Il 30 settembre ricorre la festività di San Girolamo. Sofronio Eusebio Girolamo (Stridone,347 -Betlemme,420) è stato un biblista, traduttore, teologo e monaco. Padre e Dottore della Chiesa tradusse in latino parte dell’Antico Testamento; a lui di deve la Vulgata, prima traduzione completa in latino della Bibbia, che rappresenta lo sforzo più impegnativo affrontato da Girolamo. Per la sua attività di traduttore della Bibbia viene considerato santo protettore dei traduttori e per i suoi studi legati all’antichità è considerato il patrono degli archeologi. La Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, narra, nel capitolo dedicato a San Girolamo, la leggenda del leone. Un giorno un leone zoppicante si sarebbe avvicinato al monastero dove risiedeva San Girolamo il quale lo accolse e curò le zampe dell’animale che si era ferito con le spine dei rovi. Una volta guarito, il leone rimase nel monastero e faceva da guardia all’asino ma un giorno si addormentò e alcuni mercanti rubarono l’asino. Il leone venne accusato dai monaci di aver divorato l’asino. Un giorno il leone incontrò sul suo cammino la carovana dei mercanti che avevano portato via l’asino e ruggì fino a mettere in fuga i mercanti e appropriarsi di tutto il loro carico che portò al monastero. I mercanti si recarono al convento a chiedere a San Girolamo il perdono e la restituzione delle loro mercanzie, cosa che San Girolamo fece, raccomandando loro di non rubare più le proprietà altrui. Tuttavia questa leggenda fu impropriamente acquisita dalla figura di San Girolamo, poiché originariamente questa storia vedeva come protagonista San Gerasimo; ma a causa della similitudine dei nomi latini dei due santi s’ingenerò questo equivoco.
Esistono due iconografie principali di Girolamo: una con l’abito cardinalizio e con il libro della Vulgata in mano, o intento allo studio della Scrittura. Un’altra nel deserto, o nella grotta di Betlemme, dove si era ritirato per attendere alla traduzione della Bibbia, in questo secondo caso viene mostrato senza l’abito e con il galero (cappello) cardinalizio gettato in terra a simbolo della sua rinuncia agli onori. Altri attributi sono il leone cui tolse la spina dal piede, un crocifisso a cui rivolgere l’adorazione, un teschio come simbolo di penitenza o la pietra con cui era solito battersi il petto
In Casentino il santo è raffigurato in una tavola conservata presso la chiesa del monastero di Camaldoli raffigurante la Madonna con il bambino e i santi Girolamo e Giovanni Battista. Vasari riceve la prima commissione dai camaldolesi, grazie al canonico aretino Giovanni Pollastra nel 1537, all’età di 26 anni.
Nell’Autobiografia Vasari ricorda che i monaci rimasero stupiti per la sua giovane età e ritenendolo inesperto, gli chiesero di fare un disegno preparatorio che il pittore eseguì in una sola notte facendosi così apprezzare dai monaci camaldolesi. Scrive Vasari :”Dicendomi essi che vi volevano la Nostra Donna col Figlio in collo, san Giovanni Batista e San jeronimo, i quali ambidue furono eremiti ed abitarono i boschi e le selve …”. La tavola fu portata a termine in soli due mesi. Lo schema compositivo e il modello adottato sono quelli rinascimentali a struttura piramidale e l’atmosfera è chiara e luminosa.
La tavola è caratterizzata da un vivace cromatismo e dalla posa serpentinata del gruppo della Madonna e Bambino, peculiare della Maniera e tipicamente michelangiolesca. Nella conduzione del dipinto, vasari mostra influenze dell’ambiente artistico fiorentino e in particolare dello stile di Andrea del Sarto. San Girolamo è ben riconoscibile per il leone accovacciato ai suoi piedi.