L’Assunzione di Maria al cielo, sebbene definita in termini dogmatici solo nel 1950, è un culto che si è sviluppato a partire almeno dal V secolo d.C., diffondendosi e radicandosi nella devozione popolare, secondo la quale la madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, fu assunta in cielo in anima e corpo. Nel calendario cattolico la festa cade il 15 di agosto. Le notizie relative all’evento sono tratte dai testi apocrifi del Transitus Beatae Virginis di San Giovanni apostolo o di Giuseppe d’Arimatea in cui si narra di un angelo che annuncia la morte alla Vergine, del sorriso al momento del trapasso, del trasporto del corpo fino a Cristo. A fornire dettagli iconografici agli artisti ci sono, dopo il V secolo, i testi patristici di S. Efrem, Timoteo di Gerusalemme ed Epifanio e, nel Medioevo, la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Lo schema raffigurativo dell’Assunzione è desunto dall’Ascensione di Cristo. Tra l’VIII e il IX secolo, Maria a figura intera, appare in un tondo, mentre è trasportata in cielo dagli angeli; in seguito l’Assunzione si arricchisce delle raffigurazioni della tomba vuota, colma di fiori, o di Maria che dona la sua cintola ad un incredulo San Tommaso o si completa con l’Incoronazione della Vergine da parte di Dio Padre. Tre giorni dopo la morte, Maria, in corpo e anima fu condotta in cielo dagli angeli mentre tre giorni prima della morte un angelo portò da località diverse e in maniera prodigiosa, tutti gli apostoli presso di lei, escluso San Tommaso che giunto in ritardo, dopo che l’assunzione era avvenuta, ricevette dalla Vergine la cintola come prova concreta dell’accaduto. Gli apostoli assistettero la Vergine fino al suo trapasso e l’iconografia li raffigura smarriti e stupiti attorno alla tomba vuota dopo la sua ascensione al cielo proprio come nella pala del coro della chiesa di Santa Maria del Sasso a Bibbiena. Una grande pala centinata, di Fra’ Paolino da Pistoia, pittore diligens et peritus, che celebra questo miracoloso evento dal 1533, anno nel quale, proprio per la festa dell’Assunta, venne posta sulla parete dove si è conservata fino ai nostri giorni. Il dipinto, di pregevole fattura, potrebbe essere stato realizzato da Fra’ Paolino forse con l’utilizzo di un cartone del suo maestro Fra’ Bartolomeo di cui eredita la bottega nel 1517. Fra’ Paolino, dopo la morte del maestro, potè disporre di tutto il materiale di bottega quindi anche dei cartoni e dei disegni del maestro che utilizzerà per tutta la vita reinterpretandoli con gusto personale. Fra’ Paolino da Pistoia (Pistoia 1488 – 1547) al secolo Paolo di Bernardino del Signoraccio, si formò nella bottega del padre, Bernardino del Signoraccio, pittore che risente dello stile del Perugino che trasmette al figlio. Nel 1503 Paolo entra nel convento di San Domenico a Pistoia, dove riceve una formazione d’impostazione ideologica molto vicina alle idee di Savonarola. Nel 1509 Fra’ Paolino si trasferisce a Firenze ed entra nella bottega di San Marco, allora diretta da Fra’ Bartolomeo e qui apprende quella pittura di stile classicheggiante che caratterizzerà la sua produzione artistica. La grande pala del coro di Santa Maria del Sasso è completata da una preziosa cornice a fondo scuro con decori in oro e un’iscrizione alla base: ASSUMPTA EST MARIA IN COELUM: GAUDENT ANGELI. La Vergine seduta sulle nuvole è circondata da sette angioletti, quattro dei quali suonano uno strumento musicale: tamburello, violino, viola e triangolo. Se il particolare degli strumenti musicali così attentamente descritti, si rivela essere un documento importante per la storia della musica, non meno significativo appare lo skyline della cittadina di Bibbiena sulle colline; sono infatti facilmente riconoscibili alcune strutture architettoniche identitarie del luogo. La tavola presenta in alto gli stemmi della famiglia Cambini di Firenze che commissionò l’opera dopo aver abbandonato Firenze a seguito delle persecuzioni cui fu sottoposta per essersi dimostrata filosavonaroliana; la stessa famiglia sostenne le spese per la costruzione del coro. Le istanze savonaroliane condivise dai committenti e il pittore si traducono in un’esecuzione artistica semplificata e tesa a privilegiare l’aspetto didattico e narrativo anteponendo alla ricerca di bellezza e raffinatezza della composizione e nella stesura dei colori, uno schematismo delle figure e un’astrazione capaci di sottolinearne la funzione devozionale. Della grande pala centinata esistono disegni preparatori nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e nel Fitzwilliam Museum di Cambridge. Un altro tesoro del nostro Casentino.