A Santa Maria del Sasso sono stati scoperti due capolavori che verranno restaurati ed esposti
BIBBIENA. E’ stato l’amore per l’arte e per la nostra terra a portare uno storico dell’Arte – Michel Scipioni – a riscoprire nel complesso di Santa Maria del Sasso, due opere di inestimabile valore che, l’amministrazione ha deciso di restaurare anche con la partecipazione della Provincia Domenicana Romana di Santa Caterina da Siena e altri sponsor privati.
Si tratta di due tele, una di Pietro Paolini e l’altra di Pier Dandini.
La tela di Pietro Paolini è, senza dubbio, uno dei più grandi capolavori di arte seicentesca ritrovati in Toscana negli ultimi decenni. Inoltre è dall’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso che al catalogo del Paolini pittore lucchese, non si aggiungono altre opere. “Il riconoscimento e lo studio dell’opera è stato sicuramente avvincente, perché nessuno si era mai accorto della qualità di questo dipinto, che si trova ricoverato in un piccolo ambiente che le monache del Sasso chiamano affettuosamente “Corino”, perché da questo ambiente esse possono assistere alla funzioni celebrate nel sottostante coro della chiesa”, commenta lo storico dell’Arte Scipioni. L’attribuzione stilistica a Pietro Paolini è palese, ma può essere avvalorata anche da un documento, recentemente rinvenuto nel manoscritto segnato come le Croniche e conservato nell’Archivio del Monastero di Santa Maria del Sasso a Bibbiena.
Di grande valore anche la seconda tela. “Secondo la biografia “ufficiale” di Pier Dandini compilata dallo storico Giovanni Targioni Tozzetti, il pittore Pier Dandini eseguì – stando alle Cronache del monastero domenicano di San Giorgio di Lucca – per l’altare «della chiesa (esterna)» di San Giorgio, un dipinto che raffigurasse i «15 misteri (del Rosario) e la figura principale del quadro fosse la Ssma Vergine che con il Bambino porga il rosario al padre S. Domenico e a S. Caterina», commenta Scipioni. La pala d’altare, recentemente riscoperta, è stata recentemente pubblicata nella rivista Paragone, uno dei punti di riferimento per la critica d’arte in Italia.
La tela è di notevoli dimensioni (cm 285 x 205), e si trova oggi custodita nell’ingresso del monastero di Santa Maria del Sasso a Bibbiena e riversa in pessime condizioni di conservazione.
Il progetto prevede il restauro completo delle due opere, la loro esposizione (con relativo allestimento) in due momenti diversi presso Palazzo Niccolini a Bibbiena Si aggiunge ad ognuno dei due eventi un catalogo che mostri la storia delle opere, la loro iconografia e le varie fasi dei restauri e una ricca documentazione fotografica. Ogni opera restaurata verrà presentata attraverso un’inaugurazione ed una conferenza di studiosi, e rimarrà in esposizione presso Palazzo Niccolini fino alla fine del restauro della successiva.
L’Assessore e Vice sindaco Francesca Nassini commenta: “Una riscoperta a cui non potevamo rimanere indifferenti; si tratta, infatti, di opere uniche che non possono essere lasciate all’incuria del tempo e soprattutto devono essere rese note, fatte fruire nel loro splendore e messaggio da tutti i cittadini. Questo percorso fa parte di un più ampio progetto che ho nelmcassetto da tempo, ovvero quello di riportare alla luce tutti i capolavori sconosciuti nascosti nelle nostre chiese e renderli fruibili”.
Il santuario di Santa Maria del Sasso è un vero e proprio scrigno di tesori artistici che non sempre si è potuto, nel tempo, riscoprire, anche per la vastità del complesso architettonico. Mentre il Santuario è di libero accesso per i fedeli, l’ingresso al Monastero claustrale femminile è severamente irreggimentato e richiede particolari autorizzazioni. Probabilmente anche per questo la moderna critica d’arte ha sempre trascurato il patrimonio di spettanza del monastero – e quindi delle monache domenicane – lasciando ampio margine a nuove ricerche.
Si è così scoperto che i beni artistici e librari che oggi troviamo entro il Monastero di Santa Maria del Sasso, provengono in realtà dagli ambienti di tre comunità femminili che si trovavano entro le mura della città di Lucca: San Domenico, San Giorgio e Santa Caterina.
Dopo varie traversie le monache da Lucca si trasferirono a Bibbiena nel 1927, in una parte a loro riservata nel santuario bibbienese di Santa Maria del Sasso. In questo ultimo spostamento portarono con sé alcune delle opere a loro più care, fra le quali appunto anche le tele protagoniste di questo grande progetto di recupero: le due stupende Madonne del Rosario di Pietro Paolini e Pier Dandini.
Le recenti ricerche condotte dallo storico dell’arte casentinese Michel Scipioni con la collaborazione dei frati e monache domenicane del Sasso, complice anche un’attenta lettura delle Cronache sia di San Giorgio – queste conservate all’Archivio di Stato di Lucca – che di San Domenico – oggi a Santa Maria del Sasso – hanno permesso di svelare gli autori di questi due dipinti, che allo stato attuale possiamo certamente considerare come i maggiori capolavori dell’arte in provincia di Arezzo fra Sei e Settecento e senza dubbi del Casentino.
Michel Scipioni spiega: “Entrambe le tele raffigurano un tema particolarmente caro alla devozione domenicana: quello della Madonna del Rosario, ma mentre la tela del Paolini nella sua maggiore semplicità si concentra emotivamente sulla splendida figura di san Domenico, della Madonna e del Bambino, quella del Dandini – più tarda quasi di un secolo – appare arricchita della presenza di santa Caterina da Siena e da quindici globi che rappresentano altrettanti misteri del Rosario”.