La storia certamente è fatta di grandi eventi, quelli che hanno segnato il percorso dell’uomo sulla terra; è fatta di e da grandi uomini, quelli che hanno un nome che ancora oggi si trova inciso nei libri di studio. Ma la storia è anche tutti quei rivoli composti dalle vicende di persone comuni, di luoghi al limite delle carte politiche. Ma soprattutto è fatta di intrecci. Quelli che rappresentano la sottile magia della vita di tutti noi. Quella che vorrei raccontare oggi, in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale della Memoria, fa parte di uno di questi intrecci, ma che questa volta unisce le vicende di una grande donna a quelle di una donna comune, che unisce città come Roma e la terra di Israele alla Vallesanta.
Una di queste donne è Ada Ascarelli Sereni, moglie del famoso Enzo Sereni uno dei più grandi esponenti del sionismo italiano ma anche un valoroso combattente per la Brigata Ebraica. Ada, dopo che il marito venne paracadutato in Italia, tornò nel suo paese per cercarlo e si rese protagonista di uno degli esodi più significativi della storia degli Ebrei, ovvero quello che li portò dai campi di concentramento fino ad Erez Israel. Le vicende di questo percorso così avventuroso sono contenuti nel libro da lei scritto “I clandestini del mare. L’emigrazione ebraica in terra d’Israele dal 1945 al 1948”, testo dal quale è stato tratto il famoso film Rai “Exodus”.
Il libro narra le vicende dei 25 mila Ebrei, scampati ai campi di concentramento e alla furia nazista, che partirono clandestinamente dalle coste italiane verso Erez Israel, ancora sotto mandato britannico e quindi chiusa all’immigrazione. A coordinare questo grande flusso migratorio di persone fu proprio Ada Ascarelli Sereni. Nel libro da lei scritto e mai sottoposto ad editing, vengono narrate le vicende, le traversie di questi clandestini del mare e di questa donna straordinaria che ha sempre rifiutato l’etichetta di eroina, ma che tale è ancora ricordata in Israele e che il Time volle nella sua copertina.
Ada nacque a Roma nel 1905. Frequentò il Liceo Mamiani poi la facoltà di lettere dove incontrò Enzo Sereni, che morirà fucilato a Dachau nel 1944. Dal 1927 i due giovani vissero ad Israele rinunciando a tutto e mettendo in pratica delle idee di fratellanza e comunione tra pari. Qui furono i fondatori del kibbutz di Ghivat Brenner vicino a Tel Aviv. Responsabili delle relazioni internazionali del movimento Aliah Bet, è stata a capo del settore italiano dall’aprile al maggio del 1948 data della proclamazione dello stato di Israele. E’ morta nel 1997. Una targa commemorativa a lei dedicata si trova al Cimitero Ebraico di Roma. Le sue spoglie mortali si trovano in Israele.
Poche persone, anche all’interno della mia famiglia a cui questa storia appartiene, conoscono il legame nascosto e sottile tra Ada e una giovane della Vallesanta di nome Angiolina Renzetti, mia nonna. Le strade di Ada e Angiolina si intrecciano a Roma prima della guerra e in qualche modo, anche nel corso della stessa, anche se di fatto, si sono solo sfiorate. Ada nacque a Roma da una famiglia benestante, gli Ascarelli appunto, e aveva un fratello di nome Valerio.
Mia nonna Angiolina, insieme alle sorelle Assunta (nonna di Dimitri Bonucci) e Giulia si recarono a Roma “a servizio” come facevano molte ragazze della nostra terra. Ognuna di loro in famiglie diverse. Giulia, la più piccola, in casa Ascarelli. Nessuno può conoscere il proprio destino, ma spesso ci gettiamo nelle sue braccia con grande slancio, appena lo stesso ci lascia aperta una breccia. Magia, coincidenza, karma, volere divino, ognuno lo chiama come vuole. Valerio e Giulia si innamorarono follemente, a dispetto di un bel po’ di questioni per quel tempo abbastanza importanti che lascio a tutti immaginare. Dalla loro unione nacquero due bambini, Vittorio e Giuliana, cugini amatissimi di mia mamma.
Arriva il 1938 e con lui le leggi razziali. Gli ebrei furono privati, tra un decreto e l’altro, di tanti diritti. Il provvedimento più duro della storia e una grande vergogna italiana. Poi arrivarono anche i rastrellamenti. Valerio e Giulia decisero pertanto, di lasciare Roma e di raggiungere la famiglia di lei in Vallesanta a Val della Meta. Ma anche qui i nazisti non tardarono ad arrivare e a ricercare, grazie a soffiate varie, antagonisti politici e ovviamente Ebrei, visto che questa terra bellissima ha dato rifugio a tante famiglie con questa origine.
A Val della Meta Valerio riuscì a sfuggire per un soffio alle grinfie dei nazisti rifugiandosi sotto il fieno raccolto su un carro. Un momento drammatico per la comunità e per la famiglia Renzetti. Valerio e Giulia, così, capirono di non essere al sicuro neppure lì e decisero, anche per il bene della comunità, di fuggire al Nord. Dopo aver ricevuto documenti falsi da Roma partirono alla volta di Milano. Ma non soli. Angiolina decide, in accordo con la famiglia, di accompagnarli. Mi ha sempre fatto tenerezza mia nonna quando mi diceva: “Accettai l’invito della mia mamma di seguire Giulia… se fosse successo qualcosa a lei e al marito, potevo salvare i bambini”. Se nazisti e fascisti avessero sgamato i documenti falsi non credo ci sarebbe stato questo suo racconto. Chi aiutava gli Ebrei era colpevole come gli Ebrei. Di cosa, si è capito bene e faticosamente solo molto più tardi.
Il ponte sul Po fu bombardato e questo gruppo di fuggitivi dovette fermarsi a Bologna. Trovarono rifugio in uno scantinato da cui si vedeva la Torre degli Asinelli. Mia nonna soltanto usciva qualche ora prima del coprifuoco con i bambini. Questa estate, dopo anni, sono andata nel centro i Bologna alla ricerca di uno scantinato dal quale si potesse vedere chiaramente la Torre. Non avevo voglia di lasciar cadere questa cosa, perché mia nonna, in punto di morte, credeva di essere ancora lì. Credo di averlo trovato e di averci trovato anche lei, poco più che ragazzina. La cantina si trova in un palazzo signorile molto bello alle cui spalle e poco lontano, si vede un piccolo giardino pubblico, forse lo stesso dove mia nonna, mi diceva di portare ogni giorno Valerio e Giuliana.
Il Talmud dice ”Chi salva una vita salva il mondo intero”, ossia il mondo intero è salvato nei piccoli atti compiuti dagli uomini Giusti nella propria quotidianità, nello spazio della propria libertà. Salvando vite umane queste due donne – ognuna per le proprie possibilità culturali, umane, territoriali – hanno compiuto un atto che ha un valore assoluto e non privato.
Il libro di Ada è straordinario poiché ci aiuta ad arricchire le nostre informazioni storiche su un periodo su cui è stato scritto tanto, ma non tutto; ci aiuta a ricucire ferite ancora aperte, e ci rende orgogliosi di essere italiani, quelli che hanno aiutato Ada ad organizzare questo esodo. La storia di Angiolina, parimenti, ci rende orgogliosi perché ci testimonia come, anche la nostra terra, si sia adoperata con coraggio e senza guardare al proprio interesse, per salvare degli esseri umani nel periodo più orribile che si conosca…. o forse no.
Le gesta di queste due donne ci chiedono di essere presenti a noi stessi – ora, oggi – e di non chiudere gli occhi ad esodi e migrazioni forzate e alle sofferenze degli innocenti.