E Dopo New York… Miami! La brillante ascesa dell’artista casentinese Sara Lovari.

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E Dopo New York… Miami.

Una nuova, ambìta, destinazione per l’eclettica artista Casentinese Sara Lovari.

Miami Beach e la fiera internazionale Scope, vetrina d’eccellenza per l’arte contemporanea emergente. E sempre con Barbara Paci Art Gallery di. Pietrasanta, un sodalizio importante. A Miami Sara porterà il suo ultimo lavoro : Il Progetto Queen. Ma chi è questa brillante artista, nata ad Avena (Poppi ndr), che svolge la sua attività tra il Casentino e la terra di Cortona? Cosa fa? Cosa la ispira ? Cosa pensa? E come sono stati i suoi inizi?

L’ abbiamo incontrata,  pochi mesi fa,  in redazione, insieme con gli studenti del quarto anno del Liceo Scientifico di Poppi. Ne è uscito un bel profilo d’artista e di donna, sul Magazine di CasentinoPiu’ in edicola in estate. Ve lo riproponiamo.

Oggi con un regalo in più : la fotogallery delle sue ultimissime creazioni.

Sara Lovari : “ Quando la vita ci modella. Ma non ci spezza”

Sara  si presenta all’incontro con la nostra redazione in perfetto orario. Chi ha detto che gli artisti devono sempre un po’ farsi desiderare? Perché se c’è una cosa di cui siamo certi, dopo averla vista seduta di fronte a noi, è senza dubbio che Sara, artista, lo è.

E se non fosse per le oltre ottanta mostre all’attivo, per la presenza in collezioni private di arte moderna in Italia e all’estero; Non fosse altro per le performances che, anche recentemente, questa “ artista eclettica e avanguardistica “ (come recentemente è stata definita) ha portato un po’ in giro per le nostre città , dicevamo, anche se tutto questo non fosse sufficiente, e del resto non necessariamente lo sarebbe,  a noi è bastato guardarla, ascoltarla, osservare la luce dei suoi occhi, quando racconta di se’,  per accorgersi che Sara artista, lo è davvero. Profondamente. Nell’anima.

E ci appare quindi quasi irreale, questa giovane donna casentinese, che, reduce da performances originalissime che l’hanno vista recentemente in giro per l’Italia, (e  alla vigilia di una partenza importante come New York ndr) si presenta all’appuntamento con la nostra redazione, puntuale e non senza una certa emozione; Ma anche, se vogliamo,  con la naturalezza  e l’umiltà di chi sa che ogni volta è sempre un nuovo inizio.

Partita da Avena (Poppi) , piccola frazione delle colline casentinesi, con in tasca una formazione in materie economiche e una prova generale di un lavoro che quasi subito ha capito non essere la sua strada, Sara, ancora  giovanissima, ad un certo punto ha scelto. Una scelta di coraggio. Correva l’anno 2007.

“Ho fatto molti lavori, prima. Ho tentato di dare una risposta  all’esigenza di una famiglia che avrebbe voluto vedermi realizzata, con un lavoro “normale” , una vita “ normale” .  Vivevo quel tempo di mezzo nel quale cercavo una strada , un percorso lavorativo adeguato alle aspettative dei miei genitori. E intanto capivo che quello non era il mio mondo. Non era la mia vita. In tutti quegli anni non ho mai smesso di creare. Non ho mai smesso, soprattutto, di cercare. Poi, ad un certo punto, ho capito. E  ai  miei genitori ho detto:  «Ok. Fino ad oggi ho fatto quello che volevate voi. Da domani, farò quello che voglio io»”.

Con affetto, ma con grande fermezza. Con la testardaggine e la determinazione di un carattere forte che difficilmente si piega, ma nemmeno si spezza, Sara ha capito che una vita vale se afferma la necessità di coltivare un proprio sogno. Il proprio diritto alla felicità. E al suo domani.

“ Gli inizi non sono stati semplici, ho scelto di entrare dalla porta di servizio, in punta di piedi. A Cortona, nell’atelier di un altro artista. Per, vedere, toccare con mano,  conoscere, per capire”.  Quando ancora l’idea di avere un giorno un proprio studio personale era accarezzata, sognata, ma c’era ancora tanto da imparare.L’umiltà degli inizi. La gavetta. Lo studio di Cortona che l’ha accolta e dove la giovane donna ha potuto muovere i primi passi , guardandosi intorno, cominciando a declinare, finalmente a tempo pieno, il genio creativo che non l’aveva mai abbandonata. Quindi la pittura. Ma anche la scultura. Non si pone limiti, Sara. In una sperimentazione continua caratterizzata dall’uso di colori acrilici, da applicazioni poliimateriche ,da supporti di varia natura. In una continua ricerca dove sembra quasi che la donna-artista recuperando materiali voglia recuperare la memoria della donna-bambina.  E, dove, nella scelta di oggetti che appartengono alla quotidianità di ognuno , Sara cerchi un denominatore comune, un legame con il patrimonio  di sensazioni , di emozioni che, ne è certa, quegli oggetti hanno maturato in ciascuno di noi. Con una passione che travalica i confini del  rassicurante “si deve fare cosi” per entrare nell’affascinante mondo del “si potrebbe fare così“. Bèbè Gèant ( il gigante bambino) racconta la meraviglia. Che è poi la storia di quelli che siamo stati, quando da piccoli giocavamo a fare i grandi, indossando le scarpe dei genitori.

E il surreale di queste magnifiche creazioni di cartapesta, colla e corda si mescola con un profumo di ricordi, con una sorta di tempo sospeso , fuori dalle regole: “ E’ stato bellissimo vedere le persone indossare le mie scarpe giganti e magicamente manifestare le emozioni , vederli tornare bambini. Professionisti, turisti, impiegati, mamme, nonni, viaggiatori, prima incuriositi, poi impazienti di indossare questa sorta  di macchina del tempo; Indescrivibile l’emozione di  vederli ridere, gesticolare, scimmiottare, giocare.  Vederli capaci, improvvisamente, di uscire dal ruolo,  di rompere gli schemi.” Si. Non ci sono dubbi. Sara rompe gli schemi. Nella sua lettura fantastica della realtà quotidiana , nel suo creare e ri-creare con un linguaggio fatto di segni e simboli particolari. Sara modella con sapiente artigianalità materiali poveri e tecniche originali,  simboli e segni che  nelle sue mani di artista ascendono direttamente dal particolare all’universale.  Questa è  Arte. Ma allora l’Arte cos’è ? Una dote innata? Qualcosa che cresce? Una passione? E quando, e come, ti accorgi di avere un talento creativo?

“Credo che non esista un momento particolare. Vado indietro con i ricordi e mi è sempre stato tutto chiaro. Creare, immaginare, vedere potenzialità espressive ed inespresse nei materiali, anche i più umili ,è sempre stata una costante della mia vita. Fin da piccola. Ricordo ancora quando mio padre disegnava abiti. E io seduta al suo tavolo  tentavo di cimentarmi nel suo lavoro. Ricordo la mia meraviglia nel guardare i tessuti che magicamente prendevano la forma degli abiti. “

Ricordi di un mondo, quello del tessile casentinese, e di un padre, artigiano,  che oggi non ci sono più. Quindi “ Mauro” , la camicia  portrait ( realizzata  in cartone e modellata a guisa di stoffa ) che è prima di tutto un segno degli affetti, un omaggio al padre, artigiano della moda,ma anche ad un patrimonio, quello dell’artigianato tessile locale, oramai praticamente scomparso.

“Ho scelto il cartone per quest’opera dedicata a mio padre. Perchè l’uso  del cartone decontestualizza. Spiazza. Elevato al rango di un tessuto, ma che tessuto non  è. Trovo che , a differenza della stoffa  che si modella un po’ come vuoi, il cartone ci rappresenti meglio: Siamo noi, quando ci opponiamo  alle sllecitazioni della vita, quando con fatica ci pieghiamo, quando lentamente dobbiamo abbandonare le nostre rigidezze. Quando finalmente assumiamo, sotto sollecitazione la forma desiderata, con sacrificio , con impegno. Quando la vita ci modella. Ma non ci spezza.”

E poi la scelta di una tavolozza di colori. Colori densi, Che profumano di foglie  di alberi, di terra, di inchiostro, di ruggine. La tavolozza Lovariana. “Fin da subito ho avuto chiaro un concetto: Le opere, le mie opere, avrebbero dovuto accompagnare la vita delle persone e soprattutto la mia. E quando ho riflettuto su quali cromie avrebbero potuto circondare le mie giornate, arredare il mio studio ( lo studio di un artista è invaso da prove, bozzetti, opere che diventano profondamente tue…) mi sono subito venuti in mente i colori della natura, in particolare il colore della terra, in tutte le sue possibili declinazioni.  Qualcosa che, nel tempo, sarebbe entrato a far parte di me. Che non mi avrebbe stancato mai.”

E la rilettura degli oggetti di uso comune.

“Negli oggetti di uso comune c’è un patrimonio : La memoria. Ciascuno, a modo suo, lega agli oggetti quotidiani, emozioni, ricordi, sensazioni, profumi, odori ai quali mi piace appellarmi, nel momento in cui ne do una lettura del tutto personale. E magari, sovvertendone una lettura tradizionale, restituisco loro vita. Li richiamo al patrimonio degli affetti.”

Arte delle emozioni. Arte delle sensazioni. Dei ricordi. Dove Sara mette molto di quello che è e che è stata la sua vita precedente. La sua infanzia , la sua adolescenza. Il suo Casentino. Come ama sempre sottolineare, che ne ha plasmati i caratteri essenziali  di tempra e sensibilità. Cosa significa per lei questa terra?

“ Amo moltissimo il Casentino. Non credo che essere nata in una grande città, avendo magari anche maggiori opportunità di conoscenze iniziali o una visibilità più vasta avrebbe fatto la differenza. Riconosco al mio territorio gran parte del patrimonio di sensibilità che mi viene attribuito. Al di là del fatto che qui ho il mio mondo degli affetti, credo che Il Casentino , sia un costante richiamo alla bellezza, all’armonia,  alla naturalità, ma anche una terra  di forti contrasti.  Tutti caratteri che sento assolutamente miei. Si. Penso di dovere molto alla terra dove sono nata. Rappresenta gran parte di quello che sono oggi. Ho scelto Cortona per il mio atelier, perchè a torto o ragione, questa bellissima cittadina gode di una visibilità che è necessaria nella fase iniziale di un percorso artistico professionale. Ma torno. Torno spesso. A ritemprarmi. A rigenerarmi. A cercare spunti creativi”.

L’atelier di Sara Lovari è oggi una realtà. In Cortona, ma anche a Bibbiena,  L’artista è presente già dal 2012. E nel frattempo premi, riconoscimenti, recensioni entusiastiche, inviti e partecipazioni a rassegne importanti. Milano, Roma. Poi , finalmente, New York.

Viaggi. Partenze. Ritorni.

“Non tolgo niente a tutte le esperienze, a tutti gli incontri fatti fin qui. Ogni persona, ha contribuito e contribuisce a costruire un pezzetto di quella che sono. Credo di non togliere niente al resto, dicendo che, certamente l’incontro con Barbara Paci  ha costituito una svolta. Pietrasanta , e la galleria di Barbara mi hanno aperto porte inaspettate, e occasioni  importanti. Ho avuto modo di entrare in rassegne internazionali, che fino a poco tempo fa erano soltanto un sogno. E sto viaggiando moltissmo. E ogni volta  metto in valigia  emozione, entusiasmo, un pizzico di follia. E ogni volta ritorno carica di energia creativa. E devo molto anche a chi ho accanto, che capisce questa mia esigenza, che sopporta le mie assenze, che nutre le mie presenze. Il percorso è ancora lungo. Ma non mi pongo una mèta. Mi considero in continuo aggiornamento. E come ha già detto qualcuno: alla destinazione… preferisco di gran lunga il viaggio ”

E vorremmo concludere con quello che amava ripetere  Jhon Ruskin ( Scrittore, pittore, poeta, e critico d’arte britannico  Londra 8 febbraio 1819- Brantwood 20 Gennaio 1900)  : «Arte è quando la mano, la testa, e il cuore dell’uomo vanno insieme »

Ebbene proprio questo è quello che ci viene in mente guardando Sara Lovari e le sue creazioni: Un connubio felice di Testa, Mani, Cuore.

 

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