La Primavera, L’Estate, l’Autunno. E tre diverse occasioni di visita ad alcuni gioielli del patrimonio storico-artistico casentinese.
Accolti dai loro custodi: la famiglia Montini
Conosciamo personalmente Andrea Montini in occasione della giornata ASDI 2017 (Associazione dimore storiche italiane) nel Maggio scorso, durante una visita ai palazzi storici di Bibbiena. ASDI annovera tra gli associati prestigiose dimore storiche private, di grande fascino, le cui porte vengono periodicamente aperte alla vista e al godimento di tutti. Per la gioia degli amanti della storia dell’arte, ma anche dell’architettura e del costume. Sì perché queste dimore si rivelano sempre dei piccoli scrigni: oltre all’indiscutibile valore architettonico che presentano infatti, contengono un patrimonio di oggetti, arredi, suppellettili, che nel raccontare la vita, la quotidianità, i riti, le tradizioni delle famiglie proprietarie, mostrano ogni volta altrettanti spaccati di costume. E narrano di storie private. Ma che, inevitabilmente, si intrecciano con le vicende e i personaggi pubblici che questi luoghi hanno spesso ospitato. O ispirato. Proprietà, famiglie di nobili ascendenze, che si tramandano da generazioni oltre al possesso di questi beni, un impegno, quasi morale, alla loro corretta conservazione. Alla custodia e al mantenimento di un patrimonio unico e non riproducibile. E, perché no, alla voglia di condividere tanta bellezza. La famiglia Montini, i fratelli Maria Chiara, Andrea e Giorgio sono tra questi. Ed è proprio Andrea a guidarci nella visita.
Andrea, la Giornata Nazionale Cortili e Giardini Aperti, un piacere, o un dovere?
A.M. Un piacere. Senza dubbio. In maggio, abbiamo aperto volentieri al pubblico il giardino ed alcune stanze della nostra vecchia casa di Bibbiena, palazzo Martellini Montini, dove siamo cresciuti ed ancora continuiamo ad abitare saltuariamente. E del resto non è la prima volta che lo facciamo. Ma quest’anno è stata un’apertura ufficiale, su richiesta della Sezione Toscana di ADSI. Un’associazione di cui sono socio da molti anni. E grazie alla quale, ci tengo a sottolineare, per la prima volta, e anche per mio suggerimento, anche altre Dimore Storiche del Casentino (non soltanto le nostre ndr) sono state inserite in questo prestigioso evento a carattere nazionale.
Palazzo Martellini-Montini, Il Castello di Sarna, la rocca di Chiusi della Verna, proprietà importanti le vostre in Casentino.
A.M. Senza dubbio. In quanto proprietari (con l’impegno continuo e importante che questo comporta), ci sentiamo investiti di una grande responsabilità: mantenere al meglio e tramandare ai posteri quello che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ma, non nascondo, ci sentiamo contemporaneamente anche onorati di custodire tanta bellezza: Sono luoghi, questi, dove si è svolta la storia. Ma dove si sono anche svolte le principali vicende pubbliche e private della nostra famiglia. Sui mobili ci sono un po’ di foto (me le mostra ndr): la mamma in abito da sposa e così anche la nonna molti anni prima, il calessino con sopra tutto un gruppo di parenti, il babbo col mantello di cavaliere del Santo Sepolcro con il vescovo di Arezzo, il prozio colonnello di cavalleria che salta l’ostacolo e la piccola foto della trisnonna vecchissima, in poltrona nel suo palazzo di Firenze; il babbo bambino coi capelli biondi ed i nonni paterni nella foto ritratto nella cornice di velluto blu.
Aprire la propria abitazione al pubblico, una casa che ospita anche la vostra quotidianità, i vostri ricordi più cari. Renderla fruibile e visitabile in sicurezza, mostrandola nei suoi aspetti anche intimi e privati. Un operazione delicata ma, immaginiamo, anche impegnativa.
A.M. È sempre un impegno il fatto di preparare la casa per le visite, specialmente l’interno, mettere in ordine come se fosse un museo, togliere gli oggetti di uso quotidiano, quelli più fragili, fare spazio perché i visitatori possano muoversi tranquillamente senza pericolo di fare qualche danno. C’è da predisporre l’apparecchiatura antica, la scelta della tovaglia più adatta, i tovaglioli, i piatti antichi di Ginori, le posate di Christofle, i calici, i candelieri, le bottiglie intagliate. Tante cose di queste, sono conservate in altri locali, in soffitta od in un magazzino. Non tutto è a portata di mano, bisogna cercare ed essere fortunati di trovare al primo scatolone le tazzine antiche o le brocche di cristallo. È un lavoro faticoso, intrigante, snervante quando non trovi quello che cerchi. Ma poi, nel frattempo magari, scopri qualche piccolo oggetto che non ricordavi di avere. E ogni volta ti riproponi di sistemare tutta questa roba in maniera ordinata negli armadi e nelle credenze. E poi c’è da curare l’esterno. Il giardino, dopo uno strano inverno prima mite poi più aspro ed una primavera che arriva si e no, è ogni volta da rimettere in ordine, c’è l’erba alta e la maggior parte dei vasi hanno i gerani seccati dall’ultimo gelo, tutti da sostituire. I cespugli e le siepi in bosso sono da medicare e da potare per ridare loro forme gradevoli. Ma con un bel po’ di impegno e di aiuto si riesce a fare tutto.
E poi arriva l’Estate. E l’ospitalità dei Montini assume le forme di un bel concerto per arpa e corno, nel meraviglioso scenario del Castello di Sarna.
E poi arriva l’Autunno. E l’accoglienza trova le forme di una serata dedicata alla riscoperta delle tradizioni locali di questa stagione. Le novelle, i racconti, la veglia. Per declinare ancora e in forme diverse, il tema dell’ospitalità. E per diffondere bellezza.
Borgo delizioso, Sarna, con Giorgio e Andrea che ne illustrano i percorsi, gli spazi, l’articolazione delle mura e della porta castellana praticamente intatte, la piccola chiesa, la grande torre, la cisterna per l’acqua, la cantina.
E la sintesi in un’aperitivo orchestrato e incoronato da un tramonto su una vista casentinese mozzafiato. Un ambiente accogliente. Con Maria Chiara che vigila, controlla, cura che tutto si svolga nel migliore dei modi.
Ma, a ben guardare, la storia di Sarna è essa stessa una storia che parla di accoglienza. Che si lega a doppio filo con il vicino Santuario francescano della Verna ( La Rocca e la podesteria sono ancora della famiglia Montini). Un ospitalità che viene da lontano, se ,come si narra, ancora esiste nel borgo una “camera dei frati” posta nel palazzo del fattore, e destinata ad ospitare i frati in pellegrinaggio verso il santuario.
E probabilmente tutto ciò non è casuale. Se già il padre, Enrico Montini classe 1914, riuscì a coniugare i numerosi doveri familiari e un intensa attività di impegno nel sociale, con la cura attenta di questi beni, tanto da essere decorato con medaglia al merito della cultura e dell’arte per i suoi interventi di recupero del Castello del Conte Orlando e dello stesso borgo di Sarna. E se fu poi nominato Ispettore onorario per le antichità.
Una storia di generosità quella dei Montini. La stessa che ha mosso, nel 2014 in occasione del centenario della nascita del padre, Maria Chiara, Andrea e Giorgio nella decisione di donare due reperti risalenti al periodo etrusco, al Museo Archeologico del Casentino.
Qui si respira la storia Andrea. La Storia di tutti, ma anche la vostra storia familiare. Che è una storia di passione ci sembra di capire. E di grande impegno. Di voglia di condivisione. Consideri un privilegio tutto questo?
Quello che a torto è considerato soltanto un privilegio, in realtà è anche e soprattutto una questione di identità, di amore e di cura per un contesto storico-artistico nel quale siamo cresciuti. Siamo più che altro consapevoli di essere incaricati di custodire, seppur temporaneamente un patrimonio che appartiene prima di tutto alla collettività e che continuerà ad esistere anche dopo di noi. Si, in questo senso mi sento di dire che siamo privilegiati nel far parte in qualche modo della sua storia. Questo ci gratifica degli oneri (e sono tanti) di cui necessariamente ci facciamo carico.
Ma non ci impedisce di aver voglia di condividerlo.
Il Casentino è così bello. Ed ancora i più lo devono scoprire.