I tesori del Casentino: il dipinto di San Lorenzo a Santa Maria della Neve a Pratovecchio

0
436

Secondo la tradizione cristiana, San Lorenzo fu arso vivo sotto l’impero di Valeriano in seguito ad una persecuzione; il 10 agosto si ricorda il suo martirio, avvenuto nel 258 d.C. La notte di San Lorenzo è tradizionalmente associata al passaggio dello sciame delle Perseidi, fenomeno popolarmente ed erroneamente chiamato stelle cadenti ma anche lacrime di San Lorenzo, considerato evocativo dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. Secondo la leggenda, che nei secoli ha ispirato artisti e detti popolari (San Lorenzo l’innocente, mille fuochi in cielo accende) morì bruciato su una graticola anche se molti storici sostengono che probabilmente il diacono fu decapitato come Sisto II e il suo corpo deposto in una tomba sulla via Tiburtina, dove sorse una basilica a lui dedicata. Nel nuovo monastero delle domenicane di Pratovecchio si conserva un’interessante tela raffigurante il santo a figura di tre quarti, vestito con la dalmatica rossa, il classico paramento dei diaconi, mentre sorregge con la mano destra la graticola, strumento di tortura e morte e la palma del martirio, tutti elementi ricordati dai testi agiografici. La figura di San Lorenzo è inserita in un ovale decorato da una magnifica ghirlanda di fiori, genere iconografico nato dalla collaborazione intellettuale tra il cardinale Federico Borromeo e Jan Brueghel il Vecchio. La ghirlanda infatti non ha solo funzione decorativa ma eleva il personaggio raffigurato dalla sua natura terrena, contribuendo a sottolinearne il valore soprannaturale e devozionale. I fiori descritti con accuratezza miniaturistica evidenziano il livello di eccellenza cui era giunta la pittura fiorentina nel campo della natura morta; il fiorista distribuisce le varie specie raffigurate con libertà, rispettando un’armonia di corrispondenze coloristiche. Di grande effetto risulta il contrasto tra il verde scuro del fogliame e la sfacciata cromia delle corolle, molte delle quali esplose nella loro floridezza. Tra le varie specie di fiori minuziosamente descritti si distinguono, peonie, gelsomini, narcisi, rose, fiori dai simboli più ricercati e testimoni della bellezza e perfezione del Creato. La pittura dinamica e sbrigliata sembra autogenerarsi in una specie di fuoco d’artificio cromatico, contrapposto alla compassata figura del santo martire stagliato contro un cielo solcato da nubi e squarci di luce.

La tradizione di adornare un soggetto con ghirlande di fiori affonda le sue radici nella tradizione classica e in particolare nella storia di di Glycera e Pausia narrata da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia.

Il dipinto del monastero domenicano, attribuito al pittore fiorentino Pier Dandini (Firenze, 1646 – 1712) per la figura del santo e ad Andrea Scacciati (Firenze, 1642–1710) per la ghirlanda di fiori, proviene da Santa Maria della Neve di Pratovecchio ed è un elegante esempio di pittura concettuosa oltre che testimonianza della collaborazione tra il più noto fiorista fiorentino e il pittore Dandini, in epoca tardo barocca.

 

 

 

 

 

 

Previous articleAl via il bando per l’assegnazione dei contributi a sostegno del pagamento del canone di affitto
Next articleLo scrittore Francesco Mattesini dona copia di tutte le sue opere al Comune di Castel Focognano
Alberta Piroci Branciaroli
Laureata in Lettere e Filosofia con indirizzo in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Firenze e specializzata in Arte Medievale e Moderna (corso post-laurea) presso lo stesso ateneo, docente di Lettere negli Istituti Secondari di primo grado, ha collaborato con la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Arezzo per la catalogazione dei beni mobili del territorio provinciale. Vive e lavora in Casentino, collabora con il Centro Creativo Casentino e con il Parco Letterario Emma Perodi e foreste casentinesi. Collabora con la rivista online Park Time dei Parchi Letterari. Numerose sono le pubblicazioni: La Verna. Guida al sacro monte. (Collana curata dal Prof. Brilli. Le guide del viaggiatore raffinato) Ed.Edimond, Città di Castello, 2000 Arte e Architettura religiosa del Seicento. La decorazione barocca della chiesa dell’Eremo di Camaldoli, in “Il Seicento in Casentino”, catalogo mostra, Castello di Poppi, Ed. Polistampa, 2001 Temi iconografici legati alla devozione, loro diffusione nelle pitture del territorio casentinese, in “Il Seicento in Casentino” Catalogo Mostra, Castello di Poppi, Ed. Polistampa, 2001 Da Mercurio a San Michele: un percorso iconologico, in Intersezioni, Rivista Ed. Il Mulino, vol. XXII, 2002 Il polittico della Misericordia, in Piero della Francesca. Il Museo civico di Sansepolcro. Silvana editoriale,2002 Camaldoli, il monastero, l’eremo, la foresta. “Guide del viaggiatore raffinato. Edimond, Città di castello,2003 La città immaginata. Aretium, Ed. Edimond, Città di Castello, 2005 Le collezioni artistiche, in Tesori in prestito. Il Museo della Verna e le sue raccolte, Ed. Industria Grafica Valdarnese, San Giovanni Valdarno, 2010 Curatrice della mostra e del catalogo “Nel segno di Leonardo” La tavola Doria dagli Uffizi al Castello di Poppi. Ed. Polistampa, 2018 Approfondimenti didattici nella pubblicazione di Paola Benadusi “Fiabe magiche per grandi e bambini, Tau Ed. 2019 La valle dei racconti. In Casentino con Emma Perodi, Paolo Ciampi e Alberta Piroci, Aska ed. 2019 Alberta Piroci Branciaroli, San Francesco messaggero di pace, Ed. Helicon 2020 Curatrice della mostra NEL SEGNO DI DANTE. IL CASENTINO NELLA COMMEDIA, Ed. Polistampa 2021 Commenti storico-geografici nella pubblicazione di Paola Benadusi, Sette Fiabe gotiche, Tau Ed. 2021 Con Emma e Dante in Casentino, pubblicazione tramite sito online Bonconte ultimo atto, alla confluenza dell’Archiano con l’Arno, Ed. Mazzafirra, 2021 Curatrice della mostra e del catalogo: Nel segno della vita: Donne e Madonne al tempo dell’attesa. Ed. Polistampa, 2022

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here