Compiti per le vacanze? No, grazie…

Di Patrizia Dimiccoli


Durante l’estate, quando tutti vogliono godersi il guadagnato riposo, a rovinare la festa ci sono sempre i troppi, pochi, noiosi o addirittura inutili compiti per le vacanze, che rappresentano un ostacolo al relax e al divertimento.
In estate, genitori e insegnanti si dividono tra  favorevoli e contrari ai compiti: i primi li ritengono utili, se non necessari, perché rappresentano un’occasione per ripassare e consolidare gli apprendimenti, un buon momento per recuperare le lacune accumulate e uno strumento per non disabituarsi alla routine di studio e all’impegno.
I secondi pensano che le vacanze servano a riposare, perciò obiettano che i compiti dati in estate sono una vera contraddizione in termini, giacché le vacanze sono tali, o dovrebbero esserlo, proprio perché affrancano dagli impegni lavorativi.
D’altronde nessuna categoria di lavoratori accetterebbe di svolgere compiti professionali durante le ferie.
Per molti specialisti dell’educazione e della didattica i compiti per le vacanze non devono essere utilizzati come forma di intrattenimento estivo per i bambini.
Essi hanno il diritto di godersi un momento di pausa dall’impegno dello studio, soprattutto quando hanno affrontato un anno scolastico difficile e poco proficuo. A sostegno di questa posizione c’è anche da considerare la frequente generazione di conflitti sorti tra bambini e genitori a seguito dei compiti delle vacanze, facendo perdere l’occasione di fare delle ferie un momento di maggiore unione della famiglia.
I compiti delle vacanze non sono utili per i bambini con difficoltà di apprendimento. Questi alunni, già stanchi per lo sforzo compiuto, non hanno la capacità di superare gli insuccessi senza l’aiuto dell’insegnante e del supporto del gruppo classe. Di frequente gli stessi compiti non sono personalizzati: ed è poco utile fare esercizi che non sono stati adattati alle caratteristiche individuali.
Alcuni scolari dedicano i primi giorni di vacanza per eseguire tutti i compiti in modo da liberarsi da essi e godersi l’estate senza preoccupazioni; altri li rimandano continuamente e si trovano a settembre con tutto da fare. In entrambi i casi viene annullato il senso del ripasso, del recupero e del rinforzo.
Gli studenti si sentiranno gratificati quando, al rientro a scuola, l’insegnante correggerà i compiti svolti durante la pausa estiva premiando l’impegno con un bel voto. Tuttavia, è irrealistico pensare che la correzione di tutto il lavoro svolto in tre mesi possa essere efficace, specialmente se effettuata a distanza di tempo dalla loro esecuzione. È oltremodo importante considerare che gli errori ripetuti nel tempo, senza una tempestiva correzione, possono consolidarsi e diventare più difficili da correggere.
Per superare la paura di perdere le conoscenze durante le vacanze e abbracciare il relax all’insegna del divertimento, è importante cambiare prospettiva. Si consiglia di lasciare agli studenti lo spazio per la scoperta delle passioni attraverso varie esperienze come praticare sport, dedicarsi a hobby, cucinare, leggere per piacere, imparare una lingua straniera, scrivere, viaggiare, fare nuove amicizie, osservare l’ambiente circostante e coltivare la creatività.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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