L’Immacolata Concezione è un dogma, proclamato da papa Pip IX l’8 dicembre 1854 con la Bolla Ineffabilis Deus che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. La Festa era stata approvata nel 1476 da papa Sisto IV e poi stabilita per tutta la Chiesa da Clemente XI nel 1708. Il concetto dell’Immacolata ha conosciuto un percorso di secoli, nei quali s’intrecciano furiose dispute teologiche tra francescani con Duns Scoto e domenicani con Tommaso d’Aquino (i primi convinti immacolisti contrariamente ai domenicani che ne negavano la legittimità). La travagliata evoluzione del culto determinò variazioni iconografiche cui si assommarono le difficoltà dovute al fatto di tradurre in senso figurato un concetto astratto e complesso. In un primo momento infatti il concepimento di Maria venne raffigurato simbolicamente attraverso il casto bacio tra Gioacchino ed Anna alla Porta Aurea di Gerusalemme. Nel XV secolo si fece spazio la rappresentazione di sant’Anna con la Vergine Maria e il Bambino, che talora assumeva una caratteristica iconografia: sant’Anna portava in grembo Maria Santissima, che a sua volta portava in grembo Gesù. Il tema si diffuse anche in forma di Disputa (Maria era raffigurata davanti a Dio e ai Dottori della Chiesa) visto il concetto teologico complesso. Più tardi si passò ad una sorta di concezione celeste: prima di essere concepita nel grembo di sant’Anna, l’Immacolata era stata pensata nella mente di Dio, che l’aveva predestinata ad essere la Madre di Gesù; il concepimento immacolato di Maria non era pertanto più visto come realtà storica, ma piuttosto nel suo valore teologico ed eterno. Così Maria Santissima veniva sottratta alla terra, posta tra le dimore celesti, spesso al cospetto degli angeli festanti e sospesa su una nuvola; l’incoronazione da parte di figure angeliche, simboleggiava questo concetto. Una delle fonti scritturali cui veniva fatto riferimento per tradurre in immagini l’Immacolata, fu quella veterotestamentaria del Cantico dei Cantici (cf Ct 4,7) da dove si poteva trarre ispirazione per la perfetta bellezza spirituale della Vergine: la Tota Pulchra. Soprattutto dopo la Riforma cattolica vennero mutuati anche elementi dall’Apocalisse (12,1): «la donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». A testimonianza della complessità dei riferimenti scritturali, ricordiamo che sempre nel XVI secolo si realizzò che se la Madonna era esente dal peccato originale, allora poteva essere rappresentata in opposizione a coloro che il peccato originale lo avevano commesso, i progenitori Adamo ed Eva: la Vergine diveniva così, secondo l’espressione già usata dai Padri, la nuova Eva. Nell’Oratorio della Visitazione di Castel San Niccolò, sopra l’altare laterale di sinistra, si conserva una tela attribuita a Santi di Tito (Borgo Sansepolcro – Firenze, 1603) una delle personalità più influenti della pittura fiorentina della seconda metà del Cinquecento. Il pittore elaborò una riforma antimanierista, con una semplificazione dello stile, un recupero della purezza compositiva e della sobrietà di primo Cinquecento fiorentino, unito ad un’intensa e devota religiosità, uno stile che ben si adattava ai dettami tridentini. Santi di Tito mantenne questa sua forma di “purismo” fino alle opere più tarde. Anche nel dipinto casentinese l’artista mostra una prosa pittorica e una sintassi piana che chiudeva con l’ultima stagione dei manieristi, per aprire ad un nuovo linguaggio artistico capace di semplificare gli schemi precedenti in nome di una maggiore naturalezza, chiarezza e comprensibilità. Databile agli anni ottanta del secolo XVI, la tela dell’Oratorio della Visitazione, rinnova, semplificandoli, gli schemi della pittura della maniera, proponendo il tema mariano con uno schema compositivo piramidale che permette una netta divisione tra sfera celeste e terrena. Alla donna idealizzata, la tota pulcra del Cantico dei Cantici fa riferimento la figura della Vergine su nubi, alla rosa mistica alludono i colori delle sue vesti e di quelle degli angeli; la mezzaluna e il serpente rimandano invece al citato passo dell’Apocalisse. La presenza di San Francesco, la cui devozione era molto diffusa nella vallata, grazie alla presenza del santuario della Verna, trova un’ altra significativa giustificazione nel fatto che proprio ai francescani era dovuta sia la diffusione del culto dell’Immacolata sia l’elezione della stessa a Regina Ordinis Minorum.
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