Più volte, occupandomi di questa rubrica, mi sono chiesta di che cosa avrei potuto parlare e spesso ho faticato a trovare una risposta immediata. Infatti, nonostante io pensassi di conoscere il Casentino, in realtà, mi rendo conto, di volta in volta, di conoscerlo sempre meno. Ogni ricerca mi fa scoprire sempre cose nuove di grandissima bellezza e importanza (che a loro volta se ne portano dietro tante altre).
Mi domando, infatti, come questi luoghi, poco conosciuti e di conseguenza poco valorizzati, possano essere riportati all’interesse comune, specialmente degli abitanti di queste zone, che sono i primi, prendendo coscienza di quello che caratterizza il loro territorio, a poter intervenire per promuovere e tutelare quello che li circonda.
Spero quindi che, anche questa volta, questo piccolo racconto su Salutio e la sua chiesa, vi possa lasciare almeno un po’ di curiosità e voglia di scoprire luoghi dei quali ignoravate l’esistenza, ma che da sempre sono celati tra i boschi, le colline o le pendici del nostro bel Casentino.
Salutio e il castello
Salutio è una piccola frazione nel comune di Castel Focognano, sulla strada a metà tra Talla e Rassina. Ad oggi si divide in due parti: quella più antica con il borgo, la chiesa e il vecchio Castello, e quella nuova, principalmente residenziale. Il borgo si sviluppa in discesa, partendo dalla chiesa fino alla strada. In alto troviamo quello che in passato era stato il castello ma che ad oggi è stato trasformato in un gruppo di case. Fu fatto edificare nel XII secolo e, come molti altri castelli casentinesi, fu probabilmente utilizzato come baluardo per il controllo della strada che, passando dalla Crocina, portava dal Casentino in Valdarno. Successivamente, nel XIV secolo, passò in mano ai fiorentini per poi essere da questi distrutto dal momento veniva usato come luogo di riparo per i pericolosi fuoriusciti della repubblica.
Nel XVI secolo, infine, fu ricostruito dai conti Teri, importante famiglia salutiese che abitò qui fino all’800. Da questo momento viene poi diviso e trasformato in villa con annessi dei casali. Dell’antico castello oggi rimangono soltanto le arcatelle e i loggiati. Lo troviamo però rappresentato, in quella che doveva essere la sua forma originale, all’interno del dipinto della Madonna del Rosario di Michelangelo Vestrucci, conservato nella chiesa.
Altro edificio di cui fare menzione è sicuramente palazzo Giuliani, dal nome della famiglia di cui è proprietà, che troviamo in paese, lungo la strada provinciale. In passato fu residenza della famiglia Porcellotti di cui un importante membro fu il pievano Pietro, autore della prima guida storico-culturale del Casentino.
La chiesa di San’Eleuterio
Giungiamo alla descrizione della chiesa di Sant’Eleuterio, il vero gioiello del paese di Salutio. Forse per le sue modeste dimensioni, per la facciata poco accogliente o per l’ubicazione fuori dalla strada principale, è sempre stata poco nota a tutti, persino agli studiosi. L’importanza di questo luogo deriva, infatti, dal patrimonio artistico conservato al suo interno, che spazia in molti secoli di storia. Soltanto negli ultimi anni sono stati portati avanti degli studi più approfonditi che hanno visto protagonista la chiesa e le sue opere d’arte. Parliamo un po’ della sua storia: venne fondata in epoca pre-longobarda, probabilmente già nel 400 d.C. e intitolata a Sant’Eleuterio, nome dal quale proviene, probabilmente, quello di Salutio. Venne poi ricostruita tra l’XI e il XIII secolo, in stile romanico con navata unica. Uno stile estremamente semplice, in pietra, che vediamo tutt’oggi. Una particolarità riguarda la parte finale della chiesa, non caratterizzata da un abside ma da una paramento murario continuo, realizzato con conci di arenaria e con due aperture a monofora.
Poco dopo la ricostruzione, nel XV secolo, fu realizzata l’opera più importante della chiesa: l’affresco con l’Annunciazione e Stimmate di San Francesco, che troviamo a circa metà della parete destra, guardando verso l’altare. Il lavoro è stato attribuito a Mariotto di Cristofano, notevole e innovativo artista valdarnese dei primi decenni del ‘400. Molti ritengono che fu anche il primo maestro di Masaccio, di cui era cognato. La scena si caratterizza con una divisione degli spazi grazie alla costruzione pittorica di un’architettura (la casa della Vergine) che separa in tre il dipinto: sulla destra l’Arcangelo Gabriele, al centro Maria e la colomba (lo Spirito Santo) e a sinistra due santi, identificati come Pietro e Paolo. Probabilmente, nella parte destra vicino all’angelo, si trovavano altri due santi, oggi andati perduti.
In alto, nella lunetta, troviamo la scena delle Stimmate di San Francesco, episodio avvenuto pochi secoli prima alla Verna, non distante da questi luoghi, e quindi probabilmente ancora molto sentito. Dell’affresco, oggi, si sono perse le parti più importanti, ovvero il volto di Francesco, quello di frate Leone e il Cristo serafico. Essendo le parti pittoricamente migliori, si pensa possano essere state vendute. L’affresco si trova in stretta relazione con la struttura oggi posta dietro l’altare maggiore, la parte centrale della quale, doveva trovarsi sulla parete destra e costituire una cappella destinata ad accogliere proprio l’Annunciazione. Successivamente è stata ampliata con due archi ogivali per poter coprire tutta la parete di fondo della chiesa. La chiesa vedrà nel 1600 un altro momento di fioritura per le commissioni d’arte. In questo periodo, infatti, il pievano Tero Teri (della nobile famiglia di Salutio) farà realizzare da Michelangelo Vestrucci, la Trinità e santi. A questo artista verrà commissionata, l’anno successivo, nel 1619, anche la Madonna del Rosario, che troviamo sull’altare in pietra, sempre sulla parete destra.
Infine alla metà del secolo viene realizzata, da Tommaso Gorini, la Circoncisione di Gesù, che è posizionata proprio davanti alla Madonna del rosario. Nel 1800, infine, per volere del pievano Porcellotti, verranno apportate alla chiesa altre importanti modifiche. È in quest’occasione che la cappella viene smontata, sistemata sopra all’altare maggiore e ampliata con altre due campriate laterali. L’affresco di Mariotto di Cristofano venne invece coperto dalla tela della Trinità, tolta dalla sua edicola lignea. Soltanto i lavori del 1990 porteranno nuovamente alla luce l’affresco con l’Annunciazione.
Santa Maria del Bagno
Un altro luogo nelle vicinanze di Salutio, poco conosciuto ma di grande importanza, soprattutto in passato è Santa Maria del Bagno. Veniva così chiamata perché lì vicino si trovava una fonte con proprietà considerate curative e miracolose. Per questo motivo fu meta di moltissimi pellegrinaggi. In questo posto totalmente immerso nel verde e nella tranquillità furono costruite anche un convento e una chiesa custodite dai francescani.