GIROTONDO PERPETUO
Oh Dio come era bella, elegante e bianca la mia cavallina, con la coda semi alzata e fiera. Tutto il suo corpo era tempestato di luccichii colorati, che spiccavano sopra al suo biancore. Non mi ero mai accorto che, al di là della colonna centrale, vivesse una cavallina così bella. L’azzurro dei suoi grandi occhi era travolgente, da togliermi il respiro. La cavallina aveva la zampa anteriore destra alzata, pronta per partire al galoppo, e la sua fisicità era frutto di un allenamento costante. Il mio cuore subì un forte scossone, quando la cavallina bianca si accorse di me. Io che ero un comunissimo cavallo, dal pelo rasato e marrone color cervo. Anche il mio manto era stato sommerso da un’infinità di brillantini colorati, ma di certo su di me non spiccavano come su Turchese, la cavallina bianca. Turchese era sempre la prima cavallina ad essere scelta dai bambini per essere montata. Era come se lei fosse provvista di una calamita che attraeva tutti coloro che la guardavano. Ricordo che l’amore, tra noi, fu immediato; bastò uno sguardo, e subito scorsi un leggero rossore sul suo viso, e questo accadeva ogni volta che i nostri occhi potevano mischiarsi. Era davvero tanta la felicità che la cavallina bianca mi trasmetteva, era totale, e battevo forte gli zoccoli per terra, per esternare ciò che provavo. Un giorno, Turchese mi fece pervenire, tramite un biondo e rotondo bambino, un foglietto con su scritto: Anche io sono innamorata di te. Tutto il mondo si è fermato in quel momento, un vortice di rumori e colori e poi ancora rumori mi portarono via con sé, credevo che la mia testa esplodesse. Turchese era innamorata di me, innamorata di un comune cavallo color cervo. I battiti del mio cuore erano densi, pesanti almeno quanto era pesante la mia felicità. È passato tanto tempo da quei giorni felici, ne sento ancora il sapore se chiudo gli occhi, ed è proprio di quel ricordo che vivo ogni giorno, e il mio cuore emette un tumulto ogni volta che un’auto di passaggio mi regala l’immagine della mia cavallina bianca, riflessa su di un vetro. Perché è solo cosi che posso vederla: donata da qualche specchio inconsapevole. Un giorno nero e bieco, il giostraio del luna park ha aggiustato la colonna centrale della giostra in cui vivo. Quella splendida, colorata e accesissima colonna, che non mi permette di incontrare lo sguardo di Turchese. Giro tutto il giorno, sbirciando intorno alla colonna centrale della giostra, ma niente, la cavallina bianca rimane sempre al di là, lontana da me, invisibile. Così, vivo nella speranza che un nuovo blackout fulmini alcune di quelle lampadine che luccicano al centro e si prendono beffa di me. Prego affinché il giostraio la smonti di nuovo per porvi rimedio, così io e Turchese potremo incontrarci e amarci ancora. Nel frattempo, vado avanti e continuo a girare, aspettando che un bambino, di tanto in tanto, mi porti il suo odore.