Educazione e recupero comportamentale
Educatore, addestratore, tecnico di recupero comportamentale, grande appassionato di cinofilia, questo e tanto altro è Riccardo Solei, titolare del Centro Cinofilo Casentinese, centro professionale che offre servizi di educazione e rieducazione, preparazione sportiva anche finalizzata alle competizioni, addestramento cani da assistenza. «Nella definizione del percorso educativo è necessario partire dall’ascolto delle problematiche espresse dal proprietario e dall’anamnesi del cane (età, storia, atteggiamenti) per capire su quali aspetti lavorare, l’attività di educazione resta abbastanza standard ed è mirata ad avere il cane sotto controllo – spiega Riccardo – Diverso è il caso del recupero comportamentale che prevede l’intervento su atteggiamenti patologici che rendono impossibile la convivenza, come per esempio l’aggressività, che di per sé non è una patologia ma una caratteristica naturale del cane, cioè una reazione che il cane percepisce come “corretta” in risposta a una determinata situazione. In questo caso è necessario prima di tutto capire cosa scatena il comportamento indesiderato, valutando le modalità di gestione, eventuali problemi di salute, fattori esperienziali. Il cane va quindi capito e, rispettando i suoi tempi, si deve iniziare a interagire con l’obiettivo di ridurre, fino ad eliminare, le reazioni non accettabili».
«La difficoltà maggiore che manifestano gli utenti del Centro è di non comprendere le reazioni del proprio cane e non riuscire a fargli capire cosa si aspetta da lui. Questo grande malinteso nasce da due fattori – prosegue Riccardo – Il primo è che difficilmente quando si sceglie un cane si fa una valutazione che va al di là delle sue caratteristiche fisiche, senza considerare che ogni razza è frutto di un lavoro di selezione mirato a sviluppare determinati fattori legati all’utilità del cane (la caccia, la guardiania, lo sport e purtroppo anche il combattimento). Per questo il Centro offre servizi di consulenza preadozione mirati a capire quale cane, per età, razza, caratteristiche caratteriali, meglio si adatta al sistema famiglia in cui sarà inserito. Il secondo riguarda il sistema di comunicazione che è completamente diverso rispetto a quello umano: i cani non parlano, nel senso che nella comunicazione tra cani la vocalizzazione è quasi sempre ridotta al minimo e ogni utilizzo della voce (abbaio, uggiolio, ringhio), è strettamente codificato e ha un significato inequivocabile. Allo stesso tempo ci sono altri fattori, altrettanto chiari nella comunicazione tra conspecifici, estremamente più comprensibili come per esempio la postura e il movimento nello spazio. L’educazione è quindi un percorso che parte dal proprietario, è a lui che va insegnato come interagire nel rispetto della natura del cane: «I tempi dipendono da quanto impiega il proprietario a capire come dialogare col suo amico a quattro zampe, prima bisogna imparare a chiedere, poi si può chiedere. Al Centro lavoriamo a livello filogenetico, trasmettendo al cane le regole del “branco” in cui è inserito e dandogli un’idea chiara di quello che è il suo ruolo in quel branco».
Lo scopo del Centro è quindi la diffusione di cultura cinofila sul territorio: la creazione di relazioni sane tra cani e proprietari non può prescindere dalla conoscenza profonda del cane e delle sue modalità di interazione e proprio questa conoscenza è lo strumento principale del percorso educativo. «Mi preoccupa peraltro l’aumento di episodi di aggressione che si leggono sui giornali – conclude Riccardo – spesso in questi casi si tende ad etichettare il cane come cattivo, ma quasi sempre, approfondendo la notizia, si scopre che di cattiva c’era solo la gestione del cane. Per essere chiari, se il cane tira, abbaia in maniera eccessiva, chiede cibo a tavola, magari si vive male ma si vive, però se il cane in determinate situazioni ringhia o mostra segni di indocilità bisogna immediatamente intervenire in modo che questi atteggiamenti non degenerino. Le persone non credono mai che i loro cani possano arrivare a certe situazioni, ma a mio avviso è necessario comprendere che prima dell’amore ci sono le regole che servono a permettere una convivenza pacifica».