi ho dato la soddisfazione di vedere la Cenni che piange, ma sono sincera, lo sto facendo.
Un abbraccio, ragazzi, tenete duro… ci vediamo su Meet.
La Cenni
P.S. Che vi voglio bene ve l’ho detto?

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