Daniele Bernardini a tutto tondo in un’intervista con i ragazzi del Liceo di Poppi

Nell’ambito del progetto alternanza scuola-lavoro, i ragazzi delle classi quarte del Liceo di Poppi, affidati alla Redazione di Casentinopiù (e in questa particolare occasione alla giornalista Valentina Giovannini), hanno incontrato il sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini e a lui hanno rivolto alcune domande; sulla sua esperienza da sindaco, sulle difficoltà incontrate nell’amministrare un comune come quello di Bibbiena, sulla chiusura del “punto nascite” dell’ospedale e anche sulla sua vita privata.
Sindaco Bernardini, lei è al suo secondo mandato e quindi, a circa 7 anni dalla sua prima elezione, che bilancio fa della sua esperienza amministrativa?
Il bilancio è sicuramente positivo da un punto di vista umano. Un’esperienza che auguro a tutti, che è particolarmente formativa e che mi ha sicuramente arricchito. Invece, a livello amministrativo, ho avuto la fortuna di avere al mio fianco una bella squadra, tutta composta da persone valide e giovani, con le quali lavorare è stato un piacere.
Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato nello svolgere il suo incarico?
Le difficoltà sono state tante. Probabilmente, questo che stiamo vivendo, è uno dei peggiori momenti dal punto di vista economico dal dopoguerra a oggi. E l’indisponibilità di risorse economiche è quello che ci impedisce, quotidianamente, di realizzare tutto quello che vorremmo. Anche se, ottimizzando le spese, siamo riusciti a realizzare quasi tutto il nostro programma elettorale. Purtroppo, capita a volte di non poter aiutare tutte le persone che vengono a chiedere un aiuto, proprio per la mancanza di risorse. E questo, da un punto di vista umano, è la cosa più difficile.
Il comune di Bibbiena non fa parte, per scelta, dell’Unione dei Comuni. Può spiegarci, in sintesi, le sue motivazioni?
Dal 2010, quando le Comunità Montane sono state trasformate, per legge, in Unioni dei Comuni, il Comune di Bibbiena si è chiamato fuori per un semplice motivo: io ritengo che l’Unione dei Comuni sia un Ente superfluo. Svolge le stesse funzioni dei comuni, ma con un aggravio di burocrazia e di spese. Quindi un aggravio di costi senza avere servizi migliori. Infatti, quello che noi proponiamo oggi, sono fusioni tra comuni e la chiusura di questo Ente inutile.
Lei, comunque, ha avuto modo di collaborare sia con l’Unione che con altri sindaci del Casentino. Con chi, e per quali aspetti, si è trovato meglio?
Fare una graduatoria di questo genere è sempre una cosa antipatica. In linea di massima non ho avuto con nessuno contrasti particolari, anche perché non penso di essere una persona scomoda e penso che ci si possa rapportare con me in maniera piuttosto tranquilla. Mi sono trovato male con chi mi ha voluto etichettare. Io ho formato una lista civica, nel mio gruppo ci sono persone che votano a sinistra e persone che votano a destra e cerchiamo di fare le cose in maniera obiettiva senza il paraocchi di chi è schierato politicamente. Quindi, mi sono trovato in contrasto con quei sindaci che mi hanno voluto etichettare politicamente a destra. Questo è successo soprattutto nella prima legislatura. Successivamente hanno imparato a conoscermi…
Ci sono progetti in corso e futuri della sua amministrazione cui tiene particolarmente?
Ce ne sono molti. Uno in particolare che stiamo presentando proprio in questi giorni è quello della riqualificazione del centro storico di Bibbiena. Abbiamo promosso un concorso di idee per giovani architetti, abbiamo premiato tre progetti e nell’ambito di questi tre progetti abbiamo fatto una proposta: nuovo arredo urbano, nuova illuminazione e riorganizzazione del traffico con Piazza Tarlati finalmente libera dalle macchine. E poi, dopo aver realizzato la pista ciclabile dell’Archiano, abbiamo in programma la realizzazione del collegamento con la pista ciclabile dell’Arno che potrebbe dare nuovo impulso al turismo in Casentino.
Uno dei progetti più importanti che interessa tutto il Casentino è, appunto, la realizzazione della Ciclopista dell’Arno. Crede che possa diventare davvero un’opportunità per il turismo nella nostra valle?
Sì, è sicuramente un progetto ambizioso e per vederlo interamente realizzato ci vorranno alcuni anni. Però ritengo che anche per il Casentino rappresenti motivo di attrazione turistica. L’importante è che insieme alla ciclopista siano realizzate anche altre infrastrutture a supporto.
Il Casentino, da molti, è visto come una valle chiusa e oggi con poche opportunità lavorative. Cosa può fare la politica locale per invertire questa tendenza?
La politica locale non ha molti mezzi per invertire questa tendenza, sicuramente, per esempio, può aiutare le aziende locali a lavorare senza frapporre troppi cavilli burocratici. Se c’è necessità di un permesso o di un’autorizzazione è compito dell’amministrazione accelerare il più possibile questi adempimenti e snellire tutto il sistema.
In questo periodo, in Casentino, si sta parlando molto di fusioni tra comuni (a 2, a 4 e a 6). Lei si è sempre dichiarato a favore del Comune Unico del Casentino, ma se proprio dovesse scegliere, quale delle proposte in campo preferisce? E per contro, perché insistere con il comune unico se i cittadini si sono espressi in maniera contraria?
Resto a favore del Comune Unico perché sono convinto che il Casentino si un territorio omogeneo. Ci conosciamo tutti, abbiamo le stesse abitudini, frequentiamo gli stessi luoghi, le stesse scuole, gli stessi luoghi di divertimento e non vedo perché non si debba essere un’unica comunità. Anzi, un comune unico darebbe una marcia in più a tutta la valle proprio dal punto di vista dello sviluppo economico. Per esempio, si parla spesso di finanziamenti europei, ma nei piccoli comuni avere uffici appositi che si occupino di intercettare questi finanziamenti è impossibile. Fattibile invece con un grande comune come sarebbe quello del Casentino. È Vero, qualche anno fa l’esito del referendum consultivo è stato contrario al comune unico, ma questo è successo anche perché ci sono state alcune criticità. Per esempio, erano stati inseriti nella consultazione anche i comuni di Subbiano e Capolona che, come sapete, gravitano nell’aretino e poco hanno a che fare con il Casentino. In più, all’epoca, fu molto strumentalizzato a livello politico. A questo punto, però, insistere a riproporre il comune unico potrebbe essere pericoloso e controproducente. Quindi, se vogliamo parlare di fusioni, io auspico l’aggregazione più ampia possibile. In questo momento, però, l’unica proposta concreta che è stata fatta è quella di unire Bibbiena, Ortignano e Chiusi della Verna e anche se ostacolata dal sindaco di Chiusi, il mio auspicio è che intanto si possa cominciare da quella. La cosa fondamentale, comunque, è che lo si faccia nel rispetto del volere della gente. Io spero che i cittadini possano comprendere appieno i grandi vantaggi che si avrebbero in termini economici dalle fusioni e che, presto, si possa procedere senza intoppi uscendo dalle logiche campanilistiche e di partito.
Giorni fa si è appresa la notizia dell’imminente chiusura del “punto nascite” dell’ospedale del Casentino e le polemiche a riguardo non si sono fatte attendere. Come sindaco presidente della Conferenza socio-sanitaria di zona, pensa di aver fatto la scelta giusta?
Io ho 52 anni e sono nato nell’Ospedale di Bibbiena, i miei figli sono nati lì, figuriamoci se non avrei piacere che il “punto nascite” restasse aperto. Purtroppo negli ultimi anni sono cambiate tante cose: per esempio, sono diminuite drasticamente le nascite. Pensate che nel 2015, a Bibbiena, sono nati 173 bambini e la legge stabilisce che per avere adeguati standard di sicurezza e per tenere aperto un punto nascite ci debbano essere almeno 500 parti all’anno. Come sindaci abbiamo provato in tutti i modi ad evitare la chiusura. È da un anno che ci confrontiamo con l’ASL, ma sono gli stessi medici e operatori che ci confermano la pericolosità di un “punto nascite” siffatto. Pensate ad un chirurgo che deve affrontare un caso particolare una volta ogni quattro anni, rispetto ad un medico che quello stesso caso lo affronta una volta al mese. Quale sarà il medico più preparato e di chi vi fidereste voi? La Regione, per altro, l’avrebbe chiuso a prescindere e allora cosa abbiamo detto? Anziché fare le barricate cerchiamo di ottenere qualcosa. Politicamente sarebbe stato più facile, per me, oppormi, incatenarmi al cancello dell’ospedale e dichiararmi contrario alla chiusura in tutti i modi. Poi l’avrebbero chiuso lo stesso, ma non sarebbe stata colpa mia. Il ruolo del sindaco però è un altro: è quello di prendersi responsabilità anche importanti e di prendere decisioni dolorose, ma improrogabili. Abbiamo trattato con la Regione e con l’ASL e abbiamo ottenuto molte cose: la partoriente verrà seguita interamente in Casentino, prima e dopo il parto, abbiamo ottenuto l’incremento del reparto chirurgia, abbiamo mantenuto (e non è così scontato) la terapia intensiva, abbiamo ottenuto un ortopedico in ospedale che oggi non c’è, l’auto medica e molte altre cose inerenti la gestione dell’emergenza. Quindi non ho scelto di chiudere il “punto nascite”, siamo stati costretti e abbiamo cercato di ottenere, in cambio, il massimo.
A proposito del “punto nascite”, sappiamo che nell’incontro con i cittadini del 4 marzo al Centro Sociale di Bibbiena il clima della serata è stato piuttosto caldo, come commenta?
Effettivamente la serata si è complicata da subito. In particolare, un gruppetto di una quindicina di persone è arrivato con l’intento semplicemente di fare confusione. Doveva essere una serata informativa e i medici che avevo invitato dovevano spiegare queste cose che vi ho appena detto. Le urla di queste persone hanno, di fatto, impedito anche a coloro che erano venuti per ascoltare di essere informati. Il dott. Rinnovati, addirittura, ha abbandonato la sala anzitempo. Successivamente i toni si sono abbassati ed è stato possibile portare a termine la serata. In sostanza, la serata è stata contrassegnata dalla maleducazione di queste persone. In più, la cosa che mi ha infastidito è che siano venuti a perorare la causa del “punto nascite” del Casentino persone da fuori come il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle che forse non sa neanche dove sia l’ospedale di Bibbiena,  come il consigliere della Lega e quello di Fratelli d’Italia. Tutte persone che hanno solo colto l’occasione politica per farsi notare, ma che non hanno a cuore veramente le sorti del “punto nascite” del Casentino. In generale comunque, una cosa è certa: io verificherò personalmente che questi patti che abbiamo firmato siano rispettati.
Nella vicenda che ha visto protagonisti Paolo Agostini e i dipendenti dell’Unione dei Comuni, il tribunale, recentemente, ha dato ragione ai dipendenti ingiustamente licenziati, lei cosa ne pensa?
Credo che Paolo Agostini abbia sbagliato nei modi (e gliel’ho detto anche personalmente). Se lui pensava che ci fossero persone da licenziare poteva farlo seguendo l’iter che prevede la legge. Non ci si può alzare la mattina e prendere, di punto in bianco, certe decisioni mettendo, per altro, alla gogna tutta una serie di persone. In realtà il dipendente pubblico, rispetto al privato, è molto più tutelato e, forse, bisognerebbe rivedere certe leggi. Questo però non vuol dire che si possa licenziare una persona dalla mattina alla sera.
Fare il sindaco di un comune come quello di Bibbiena è sicuramente impegnativo. Trova il tempo per dedicarsi anche ad altro? Per coltivare interessi ed hobbies?
Io, oltre a fare il sindaco, ho anche un’azienda e devo conciliare le due cose. Fare il sindaco, inoltre, vuol dire esser presenti in comune tutti i giorni. Purtroppo, chi paga principalmente le conseguenze di questo mio impegno è la famiglia. Mia moglie, addirittura, mi dice che sono assente anche quando sono presente, nel senso che ho la testa altrove. Il segreto è alzarsi la mattina presto e andare a letto tardi, ma il tempo per dedicarsi ad altro, francamente, non c’è. In effetti, come vedete, avrei bisogno di fare un po’ di sport…
Cosa le piace fare nel tempo libero (quel poco che ha)?
Quando è possibile mi piace fare delle lunghe passeggiate. Sono quindi un grande frequentatore della pista ciclabile. E poi ho costituito due associazioni che forse già conoscete: una è Agnese cono noi, di cui è presidente mia moglie, associazione creata in memoria e ricordo di  mia figlia Agnese. L’altra è la Polisportiva Archiano che ho fondato tanti anni fa e di cui sono stato presidente finché non sono diventato sindaco. E quindi ogni tanto vado a vedere una partita di calcio o di pallavolo.
Fra 3 anni scadrà il suo secondo e ultimo mandato. Cosa farà dopo questa esperienza, continuerà a fare politica o si dedicherà ad altro?
Io ho deciso di candidarmi a sindaco, nel 2009, due mesi prima delle elezioni. Con una buona dose di incoscienza, quindi. E non avevo in mente di fare due mandati. Poi le cose sono andate abbastanza bene, si è creato un bel gruppo di lavoro e l’avventura è continuata. La riconferma, per altro, mi ha fatto più piacere della prima elezione perché ha significato che, forse, non si è lavorato male. Non so, francamente, fra tre anni cosa farò. Non so se continuerò a fare politica, se mi dedicherò all’associazionismo o ad altro. Non mi pongo limiti, vado avanti e poi si vedrà.

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