La Visitazione della Beata Vergine Maria è una festa liturgica che si celebra il 31 maggio. La festa ricorda la visita che la Vergine fece alla sua parente Elisabetta, qualche tempo dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù e dopo che le era stato annunciato che Elisabetta aveva concepito un figlio nonostante la sua sterilità ed avanzata età: Giovanni Battista precursore di Cristo. L’episodio è narrato solo nel Vangelo secondo Luca (1, 39-45). Celebrata dai frati minori fin dal 1263, sotto papa Urbano IV, l’istituzione di tale festa è dovuta all’ Ordine Francescano; in realtà l’origine della festa risalirebbe a Bisanzio quando il 2 luglio si celebrava la deposizione nella Blachernes (Basilica) della santa veste della Theotokos (Letteralmente significa Genitrice di Dio o Madre di Dio). I francescani adottarono questa celebrazione mariana facendone la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, la festa venne fissata al 31 maggio, a conclusione del mese dedicato a Maria. Secondo il testo del Vangelo di Luca, quando Maria salutò Elisabetta, il bambino che quest’ultima portava nel ventre, si mosse ed Elisabetta allora disse: “Benedetta sei tu tra le donne e benedetto è il frutto del ventre tuo”, parole che si ritrovano nella preghiera dell’Ave Maria; la Vergine rispose con il canto del Magnificat. L’episodio rappresenta il primo riconoscimento di Cristo: attraverso il movimento di Giovanni, Elisabetta fu la prima a sapere che il figlio di Maria era il Salvatore. Il tema è raffigurato nell’arte sia autonomamente sia nei cicli pittorici che raffigurano la vita della Vergine. L’incontro tra le due donne che condividono l’esperienza di una gravidanza miracolosa, simboleggia anche l’incontro tra l’Antico e il Nuovo Testamento. L’iconografia dell’incontro varia e le due figure femminili possono essere raffigurate mentre si salutano, si abbracciano (aspasmòs), si onorano con un inchino formale oppure sant’Elisabetta può inginocchiarsi davanti a Maria (proskynesis): vari sono gli schemata utilizzati dagli artisti nel corso dei secoli. In Casentino l’episodio si trova raffigurato nel secondo scomparto di predella, a partire dalla sinistra, della pala in terracotta invetriata, conservata nella chiesa della S.S. Annunziata dell’ex convento delle agostiniane, attualmente delle camaldolesi, di Poppi. La pala che raffigura una Natività è posizionata sopra l’altare laterale di sinistra, è attribuita a Benedetto Buglioni (Fi- 1459/60 -1521) il quale come afferma Vasari: “da una donna che uscì di casa Andrea della Robbia, ebbe il segreto degl’invetriati di terra: onde fece di quella maniera molte opere in Fiorenza e fuori …”. Benedetto o Betto, denominato in seguito Buglioni (si tratta di un soprannome che emerge per la prima volta in un documento del settembre 1488, relativo ai lavori per il Duomo di Perugia e che è sinonimo di brodo o salsa allungata) era uno scultore, primogenito di nove figli di Giovanni di Bernardo d’Antonio e di Monna Caterina. Nelle sue opere, frequenti sono le derivazioni da Antonio Gamberelli detto Rossellino (Settignano 1427 – Firenze 1479) di cui probabilmente fu allievo. Anche nella pala di Poppi che qui presentiamo, databile tra il 1510/20, la forma della capanna e il semicerchio del coro degli angeli, risultano palesi citazioni dall’opera marmorea che Rossellino realizzò per la Cappella Piccolomini nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi o di Monteoliveto di Napoli. Una caratteristica che distingue le opere del Buglioni è la policromia naturalistica che spesso risparmia l’invetriatura negli incarnati, dipinti ad olio, tecnica riscontrabile anche nell’opera in esame. L’episodio della Visitazione è inserito nel ciclo di scene relative alla vita di Maria, separate l’una dall’altra da lesene con decorazione a candelabre bianche su fondo azzurro. L’artista raffigura l’incontro di Maria ed Elisabetta all’aperto: le due donne sono in piedi su un prato verdissimo e proiettate contro un cielo luminoso; isolate tra cielo e terra, si stringono in un emozionante abbraccio che esprime una forte sensazione di elevato misticismo. Evidente risulta la capacità interpretativa dell’artista, che sa esprimere l’incontro delle due figure femminili che si fronteggiano in assoluta parità, mostrando reciproca umana comprensione. Pur in un piccolo riquadro di predella, nel quale ci sono anche delle parti mancanti, lo scultore Benedetto Buglioni, è riuscito, con una semplicità straordinaria e con effetti quasi di astrattismo, a rendere l’intensità di un abbraccio che emana affetto e speranza per tutta l’umanità.