Il 13 giugno, nella ricorrenza della morte, avvenuta nel 1231, si celebra Antonio da Padova, uno dei santi più amati, noto come Sant’Antonio dei miracoli, protettore dei poveri e degli oppressi, ma anche degli orfani, dei bambini, delle mamme e delle famiglie. Antonio, al secolo Fernando Martins de Bulhões, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona, è stato un religioso e presbitero appartenente all’Ordine francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 a Spoleto, a soli undici mesi di distanza dalla morte e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1946. Nel 1256 fu proclamato patrono e protettore di Padova. La devozione al santo, conteso tra Lisbona e Padova, è particolarmente sentita anche nel capoluogo partenopeo in virtù del fatto che per 15 anni, dal 1799 al 1814, Sant’Antonio è stato il patrono della città, sostituendo per quei tre lustri, l’amatissimo San Gennaro. Il santo nacque a Lisbona nel 1195, da una famiglia nobile nel quartiere Alfama, dove oggi sorge una chiesa a lui intitolata. Giovanissimo divenne sacerdote, prima seguendo la regola di Sant’Agostino e poi quella di San Francesco che conobbe personalmente. Sant’Antonio giunse in Italia dopo il naufragio dell’imbarcazione che doveva riportarlo in patria dal Marocco ma che a causa di un naufragio approdò a Messina. La sua presenza è successivamente documentata in molte città e paesi del centro e nord Italia: Roma, Spoleto, Assisi, La Verna, Forlì, Ferrara. A Padova sosterà in varie riprese dal 1229; in questa città, riappacifica fazioni contrapposte, predica contro gli usurai e i soprusi dei potenti, difende i più deboli e poveri, intercede per la liberazione dei prigionieri, conduce a conversione i peccatori. Morì ad Arcella il 13 giugno del 1231 a 36 anni mentre era in viaggio da Camposanpiero, dove aveva avuto la visione di Gesù Bambino, verso Padova. il celeberrimo episodio dell’Apparizione del Bambino a Sant’Antonio, che secondo la tradizione sarebbe avvenuto presso il Conte Tiso, è narrato dal Liber miraculorum (post 1367). In Casentino, nell’Oratorio della Visitazione di Strada, si conserva una tela firmata Giovanni Francesco Guerrieri detto Guerrieri da Fossombrone (Fossombrone 1589 -Pesaro 1657) e datata 1650 che ritrae l’Apparizione della Vergine con Bambino al santo o Visione di Sant’Antonio, episodio che costituisce il fulcro dell’iconografia relativa al santo. Sebbene nel racconto del Liber miraculorum la Vergine non venga menzionata, in quest’opera pittorica, così come in molte altre raffiguranti il medesimo soggetto, è la stessa Maria, attorniata da angeli e nuvole, a consegnare Gesù Bambino tra le braccia di Antonio. La presenza della Madonna nella visione del santo predicatore portoghese, richiama alla memoria un soggetto piuttosto diffuso nell’iconografia francescana dalla fine del XVI secolo, quello dell’Apparizione della Vergine a San Francesco che, secondo il parere di diversi studiosi, sebbene sia un tema indipendente, avrebbe dato luogo in certi casi a una contaminazione con il modello iconografico antoniano. Sant’Antonio ritratto con sembianze di giovane fraticello, viene raffigurato inginocchiato mentre viene accarezzato dal Bambino Gesù e dalla Vergine sospesa tra le nubi. Il vigore e il contrasto luministico, sottolineano l’apparizione e la visione che è permeata di grazia e dolcezza e rimane nell’ambito di un eloquio semplice e concreto. Anche in quest’opera il pittore mostra il gusto per i dettagli come nelle pagine finemente vergate del libro aperto sul quale poggia il piccolo Gesù, il cordone del saio di sant’Antonio o la veste della Vergine nonché il panno bianco con il quale la Madonna copre il Bambino decorato da finissime frange; questa commistione di verità naturalistiche e idealismi di maniera è una delle caratteristiche stilistiche che contraddistinguono la produzione pittorica del Guerrieri, pittore capace, con pochi tratti, di penetrare nell’animo dei personaggi. Pittura di alto equilibrio compositivo, l’opera di accentuato purismo, ostenta nobiltà di forme e luminismo accentuato che sottolineano l’eccezionalità dell’evento, quale visione per il santo ed epifania per la Vergine. La conduzione pittorica sembra sublimare il senso di cordialità e naturalezza della scena raffigurata che si distingue per la grande raffinatezza, per l’atmosfera eterea evidenziata soprattutto dalla profusione di nuvole dalle quali emergono volti di cherubini e che si dipanano ai lati, quasi a formare una cornice, valorizzando il senso dell’apparizione mistica. Guerrieri è figura di spicco della pittura seicentesca marchigiana, il suo stile viene sovente paragonato, anche se con toni più tenui, a quello di Caravaggio, di cui subì l’influenza in gioventù, durante il periodo formativo trascorso a Roma dal 1610. Molta parte della produzione di Guerrieri da Fossombrone si trova in collezioni e chiese del territorio pesarese e urbinate, la presenza di una sua opera presso Castel San Niccolò andrebbe indagata a partire dalla committenza ancora ignota.