Il casentinese Matteo Innocenti, classe 1989, chirurgo ortopedico e ricercatore dell’Università di Firenze, è entrato a far parte della Società europea del ginocchio (European Knee Society). A Innocenti avevamo dedicato un articolo già nel numero dell’autunno 2016 per essere stato premiato come miglior studente di Medicina e Chirurgia dal Rettore dell’Università di Firenze, insieme a colleghi di altre facoltà, tutti laureati nel minor tempo e con i voti più alti. Dopo il tirocinio del 5° anno a Stoccolma e la laurea, nel novembre 2020 Innocenti si è specializzato in ortopedia e traumatologia al CTO di Careggi. Ma partiamo dall’inizio.
Tu non eri entrato subito alla Facoltà di Medicina. Ora che si discute sul numero chiuso all’Università, quale soluzione pensi sia la più praticabile per il futuro dei giovani studenti e per risolvere la mancanza di medici?
«In realtà a Medicina sono entrato subito, ma con la modalità degli scorrimenti perché ero il primo degli esclusi, per un banale errore di copiatura delle crocette dalla brutta alla bella copia, avevo infatti saltato una casella e tutte le 10 risposte successive erano risultate sbagliate. Questo mette bene in luce come in tali test sia semplice sbagliare, nonostante il background culturale e la preparazione che ciascuno di noi possa avere. Detto ciò, il sistema dell’accesso a numero chiuso o aperto all’Università e il tema della carenza di medici sono argomenti che richiederebbero un discorso molto più articolato e complesso. Pertanto, l’unica cosa che mi sento di consigliare a tutti quelli che vogliano intraprendere un determinato percorso è di non mollare mai di fronte alle difficoltà, che spesso costituiscono i pilastri della creazione di noi stessi. Quindi, consiglio loro di vedere i fallimenti come opportunità per migliorare se stessi piuttosto che come insuccessi».
Dopo la specializzazione quali sono state le tue principali esperienze professionali?
«Dopo la specializzazione mi sono dedicato, in modo particolare, alla chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio, sia primaria che di revisione; così come alla chirurgia osteotomica dell’arto inferiore. In merito a ciò, ho realizzato la mia formazione in vari centri europei e non, per approfondire le innovazioni tecnologiche e robotiche di questo particolare tipo di chirurgia, così come per apprendere le tecniche della chirurgia complessa di revisione, infetta e non infetta, delle protesi di anca e ginocchio».
Il nostro Ospedale del Casentino ha difficoltà nel trovare professionisti, tu avevi proposto un’idea derivata dai tuoi studi all’estero per valorizzare anche i plessi periferici. Puoi parlarcene?
«L’amore che provo per il Casentino è il filo conduttore della maggior parte delle mie scelte professionali, tanto che quest’anno ho iniziato a fare ambulatorio intramoenia proprio all’Ospedale del Casentino. Da tutte le mie esperienze professionali fatte negli ultimi anni all’estero, per le quali devo anche ringraziare la lungimiranza dei miei insegnanti fiorentini, per il Casentino sarebbe molto bello, in un futuro, poter ricreare una sintesi armonica delle migliori strutture visitate. Con questo, intendo un polo iperspecializzato ed ipertecnologico di pratica e formazione sulla chirurgia dell’anca e del ginocchio, che ben si integrerebbe nell’ancestrale e vigorosa natura del Casentino. Questo progetto è nella mia mente da quando ho iniziato questa pratica, ho immaginato già anche la struttura architettonica, nel rispetto della natura che caratterizza e contraddistingue il nostro Casentino. Chissà, magari un simile progetto, un po’ futurista ed improntato sull’autosostenibilità, potrebbe far splendere di una nuova luce la già incantevole vallata che tanto amiamo».
Da quando e come sei entrato a far parte della Società europea del ginocchio? Sei anche ricercatore di Chirurgia ortopedica a Firenze.
«Diciamo che sono due cose scisse che si sono realizzate all’unisono. Quest’anno sono infatti risultato vincitore della prestigiosa European Knee Society “Travelling Fellowship” (alla lettera una “borsa di viaggio”, ossia una borsa di studio che consente ai giovani chirurghi ortopedici di visitare i centri più prestigiosi d’Europa, ndr) e, in qualità di “fellow”, ho avuto l’opportunità di visitare quattordici tra i più importanti centri di chirurgia protesica del ginocchio e di conoscere alcuni tra i migliori chirurghi di questo settore. Dopo questa esperienza sono stato nominato Junior Member della European Knee Society, un bel riconoscimento di cui sono molto entusiasta. Sono poi, nello stesso anno, passato tramite concorso da ospedaliero ad universitario in qualità di ricercatore all’Università degli Studi di Firenze».
Attualmente eserciti anche come medico?
«La mia professione era, continua e continuerà ad essere quella di chirurgo ortopedico, specializzato nella chirurgia dell’anca e del ginocchio. La mia attività di chirurgo si svolge principalmente presso il CTO di Firenze, all’interno della SOD ortopedia, centro in cui abbiamo la possibilità di unire all’arte manuale della chirurgia quella delle nuove tecnologie robotiche. In tale Istituto, oltre a svolgere la mia attività intramoenia, abbiamo recentemente introdotto un ambulatorio pubblico di chirurgia ortopedica protesica dell’arto inferiore. Tengo ad evidenziare come un simile ambulatorio istituzionale iperspecializzato sulla chirurgia protesica sia da considerarsi una rarità nello scenario pubblico degli ospedali italiani. Inoltre, alla luce della mia passione per la ricerca, che ha sempre guidato i miei studi, la mia attuale posizione universitaria è finalizzata proprio a sovrapporre la parte clinico-chirurgica a quella puramente scientifica, così da poter essere sempre al passo con le ultime scoperte scientifico-tecnologiche, da applicare poi nella mia pratica chirurgica».
La European Knee Society (EKS) è stata creata nel 2015 per raggruppare i principali leader europei nel campo della patologia degenerativa del ginocchio e della protesica del ginocchio, quindi è composta da una cerchia ristretta di esperti del settore. Gli obbiettivi principali della EKS sono quelli di migliorare la conoscenza della patologia artrosica del ginocchio, di fornire un ambiente educativo adeguato che mantenga il più alto livello di standard professionali al fine di promuovere progressi continui nelle conoscenze, di creare un ambiente ottimale per migliorare l’istruzione, la ricerca ed il trattamento della patologia degenerativa del ginocchio e della protesica del ginocchio, robotica e non.